Al centododicesimo Congresso Nazionale SIMI (Società Italiana di Medicina Interna), emerge una notizia che colpisce: gli effetti collaterali da terapie errate sono la quinta causa di morte per gli anziani nelle strutture ospedaliere. Inoltre pare che l’ottanta per cento degli anziani siano pazienti che utilizzano una politerapia con almeno cinque farmaci al giorno. Questi sono dati raccolti nel 2008 da Reposi su più di tremila pazienti anziani in oltre settanta reparti di medicina interna e geriatria, di tutta Italia. Le cose peggiorano con l’avanzamento delle prospettive di vita e l’invecchiamento della popolazione: ad oggi abbiamo quattordici milioni di ultra sessantacinquenni, ma tra meno di trent’anni aumenteranno di tre milioni; ed invece i tre milioni di ultraottantenni odierni, nel 2050 saranno per lo meno nove milioni. Sono dati che sicuramente lasciano riflettere a lungo. Pier Mannuccio Mannucci, professore ordinario dell’Università Statale di Milano e direttore scientifico della Fondazione Irccs Ospedale Maggiore di Milano, ha dichiarato riassumendo il significato dei dati statistici: “Molte prescrizioni ai farmaci multipli risultano ingiustificate nell’anziano e gli effetti collaterali delle terapie non appropriate sono la 5ª causa più frequente di mortalità ospedaliera. Per fare qualche esempio negli anziani con la fibrillazione atriale, nel dieci per cento dei casi (700-800 mila persone), non viene fatta la terapia anticoagulante che previene l’ictus perché si ha paura delle emorragie, quindi sarebbe necessario un farmaco diverso”. Un altro esempio, sempre fornitoci da Mannucci: “Gli antidepressivi di cui normalmente le persone anziane fanno largo uso aumentano il rischio cardiovascolare, oltre a quello di far perdere l’equilibrio per i giramenti di testa e quindi di provocare cadute e fratture di femori e quant’altro”. I dati raccolti lasciano intravedere un problema che deve essere affrontato in maniera assolutamente seria e puntuale, ed è questo che si propone l’Europa nei futuri programmi.