![]()

Le farmacie, e la professione farmaceutica, sono finite al centro di un turbine di accuse che stanno intaccando, nell’opinione pubblica, la figura del farmacista in maniera molto grave. A causa delle lotte intestine nella professione, le divisioni e controdivisioni, il ramo farmaceutico è davvero molto debole, e lo dimostra il fatto che all’accusa, portata ossessivamente avanti dalla campagna denigratoria di questi ultimi mesi, di essere una casta chiusa e aristocratica, non riesce a rispondere con la dovuta forza e decisione. Il governo Monti, appena insediato, ha portato un colpo formidabile al cuore delle farmacie, e non bastando l’agonia e la difficoltà nell’organizzare un contrattacco, è oramai evidente una certa impreparazione, e quasi un senso di colpa all’interno della “casta” dei farmacisti, che li porta ad un atteggiamento molto soft. Chi difenderà i farmacisti se sono loro i primi a non esser convinti delle proprie ragioni? Difendere le farmacie non è di moda, ma le accuse rivolte sono davvero giuste? Davvero i farmacisti sono pieni di privilegi e le loro attività sono quanto di meno liberale esista nel globo terracqueo? Gli attacchi che la professione sta subendo sono feroci, nessuno, nemmeno nel ramo sanitario, si permette di difendere il nuovo nemico pubblico numero uno. Non è dato sapere se la liberalizzazione della fascia C, sarà davvero un passo avanti per tutta l’Italia o meno, e forse non è nemmeno importante saperlo, ma l’odio per i farmacisti, visto nelle piazze e nei salotti bene, e il silenzio pesantissimo attorno ad una professione antica ed un tempo rispettata, si sono dimostrati davvero angoscianti. Vedremo come la situazione si evolverà e ricordiamo le parole di Annarosa Racca, presidente di Federfarma, a proposito del nuovo mondo con la fascia C libera:
“Chi ci rimetterà sarà il cittadino, perché prevarrà la logica del business. Se lo vede il 3 per 2 sulla pillola?. Sarà la fine di un vecchio mondo, il farmacista non avrà più una funzione sociale, sarà solo un passacarte dentro luoghi spersonalizzati».