Ancora un caso, probabile, di farmaci dalla doppia vita: un farmaco usato abitualmente per combattere l’ipetensione dimezza le probabilità di contrarre l’Alzheimer. Questo risulta da uno studio di un team di ricercatori dell’Università di Bristol che hanno esaminato gli effetti dei farmaci in uso per trattare l’ipertensione, sopratutto quelli che riducono l’attività del sistema renina-angiotensina. Il concetto di base si attesta in buona parte sulle teorie del docente di Ricerca Traslazionale in Demenza e condirettore del Gruppo di Ricerca sulla Demenza al Frenchay Hospital di Bristol, Patrick Kehoe, che già da anni sostiene la grande influenza del sistema renina-angiotensina sull’Alzheimer. I ricercatori di Bristol hanno notato che persone con più di 60 anni, che non avevano mai preso uno dei due diversi gruppi di farmaci che colpiscono il sistema renina-angiotensina nei precedenti dieci anni, avevano avuto la metà del rischio di sviluppare l’Alzheimer, e una riduzione, più modesta, del 25 per cento del rischio per le forme di demenza vascolare rispetto ai pazienti che assumevano un qualsiasi altro tipo di farmaci per l’ipertensione. E’ stato grazie ai dati anonimi di più di dieci milioni di inglesi, dati conservati nel General Practice Research Database,e sviluppati dai professori Richard Martin e Yoav Ben-Shlomo, e dal ricercatore Neil Davies che si sono riscontrate le osservazioni riportate. Il professor Richard Martin ha aggiunto: “Pur essendo interessanti, questi risultati non sono conclusivi. Abbiamo ora bisogno di fare la sperimentazione clinica per testare adeguatamente le nostre osservazioni”.