L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha dato di fatto il via libera all’introduzione sul mercato italiano della cosidetta pillola dei cinque giorni dopo, nome commerciale “EllaOne”, ulipristal acetato. Le polemiche si sprecano, con valutazioni feroci da una parte e dall’altra: alcuni furiosi richiedono che il farmaco non sia inteso come contraccetivo ma come abortivo; dall’altra parte invece ci si scandalizza perchè il farmaco arriva sul mercato italiano in ritardo di tre anni rispetto a moltissimi paesi. Il farmaco è in grado di inibire l’ovulazione se assunto 120 ore dopo il rapporto potenzialmente fecondo, ed è prodotto da Hra Pharma. La tematica è talmente scottante che infiammerà le discussioni fino alla sua uscita nei banchi delle farmacie, prevista per la primavera 2012, e non mancheranno certamente le strumentalizzazioni politiche. “EllaOne” aveva già ricevuto il via libera dall’Emea, l’agenzia europea del farmaco, nel 2009, ma per il mercato italiano Ferruccio Fazio ritenne che il Consiglio superiore della sanità dovesse chiarire le perplessità legate alla natura del farmaco. Il Consiglio formulò un parere non vincolante in cui chiariva che “EllaOne” non era da considerarsi un farmaco abortivo ma un contraccettivo, e che quindi non può essere somministrato in caso di gravidanza accertata. La commissione scientifica dell’Aifa, da pochi giorni, ha aperto il mercato italiano al farmaco, raccogliendo però il parere non vincolante del Consiglio superiore di sanità: il farmaco può essere somministrato e commercializzato ma solo dietro presentazione di test di gravidanza ematico negativo. Sembra un vincolo in grado di distruggere l’appeal commerciale del farmaco, ma probabilmente è solo l’inizio di una nuova guerra.