Si riparte…ma con quali prospettive?

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Dopo la grossa sbornia degli studi di settore con i nuovi indici di “normalità economica” e la pausa delle ferie estive, è ormai pienamente ripresa ll’attività lavorativa .

Ma la riapertura si presenta piena di incognite e problemi da affrontare e risolvere.

Innanzitutto, rimane appesa la spada di Damocle dell’approvazione avvenuta alla Camera della liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C. Nonostante gli impegni del Ministro della Sanità di correggere la norma in sede di discussione al Senato, sono ben evidenti le pressioni e le manovre della grande distribuzione e della stessa industria farmaceutica per assestare il colpo definitivo all’attuale sistema di dispensazione del farmaco. Senza dimenticare che in caso di difficoltà, stante la risicata maggioranza nel Senato del Governo, quest’ultimo potrebbe apporre il voto di fiducia, facendo così confermare in blocco la legge nel testo approvato dalla Camera senza poter correggere l’emendamento liberalizzatore.

Che la guerra sia ancora in pieno svolgimento è dimostrato anche dalla recentissima delibera della Giunta della Regione Campania che ha previsto la distribuzione di alimenti per pazienti affetti da celiachia anche attraverso punti vendita di prodotti alimentari………(clicca su continua per leggere il resto dell’articolo)
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Al secondo posto, ma forse ancora più pressante del primo nelle preoccupazioni del titolare, rimane il problema dei pagamenti da parte del Servizio Sanitario Nazionale.

In Campania (ma anche in altre Regioni il problema comincia a porsi) ormai la situazione finanziaria delle farmacie è giunta a livelli difficilmente sostenibili. Dopo la piccola boccata di ossigeno di primavera con il factoring degli arretrati 2005, le farmacie stanno riscontrando l’ennesimo ritardo anche nei pagamenti del 2007, mentre il factoring delle mensilità arretrate 2006, che sembrava imminente, si è insabbiato nelle spiagge estive e non sembra voler riemergere.

La conseguenza è che la quasi totalità dei titolari ha raggiunto il tetto del numero di notule anticipabili dagli istituti finanziari e non è più in grado di pagare i propri acquisti di farmaci. Oltretutto in un periodo di rilevante aumento del costo del denaro, per cui gli interessi passivi stanno di nuovo incidendo in modo rilevante sui bilanci delle farmacie assorbendo in maniera evidente l’utile del titolare.

Nel contempo la nuova procedura imposta agli enti pubblici di sospendere i pagamenti in presenza di tributi non pagati, rallenterà ancora ulteriormente la già burocratica trafila dei mandati di pagamento.

Né saranno da sottovalutare le nuove norme in materia di sicurezza sul lavoro che sono state notevolmente rafforzate dalla legge emanata il 3 agosto.

Venendo all’aspetto tributario non si potrà non affrontare le problematiche introdotte nel 2007 dagli studi di settore che con i nuovi indici di normalità, impongono un controllo fiscale una pianificazione della stessa gestione aziendale della farmacia da eseguire mese per mese senza aspettare il bilancio di fine anno.

Dopo l’aggravio dello scontrino “parlante” ci si dovrà poi preparare alla trasmissione telematica all’Agenzia delle Entrate dell’importo giornaliero degli incassi della farmacia.

Per non dimenticate che il rispolverato strumento del redditometro richiederà un’attenta gestione anche delle spese e degli investimenti personali e familiari.

Dall’altro lato, per chiudere con un aspetto positivo, il nuovo codice dei medicinali in corso di approvazione comporterà nuove prospettive e possibilità per il titolare di farmacia che dovrà però essere pronto a recepire le nuove norme ed ad organizzarsi, anche con la collaborazione con gli altri titolari.

Perché ormai è ben chiaro a tutti che l’avversario non è il titolare della farmacia confinante ma è all’esterno della categoria che si deve pertanto compattare per affrontarlo.

Questi, e quelli che via via emergeranno sono gli argomenti che andremo ad esaminare nei prossimi numeri del nostro notiziario che avrà cadenza settimanale.

Inoltre per consentire una comunicazione più immediata, ma anche per ricevere commenti ed impulsi dai nostri lettori, abbiamo attivato un blog (che, per i non esperti di informatica, è un luogo di discussione tra utenti interessati ad un argomento comune) raggiungibile all’indirizzo www.quellichelafarmacia.it.

Sullo stesso pubblicheremo giornalmente le notizie importanti per il titolare di farmacia, i documenti utili per l’aggiornamento e la gestione della farmacia ed il nostro punto di vista, aspettando di ricevere anche quello dei nostri lettori e sperando che la nostra iniziativa possa costituire un piccolo contributo al compattamento della categoria, ormai indispensabile per affrontare le sfide in corso.

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1 COMMENT

  1. Inchiesta prezzi farmaci da banco in 10 città. Differenze sino al 70% per un farmaco. Buone possibilità di risparmio, ma scarsa trasparenza
    06-10-2010

    In un settore la liberalizzazione ha funzionato: è il mercato dei farmaci da banco, dove se si sceglie il punto vendita più conveniente, come nei corner degli ipermercati, il prezzo scende anche del 18%. I prezzi sono in frenata: dall’anno della liberalizzazione, cinque anni fa, l’aumento è stato al massimo del 3,4%, mentre tra il 2000 e 2005 l’incremento era stato del 19%.

    Se si fa giocare la concorrenza, visitando diverse farmacie, il prezzo medio di uno stesso farmaco può variare del 57%; nelle parafarmacie del 37% e nei corner della grande distribuzione del 33%. Bisogna fare di più: Altroconsumo propone che anche i farmaci in fascia C con ricetta, in presenza del farmacista, siano venduti fuori dalle farmacie. Tendenza opposta rispetto all’orientamento del Governo che sta discutendo proposte di legge che ingessano il mercato.

    Il quadro descritto emerge dall’indagine condotta da Altroconsumo in dieci città italiane (Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Verona). Confrontati i prezzi di 68 farmaci senza obbligo di ricetta rilevati in 144 punti vendita tra farmacie (111), parafarmacie (17) e ipermercati (16).

    La liberalizzazione del settore, partita nel 2006, e l’allargamento dei canali di vendita ha stimolato la concorrenza tra il punto vendita tradizionale, la farmacia, e i nuovi entrati nel gioco, parafarmacie e iper, ampliando la forbice di prezzo che arriva a registrare differenze di +70%, per uno stesso farmaco. A fronte delle possibilità di risparmio permane ancora una certa opacità nel presentare il prezzo finale del prodotto al consumatore. Dal gennaio 2008 sono stati aboliti i prezzi massimi di riferimento sui farmaci senza ricetta, lasciando libertà al farmacista di stabilirne l’entità. Dovrebbe fare bella mostra di sé un listino prezzi, obbligatorio per legge dal 2008, purtroppo spesso inesistente: solo nel 42% dei punti vendita visitati esiste un elenco dei prezzi dei farmaci aggiornato al 2010, e solo nel 28% il consumatore ha la possibilità di consultarlo. Piena trasparenza ancora lontana, insomma.

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