I paradossi della Asl, Tredici impiegati della Contabilità e degli Affari Legali si sono spartiti 160mila euro come “premio” per aver convinto i creditori a rinunciare a riscuotere due milioni di euro di interessi. Interessi maturati per colpa dell’azienda sanitaria che per anni non ha pagato l’acquisto di forniture e medicinali. La contraddizione dello strano progetto di economia: ci sono i soldi per incentivare i dipendenti a fare il loro lavoro, ma non quelli per l’assistenza ai disabili e l’acquisto delle scorte di magazzino. Il tutto è avvenuto nel silenzio-assenso dei sindacati.
Termoli. La contraddizione è talmente stridente da lasciare a bocca aperta. Da un lato un’occhiata alla farmacia e ai magazzini dell’ospedale San Timoteo in contrada Macchiuzzo basta a restituire l’idea: scaffali desolatamente vuoti, niente scatole di medicine, bende, garze e disinfettanti esauriti, anziani malati costretti a “farsi raccomandare” da qualche conoscenza interna all’ospedale per avere un pacco di pannoloni. Gli articoli da cancelleria sono un ricordo dei bei tempi andati, quando si spendeva e si spandeva allegramente. Un’epoca recente, che è già un ricordo sbiadito: il Piano di Rientro della sanità impone risparmi all’osso, e quindi mamma Asl, la cui generosità fino a poco tempo fa si confondeva spesso e volentieri con lo spreco più ingiustificato, ha chiuso i cordoni della borsa e non vuole saperne di riallentarli. Nelle strutture ospedaliere, negli ambulatori e nei magazzini, manca tutto, compresi i cosiddetti “beni di prima necessità”. Il malumore e la rabbia dell’utenza raggiungono decibel insopportabili per qualsiasi buon padre di famiglia, e non sono rare infatti le denunce di medici e personale infermieristico che, chiedendo di restare anonimi «per non passare i guai con l’azienda», ammettono come la sanità molisana stia attraversando una delle sue fasi più nere: «Non c’è niente, non sappiamo più come fare per curare i pazienti».
Dall’altro lato un’occhiata alla delibera n. 179 del 14 ottobre 2008 basta a convincere che questo ventilato risparmio, questa esigenza di economizzare, sia ancora una volta il pretesto per continuare a farsi gli affaracci propri in quel regno di privilegi impuniti che è la ex Asl n. 4 del BassoMolise, oggi Asrem – Zona di Termoli e in un futuro prossimo (dal 1° gennaio 2009) Distretto Sanitario. Detto in sintesi, è successo che quei geni dell’Ufficio Bilancio e Rilevazioni Contabili, affiancati dai dipendenti altrettanto geniali dell’Unità Affari legali della ex Asl di Termoli hanno avuto una idea geniale: risparmiare sui debiti dell’azienda sanitaria. E avendo effettivamente fatto risparmiare all’Azienda la bellezza di 2.355.000,00 euro, hanno pensato bene di riservarsi una piccola percentuale della somma e spartirsela fra di loro.
E così 165mila euro, pari al 7 per cento del risparmio complessivo, hanno infilato la strada (anzi, le tasche) dei solerti dipendenti: a chi 30mila, a chi 10mila, a chi solo 700 euro, il tutto in base a una rigorosa ripartizione matematica e alla legge della proporzione: chi più fa, più guadagna. Per carità, niente di illegale né di oscuro. Il tutto è avvenuto sotto l’occhio vigile e paterno del commissario liquidatore della Asl di Termoli-Larino Giovanni Giorgetta, promotore di un progetto speciale «finalizzato alla incentivazione di maggiori prestazioni del personale coinvolto, da finanziarsi esclusivamente con le economie ottenute, e in proporzione ad esse». Evidentemente, se “opportunamente incentivati”, i dipendenti della contabilità ospedaliera nonché i consulenti legali, sono capaci di compiere miracoli. E’ la storia recente – e i numeri, soprattutto – a dimostrarlo. E poiché questa vicenda spiega emblematicamente che nel settore pubblico per eccellenza (la sanità) le cose funzionano solo dietro incoraggiamenti economici, vale la pena raccontarla un po’ più in dettaglio, partendo dall’inizio.
L’inizio è la Legge regionale del Molise (N. 9 del 2005) sul “Riordino del Servizio sanitario”, che stabilisce come a partire dal 1° gennaio 2006 le aziende sanitarie del Molise siano in liquidazione. Poi, vabbè, i tempi si sono allungati a forza di proroghe. In quell’occasione, comunque, sono stati nominati i rispettivi commissari liquidatori delle varie Asl: per Termoli-Larino è Giovanni Giorgetta, che dopo l’accordo fra Regione e Ministeri per il Piano di Rientro (ottobre 2007) riceve dal presidente della Giunta Michele Iorio 14 milioni e 850mila euro per pagare i creditori. Non solo: nel dicembre del 2007 riceve altri 8 milioni di euro per le “transazioni volte al bonario componimento dei contenziosi e al soddisfo dei creditori in generale”. Insomma, venti milioni per pagare i creditori.
Possibile? Possibilissimo, perché i creditori della Asl di Termoli sono 80 e vantano crediti da brivido: qualcuno deve avere oltre due milioni di euro (la Johnson & Johnson); qualcuno un milione e mezzo (la Roche); qualcuno 500mila (come la Meditec, una delle ditte finite nella rete di Black Hole per via dei presunti scambi di favori con Patrizia De Palma) e qualcuno solo qualche spicciolo. Ma sommati uno all’altro, i debiti ammontano comunque a quasi venti milioni di euro. A farli lievitare sono soprattutto gli interessi, che maturano in base al tempo che trascorre da quando si riceve il servizio a quando lo si paga. Ora, poiché la Asl non paga da anni l’acquisto di farmaci e attrezzature, le ditte della riabilitazione, i farmacisti e gli ortopedici eccetera, ha implicitamente permesso che maturassero interessi da capogiro. Interessi che, se le cose fossero andate come in qualsiasi normale rapporto di lavoro (tu vendi, io pago), non ci sarebbero stati e non ci sarebbe stato bisogno, adesso, di ideare un piano per risparmiare sui crediti. Infatti il famoso e geniale progetto di cui si sono resi protagonisti i 13 dipendenti della Contabilità e degli affari Legali non è altro che questo: convincere i creditori a non riscuotere gli interessi maturati in questi anni, e risolvere i vari contenziosi che si sono accumulati nel frattempo, con richieste di liquidazioni mai esaudite e perfino pignoramenti.
I due dirigenti dei due uffici coinvolti nel progetto di risparmio promosso dal commissario liquidatore Giorgetta sono Antonietta Ludovico (Bilancio e Contabilità) e Giuseppe Iurescia (Affari Legali). I quali scrivono così nella relazione del 7 ottobre 2008: «i sottoscritti dirigenti hanno coordinato le laboriose fasi delle trattative che hanno portato, mediante lo scambio di proposte e accettazioni, alla conclusione di molteplici procedure transattive che hanno prodotto un risparmio (per interessi, spese legali, rivalutazione di capitale ecc) pari ad euro 2.355.079,18 (si sa che alla Asl stanno attenti pure ai centesimi, figuriamoci, ndr); su tale importo relativo a una prima e più consistente ricognizione dei risparmi ottenuti deve essere riconosciuto l’incentivo del 7 per cento in favore del personale partecipante al progetto». Capito? La Asl matura debiti milionari a furia di non pagare i creditori in tempo, e poi “tratta” convincendo gli stessi creditori a rinunciare agli interessi e ai contenziosi. Questo è il grande progetto di risparmio messo in campo nell’ospedale di Termoli, perseguito con solerzia e passione, «al di fuori dell’orario di normale lavoro», da tredici dipendenti che nella relazione figurano semplicemente come “matricole”, e quindi come numeri ai quali sono abbinate le “quote spettanti”, divise sul 7 per cento di incentivo sul risparmio ottenuto che i dipendenti hanno riservato a se stessi.
Traducendo quei numeri in nomi e cognomi (operazione che va fatta per dovere di cronaca) si ottiene la lista completa: Antonietta Ludovica, ragioniera e dirigente della Contabilità della Asl del Basso Molise, ha incassato 30.332 euro d’incentivo; Giovanni Colonnetta, collaboratore amministrativo, 25.058 euro; Marilina Natale 19.123 euro; Giovanna Morelli 10.550 euro; Cristina Ferrazzano, operatore tecnico, 10.550 euro; Antonella Sorella 10.550 euro; Arturo Timperio 10.550 euro; Antonietta Iavicoli 2.637 euro; Domenico Zuppone 1.318 euro; Rosa Macoretta solo 659 euro. I due degli Affari legali che hanno partecipato al progetto sono Giuseppe Iurescia e Giuseppina Flocco, che hanno preso rispettivamente 23mila euro e 9.800 euro.
Non male, per un progetto durato due mesi, svolto fra luglio e agosto quando, invece di andarsene in vacanza (ammesso che non ci siano andati) i dipendenti hanno accumulato fino a 70 ore di straordinario per far risparmiare mamma Asl, facendo quello che in un’azienda “normale” si sarebbe fatto in regime di ordinarietà: in fin dei conti fare economia sui soldi di tutti, specie dopo anni di manchevolezze e negligenze, non dovrebbe essere una operazione possibile grazie ai cospicui incentivi extra e da svolgersi al di fuori del normale orario di lavoro, bensì una regola implicita nel fatto stesso di lavorare in un ufficio pubblico.
In ogni caso, il risultato pratico è che alla Asl è possibile elargire 165mila euro a un manipolo di lavoratori disposti a telefonare alle ditte creditrici per convincerle a rinunciare agli interessi (e chi non lo farebbe? Del resto è cosa facile: i creditori hanno accettato senza eccezioni), eppure non si riescono a mettere insieme 70mila euro per garantire il servizio di assistenza ai disabili de La Porziuncola o 50mila euro per rifornire i magazzini di scorte di medicinali. Così va il mondo, con buona pace di quei lavoratori legittimamente indignati che si dichiarano «disgustati da un andazzo peggio che mai» e nel silenzio totale degli organismi di controllo e dei sindacati stessi.
I sindacalisti della Asl, che – va ricordato – percepiscono uno stipendio per vigilare su quello che accade e denunciare gli abusi e le ingiustizie, sono rimasti in religioso mutismo davanti a questo episodio. Per loro vale quello che vale per chiunque: chi tace, acconsente. E – in questo caso – avalla il privilegio e diventa protagonista dell’ “andazzo generale”. (mv)