Il convegno “Uso razionale dei farmaci per i bambini e i loro genitori: un obiettivo dinamico e strategico” si è concluso di recente a Milano, ed i dati esposti in quell’occasione fanno riflettere in maniera molto seria sul nostro paese. Il cinquantadue per cento dei bambini italiani prende almeno un antibiotico all’anno, in Inghilterra la percentuale è del quattordici per cento. L’otto per cento dei piccoli italiani, ogni anno, viene ricoverato in ospedale; la media dei farmaci assunti ogni anno dai nostri bambini è di tre farmaci a testa, in gran parte per le comunissime malattie dell’infanzia. Inoltre emergono dati che mettono in evidenza anche problematiche legate alla nascita: i parti naturali sono oramai fantascienza, basti pensare che i cesarei sono il trentotto per cento del totale. Questi dati purtroppo segnalano anche un’altra realtà, la diseguaglianza tra nord e sud. In Campania, ad esempio, i cesarei rappresentano il sessantadue per cento del totale, mentre nel Friuli Venezia Giulia rappresentano il ventiquattro per cento; la mortalità nella prima settimana di vita è due/tre volte superiore al sud. L’Italia che da sempre si considera un paese civile, la madre della democrazia e dei diritti, quando si guarda allo specchio, magari focalizzandosi sui piccoli italiani, quelli indifesi, che dovrebbero rappresentare il futuro della nazione, si rende tristemente conto che offre delle possibilità di vita, della qualità e delle aspettative, che non sono degne di un paese europeo. L’aggravante è che per vivere bene ed avere maggiori benefici, nel nostro paese, basta nascere nella zona giusta.