Alberto Ambreck: La voce di un collega

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Mi chiamo Alberto Ambreck e sono titolare di farmacia a Milano dal 1955.

Sono un uomo della prima Repubblica e ricordo quindi con grande rispetto alcuni ministri della
Sanità coi quali ho anche collaborato, da Aldo Aniasi a Vittorino Colombo a Carlo Donat Cattin.
Politici per i quali la Sanità era in funzione del cittadino e non del potere, non del partito.

In quei tempi, di fatto, esisteva un tavolo di concertazione per i problemi del farmaco con il logico coinvolgimento di amministratori pubblici, industrie farmaceutiche, medici , farmacisti e sindacati in funzione, ripeto, della tutela della salute degli italiani.

In quel periodo, ad esempio, con la partecipazione di tutti, si attuò il progetto proposto dai farmacisti, che avrebbe permesso il controllo in tempo reale delle prescrizioni e quindi della spesa farmaceutica: sto evidentemente parlando dell’adozione sulle confezioni dei farmaci del bollino a lettura ottica e susseguenti protocolli operativi

Nazioni civili con governi altrettanto civili e coerenti come Francia Spagna e Germania, da anni
hanno formalizzato queste strutture di consultazione per cui tutte le decisioni assunte sono sempre state nel rispetto ed in funzione dei diritti di tutte le parti interessate a cominciare dai cittadini

Ma torniamo a noi, oggi, o meglio ieri.
Poiché la spesa farmaceutica continuava ad aumentare, soprattutto in funzione del prolungamento della vita e degli straordinari risultati della ricerca delle industrie farmaceutiche, il passato governo di centro-destra per far fronte a questo aumento di spesa senza copertura, punisce i cittadini promulgando la legge 405/02 che consente ad ospedali ad ASL di acquistare e distribuire direttamente ai pazienti i farmaci, bypassando le farmacie.

Naturalmente non il venerdì pomeriggio, il sabato e la domenica, giorni di meritato riposo.
Naturalmente i costi di questo tipo di distribuzione non vengono evidenziati poiché inesistenti
Naturalmente iperstoccaggi e conseguenti farmaci scaduti ed inutilizzati trovati in ospedali, ASL, ecc. non costituiscono fatto degni di nota.

Morale il contenimento della spesa farmaceutica non c’è stato, anzi ha continuato ad aumentare, in compenso l’accesso al farmaco, attenzione farmaco essenziale, per i cittadini è sensibilmente
peggiorato.
Forse sarebbe stato più logico raggiungere un accordo con Farmindustria, farmacisti e medici per una corretta razionalizzazione della spesa farmaceutica.

Poco tempo dopo, sempre il governo di centro-destra (Storace), non riuscendo a contenere la spesa farmaceutica pubblica, ritenne opportuno per rifarsi un’immagine in funzione del contenimento dei costi, obbligare di fatto i farmacisti ad uno sconto fino al 20% sui farmaci da banco e SOP: la solita domanda, non sarebbe stato più logico concordare con Farmindustria e farmacisti una riduzione dei prezzi per cui l’aspirina ad esempio, avrebbe avuto lo stesso prezzo al pubblico a Bari come a Torino?

Quando, Laureato in farmacia, ho investito nell’azienda farmacia e ripeto azienda, supporto insostituibile della professione e quindi del servizio farmaceutico, le regole dettate dallo Stato italiano prevedevano

a) prezzo uguale dei farmaci su tutto il territorio nazionale,
b) dispensazione del farmaco consentito solo al binomio Farmacista-Farmacia.

Erano regole che, per ammissione di Lancet ed altri qualificati organismi europei, avevano portato il servizio farmaceutico italiano ai vertici mondiali.

Evidentemente, una delle regole fondamentali di una convivenza civile, riassunta dal motto “pacta sunt servanda” non costituisce principio fondamentale per gli attuali governi che il cittadino farmacista finanzia con gli utili di oltre sei mesi di lavoro.

Eccoci all’oggi.

Dulcis in fundo, il governo di centro-sinistra, il decreto Bersani, e, per quanto attiene a SOP e OTC, la pseudo liberalizzazione: ho detto pseudo liberalizzazione perché se il cittadino qualcosa ha risparmiato (ma lo stesso risparmio si poteva ottenere con la diminuzione generalizzata dei prezzi), lo Stato sicuramente ci perderà: in tutte le nazioni ove i farmaci da banco sono fuori dal canale farmacia i ricoveri per malattia iatrogene sono cinque volte quelli registrati attualmente in Italia.

La consecutio temporum, naturalmente, ci porta alla strana lobby trasversale costituita da GdO che per quanto riportato dalla stampa è grande elettore della destra, e delle Coop che sempre per quanto riportato dalla stampa, è grande elettore oltrechè finanziatore (Fiorani) dei Ds e della sinistra.
Non ritengo che per Coop e GdO l’interesse primario sia la salute del cittadino; per il farmacista sì poiché è nella salute del cittadino la realizzazione della professione e della farmacia.

Non ho ancora capito la diplopia di tanti politici che in farmacia come utenti, condividono il pensiero dell’86% degli italiani che ritengono il binomio farmacia-farmacista insostituibile per la società italiana ed invece, allorché seduti sui banchi di Parlamento, Senato ecc, sostengono tesi diametralmente opposte.

Però sono felice, con SOP e OTC nei supermercati, noi titolari di farmacia, abbiamo pesantemente concorso al risanamento dell’economia italiana.

Concludo.

Ho sempre parlato di farmacisti e non ho mai nominato Federfarma, poiché come organizzazione sindacale, è stata sicuramente connivente, o meglio maggior responsabile dei numerosi episodi di degrado e devastazione del servizio farmaceutico.

Non ha saputo, ad esempio, far capire ai nostri reggitori che gli interessi di salute dei cittadini sono speculari a quelli dei farmacisti: comprimere e stressare la farmacia comporta la compressione del servizio farmaceutico con le logiche conseguenze.

Peraltro nulla ci si poteva attendere da personaggi che non trascorrendo da anni la propria vita professionale dietro al banco della Farmacia, di fatto, sono talmente estranei dalla professione da non comprendere che la maggioranza dei farmacisti, che in Farmacia sono a contatto con la gente e e conoscono i bisogni della gente, non sono più dalla loro parte.

Talmente incapaci ad individuare e proporre linee guida di difesa civile della categoria e talmente avulsi da una coerenza di civiltà da dimenticare l’istituto delle dimissioni

Non sappiamo se definirli lupi belanti o agnelli feroci.

I politici ruotano, i governi pure ed i farmacisti con le loro 150.000 preferenze collaboreranno, ma il binomio farmacisti-farmacia resisterà perché così vogliono gli italiani ed io, a Dio piacendo, continuerò a fare il farmacista in farmacia perché credo nella mia professione: dal medico si va con un minimo di apprensione per una possibile diagnosi non sempre favorevole, dal farmacista vai sempre con la speranza di guarire, speranza e professione che sempre abbiamo dato con grande lealtà e con grande realismo agli italiani.

Il Ministro Turco concludeva il recente convegno di Montecatini con un’affermazione particolarmente significativa “……… il nostro sistema farmaceutico ha un’insostituibile funzione di coesione sociale”, speriamo lo ricordi e lo riaffermi all’atto della stesura della Convenzione ; nel lontano 1970 i farmacisti italiani riuniti sempre a Montecatini risposero all’inqualificabile provocazione dell’allora Ministro Mariotti “ nazionalizzeremo le farmacie” raccogliendo e consegnandogli le chiavi delle farmacie stesse. Eravamo 2000.

Dr. Alberto Ambreck

4 COMMENTS

  1. Con tutto il rispetto che riesco a farmi uscire da dentro…..ma non ci riesco proprio a leggere queste cose.
    Il dottore qui per me e per tanti e’ un ”mito”, ma:
    1) Tutti noi seguiamo lo stesso corso di studi in farmacia ed all’uscita dall’universita’ con il pezzo di carta tra le mani abbiamo tutti imparato che il binomio e’ FARMACO-FARMACISTA.
    L’altro binomio farmaco-farmacia il laureato,che non e’ figlio di titolare, lo impara quando va a fare il suo primo colloquio di lavoro e se permettete non ha davvero alcun significato se non quello di conservare uno status!
    CITAZIONE:<>…..ma quando mai!La dispensazione del farmaco non puo’ essere consentita ad un ”binomio”….e per giunta che non ha alcun fondamento giuridico.
    2)CITAZIONE: <>
    Mah… non so precisamente a quali stati in particolare si riferisca, ma qui in Italia a dispensare qualsiasi farmaco anche fuori farmacia c’è un…FARMACISTA!!!. La cui presenza e’ obbligatoria per dare ogni chiarimento e consiglio possibile al paziente che compra il farmaco ovunque e’ consentito comprarlo. Non mi risulta lo stesso in alcun altro paese, dove invece gli OTC sono al massimo supervisionati da un addetto non necessariamente farmacista al reparto. Piu’ frequentemente il compratore e’ assolutamente libero di comprare e pagare e andare via. In Italia dove invece il controllo c’è, non si e’ verificato alcun aumento di ricoveri per malattie iatrogene associabili alla vendita di OTC/SOP fuori canale…(e’ dal 2006 che le stamo a vende).
    3)Premesso che personalmente non ho un corner della GDO all’interno della mia parafarmacia, ma c’è quest’altra CITAZIONE:<>…
    Sara’ per questo che ci hanno messo un farmacista alla dispensazione?
    4)CITAZIONE:<> A dotto’ (mi piace il dialetto dei cugini romani), ma gli italiani non lo sanno nemmeno cos’è il binomio farmacisti-farmacia! Non riconoscono nemmeno il farmacista, quando gli si presenta davanti un camice blu a dispensargli le medicine…figuriamoci. Al limite mostrano gradimento per la farmacia..
    5)<>
    Meno male che non e’ piu’ ministro…i danni che ha provocato li stiamo subendo dal 2006 e le fratture poi…altro che coesione sociale.
    Devo dire che ci sono punti della lettera che invece condivido, ma preferisco non commentare per non mischiare la farmacia ”di vecchio diritto” col farmacista di ”nuovo diritto”.

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