E i farmacisti insorgono: «Così ci uccidono»


UN BUSINESS da oltre 3 miliardi di euro l’anno. A tanto ammonta il giro d’affari dei cosiddetti farmaci di fascia C, ovvero i medicinali acquistabili con ricetta medica, ma non rimborsati dal Ssn, che in queste ore tiene in forte apprensione i titolari delle 18mila farmacie italiane, preoccupati di…

UN BUSINESS da oltre 3 miliardi di euro l’anno. A tanto ammonta il giro d’affari dei cosiddetti farmaci di fascia C, ovvero i medicinali acquistabili con ricetta medica, ma non rimborsati dal Ssn, che in queste ore tiene in forte apprensione i titolari delle 18mila farmacie italiane, preoccupati di perdere un’importante quota di mercato a danno delle parafarmacie e della grande distribuzione.
«Questa non è una misura per la crescita, ma un provvedimento per uccidere le farmacie», commenta amareggiata la presidente di Federfarma, Anna Rosa Racca, che chiede a gran voce «un incontro con il premier Monti».

La bozza della Manovra che dovrebbe essere portata in Consiglio dei ministri prevede proprio la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, la cui vendita «sarà possibile nell’ambito di un apposito reparto delimitato, rispetto all’area commerciale, da strutturare in grado di garantire l’inaccessibilità dei farmaci da parte del pubblico e del personale non addetto, negli orari sia di apertura che di chiusura al pubblico». AL MOMENTO nulla è certo (si parla di lasciare in farmacia i farmaci di fascia C considerati ‘dopanti’), ma l’agitazione della categoria e’ palpabile. Non a caso Federfarma ha chiesto un incontro col governo, ricordando che in nessun Paese i farmaci con ricetta medica vengono distribuiti in esercizi meramente commerciali. E il suo presidente ha avvertito che la vendita dei medicinali di fascia C fuori dalle farmacie avrebbe «il solo effetto di creare gravi difficoltà economiche ai nostri esercizi e di ridurre il livello di sicurezza e di tutela della salute».
In caso il governo dovesse spingere sulle liberalizzazioni a rischiare maggiormente, anche la chiusura, sarebbero in particolare le farmacie rurali, che potrebbero non reggere il peso della concorrenza di competitor più grandi. «Ma sarebbe tutto il sistema a rischiare il collasso», specifica Racca.

EPPURE, c’è chi bolla come «inverosimile» la reazione dei titolari di farmacie. Come Massimo Brunetti, segretario nazionale Anpi, l’associazione delle parafarmacie italiane, secondo il quale il provvedimento ipotizzato dal governo Monti nel giro di pochi mesi favorirebbe l’apertura di ulteriori 3.500 esercizi, garantendo oltre 8.000 nuovi posti di lavoro, investimenti immediati di oltre 600 milioni di euro e risparmi per i cittadini di oltre 200 milioni di euro l’anno.


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