VENEZIA, La farmacia che nessuno vuole, quella virtuale che non c’è e che non vende un’aspirina si trova a Lastebasse (nella foto) arrampicato comune del Vicentino sulla statale per Trento, poco prima del confine provinciale. Nel 2000 la Regione elevò il paese alla dignità di «paese con diritto di farmacia», indì un concorso per l’assegnazione e fece tutto per bene. Il concorso lo vinse il dottor Francesco Fasanaro, stimato professionista padovano, che con entusiasmo ordinò alla moglie di fare le valigie per il trasferimento. Ovvio che trovare un locale per insediarsi era affar suo. In affitto, in comodato, in prestito, gli andava bene tutto e tutto il farmacista ha provato e tentato, fino ad arrendersi in questi giorni schiantato di fronte all’assoluta indisponibilità di un intero paese, Lastebasse, risoluto a non dargli uno straccio di locale. Pare che anche il sindaco, Emilio Leon, gli preferisca una macelleria, una cartoleria o anche una mostra sul folklore montano piuttosto che una farmacia. E così, in effetti è andata: l’unico locale disponibile è stato messo a disposizione delle tradizioni di confine: niente farmaci, erbe o radici caso mai, decotti e infusi della sapienza popolare illustrati nell’apposito museo che il comune ha aperto con il contributo regionale di 70 mila euro.
«E io?» ha chiesto l’allibito farmacista. «Io ho mollato la farmacia che avevo prima, ho fatto debiti per trasferirmi, ho vinto anche un concorso tra l’altro e ora mi trovo senza mestiere. Io non ho diritto a niente?» La stranezza di un paese che disdegna un presidio sanitario fa il paio con l’imbarazzo delle Regione Veneto, promotrice del concorso e ora incapace di tutelare i diritti del dottor Fasanaro. Il suo caso (che si fa? lo rimandiamo a concorso, gli diamo un’altra farmacia, e come facciamo con tutti i farmacisti che ne vogliono una?) da un anno rimpalla tra gli uffici di Ca’ Farsetti a Venezia senza che nessuno abbia il modo (o la voglia) di risolvere il paradosso del dottor Fasanaro, vincitore della farmacia che non s’ha da fare e tenutario della farmacia che non c’è.
Fasanaro nel frattempo ha fatto altri debiti, ha incassato altre promesse dalla Regione e per vivere fa il promotore farmaceutico. In teoria la legge cosidetta della «concorsualità» gli riserverebbe il diritto di un’altra sede. Purtroppo le farmacie a concorso sono poche, gli interessi attorno feroci e l’interesse a dare ascolto ai diritti di una sola persona poca. Così in Regione allargano le braccia e dicono: eh, sa com’è caro dottore, è la burocrazia. (e.r.)