La Battaglia delle Medicine tra Supermercati e Farmacie

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Federfarma: meno garanzie. Aumentano le rivendite

ROMA – Viagra al supermercato ma solo nei Comuni con più di quindicimila abitanti. È una delle possibili conseguenze della manovra «Salva Italia» che contiene una serie di restrizioni per le attività delle farmacie. La parola d’ ordine è liberalizzare quanto ancora è vincolato tutelando però le farmacie dei piccoli centri. Ecco allora che, primo caso in Europa, i medicinali con obbligo di ricetta «bianca» (cioè non rimborsabile) seguono il destino di quelli senza obbligo di prescrizione (i cosiddetti Sop) e da banco (gli Otc, over the counter ). Anche prodotti il cui rilascio è subordinato alla valutazione del medico escono dai luoghi dove erano confinati e potranno essere venduti dalla grande distribuzione e nelle parafarmacie purché sia presente un farmacista. Si moltiplicheranno le «croci verdi» che lampeggiano lungo la strada perché è stato abbassato il quorum per le aperture. I medicinali della fascia C sono quelli a pagamento. Pagano anche i cittadini che godono di esenzione. Si tratta di medicine di largo consumo come sciroppi, pomate, antistaminici o colliri. Ma anche di molecole appena approvate dall’ Agenzia italiana del farmaco (Aifa), dai costi molto alti (anche oltre i mille euro), che non hanno avuto il lasciapassare per la fascia A, quella mutuabile. Sono sul piede di guerra i titolari di farmacie riuniti in Federfarma, associazione presieduta da Annarosa Racca, che minacciano la serrata: «La realtà è un’ altra, un gioco al massacro contro di noi. Macché liberalizzazione. La farmacia è un luogo di garanzia e trasparenza. Certe prescrizioni non possono uscire dal controllo». Ancora ieri sera i tecnici del ministero dell’ Economia e del ministero delle Attività produttive stavano lavorando sul decreto per limare i dettagli. La vendita di pillole anticoncezionali, pillola del giorno dopo e in generale di tutti i prodotti con ormoni, psicofarmaci (come Tavor e Xanax), sonniferi dovrebbe restare circoscritta alle farmacie vere e proprie. Potrebbe esserci una diversificazione tra obbligo di ricetta ripetibile e non ripetibile (ad esempio l’ Aulin), quest’ ultima destinata a rimanere di competenza delle farmacie. È stato già deciso che la fascia C, secondo quanto aveva già lasciato intendere il ministro Corrado Passera, non potrà essere oggetto di liberalizzazione nei Comuni con un numero di abitanti inferiore a 15 mila. Nelle città invece sarà possibile aprire una farmacia ogni 4 mila anziché 5 mila abitanti, come avviene attualmente, quorum che potrebbe subire ritocchi. «Siamo in controtendenza – osserva Sergio Ricciuti, farmacista a Cassino, 32 mila cittadini -. In Francia hanno appena approvato una legge che prevede l’ innalzamento del quorum da 4.000 a 4.500. Non siamo più un pozzo di San Patrizio». Reazioni a catena, tutti scontenti gli addetti ai lavori. Apocalittico il commento di Assofarm: «Siamo a rischio di estinzione». Soddisfatto, invece, Massimo Brunetti segretario nazionale dell’ Anpi, l’ associazione delle parafarmacie italiane: «Le nuove norme dovrebbero favorire l’ apertura di 3.500 nuovi esercizi». Anche se i titolari di parafarmacie si sono ripromessi di chiedere a Monti un ripensamento sulla liberalizzazione «a metà», perché limitata ai Comuni con oltre 15 mila cittadini». Sospende il giudizio Andrea Mandelli, leader della federazione degli Ordini, Fofi: «Troppe incognite, noi saremo responsabili». Su Facebook i titolari di farmacie e parafarmacie del gruppo «Farmacisti, colleghi confrontiamoci», manifestano scontentezza. È favorevole invece Alessia Vacca, fondatrice del gruppo: «È la fine dei privilegi, non è vero che è il tramonto della professione. Chi lavora bene sarà premiato».

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