Farmacisti e farmacie, liberalizzare o no?

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Come ben sappiamo tutti, sono tempi duri per l’economia globale e i governi si attaccano a qualsiasi cosa pur di rimettere in sesto il bilancio, di rientrare nei canoni previsti per il bilancio governativo. Pertanto si cerca di dare da una parte, tagliare da un’altra, fare concessioni e contemporaneamente eliminare probabili fonti di entrate. In ogni modo, sono i cittadini, il popolo, che paga lo scotto di manovre e manovrine.

Il tasto sanità, naturalmente è il più complesso e mitragliato, nello specifico, per ciò che riguarda i farmaci, sia quelli con obbligo di ricetta medica, si quelli da banco, ed è per tale motivo che gli addetti ai lavori, farmacie e parafarmacie sono sul piede di guerra. La nascita delle parafarmacie ha senz’altro creato nuovi posti di lavoro, incrementato il flusso di denaro e favorito il cittadino, che, magari si ritrova questo servizio sotto casa e non deve andare in cerca della farmacia nel momento di un’estrema necessità, chiaramente parliamo di farmaci da banco. D’altro canto ciò ha diminuito l’afflusso di gente nelle farmacie creando grossi contrasti fra le categorie. Inoltre si vocifera nei corridoi parlamentari di permettere alle parafarmacie di poter somministrare anche i farmaci di categoria C, ma, in questo caso, se si vogliono prendere in parafarmacia l’onere del costo grava tutto sul cittadino, insomma è una situazione molto ingarbugliata che non accontenta nessuno, detti farmaci inoltre, per legge, hanno prezzo fisso, per cui non si riesce a capire quale sia l’utilità di tale manovra visto che era stata presentata come manna dal cielo per fare abbassare il costo dei farmaci. Pensiamo inoltre a ciò che succederebbe nelle zone periferiche e nei piccoli paesi di provincia, le farmacie spariranno, il tutto si concerterebbe nei centri commerciali e in centro città, molti farmacisti resterebbero senza lavoro o dovrebbero adattarsi a fare qualcosa che non sia all’altezza delle loro competenze, come per esempio creare dei piccoli8 angoli nei centri commerciali per erogare un servizio al cittadino. Se da una parte, ciò può, apparentemente sembrare più semplice per l’utente, d’altra parte creerebbe il caos totale per la distribuzione dei farmaci. Come ben si sa, anche le farmacie più fornite non sempre dispongono di quantità elevate di farmaci, ciò mette in moto una catena di ordinazioni presso i grandi centri di distribuzione che sono organizzati per la consegna dei farmaci, in ore, percorsi e tempi già stabiliti al fine di garantire all’utente la reperibilità del farmaco necessario nel più breve tempo possibile. Qualora questo stato di cose cambiasse, bisognerebbe rivedere tutto il percorso dei farmaci, dalla fabbrica fino al paziente, un lavoro immane che creerebbe sicuramente parecchi disservizi. Pertanto il governo a quanto pare ha capito che liberalizzare il numero delle farmacie sarebbe inutile, mentre per le parafarmacie ancora non è stato stabilito un limite.Ciò deve far riflettere il cittadino sulla reale questione in corso, la domanda da porsi è: chi si vuole favorire e chi si vuole penalizzare! Allo stato attuale sicuramente, sicuramente è tutta una questione politica, tanto per cambiare, ogni corrente deve accontentare i suoi proseliti e alla fine il cittadino paga lo scotto di tutto. Quindi passa l’emendamento che mantiene chiuso il numero di licenze concesse per le farmacie, l’utente potrà continuare ad acquistare farmaci da banco un po’ dovunque, magari senza la certezza di assistenza specializzata, così il fenomeno dell’automedicazione aumenterà e alla fine saremo tutti in grado di curarci da soli, si prevede, con effetti catastrofici… Bisognerebbe tenere presente la figura del farmacista e la sua utilità. Esiste un codice deontologico che raccoglie norme e principi di ciò che rappresentano le categorie di professionisti legati alla medicina, fra questi il farmacista. Una figura molto importante e apprezzata, egli è una guida per l’utente, il suo compito è quello di essere competente e sempre aggiornato sui farmaci e la loro utilità. Qualche volta può e deve incrementare l’opera del medico di famiglia, spiegando e aiutando il paziente a capire come e quando assumere i farmaci, soprattutto con le persone anziane, che si rivolgono a lui con fiducia e speranza. Il farmacista ha una laurea con competenze mediche, pertanto è qualificato anche a consigliare eventuali farmaci da banco o a sostituire, per esempio una marca con un’altra se lo ritiene opportuno, inoltre le sue conoscenze gli permettono anche di somministrare farmaci generici in luogo di altri, tutte cose che il titolare di una parafarmacia non dovrebbe poter fare. E’ chiaro che egli non può sostituirsi al medico curante, ma può e deve con esso collaborare per il benessere dei pazienti, suoi clienti, inoltre fra farmacisti vige una forma di cameratismo utile all’utente, se in farmacia non si trova il farmaco necessario il farmacista dirotta il paziente verso un collega, dimezzando così i tempi di attesa. Forse è proprio questo il motivo per cui il Senato ha respinto la fase della manovra che chiedeva la liberalizzazione del numero delle farmacie, solo personale preparato e qualificato può assumersi la responsabilità di vigilare sulla salute dei cittadini.

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