L’essenza della Farmacia e del Farmacista sono speculari. Non è solo quello che alcuni oggi vedono rappresentato su certi organi di divulgazione di massa. Non è in quello che traspare dal velo sottile e perverso, steso ad arte da alcuni comunicatori. È una realtà fatta di scopritori di terapie, inventori di farmaci, sperimentatori di cure alternative, divenuti professionisti liberi ed indipendenti che hanno quotidianamente fatto, fanno e faranno il loro dovere. Ad ognuno il suo. Chi è bravo a vender cibo che venda cibo. Chi è bravo a fare un mestiere che si impegni in quello e non voglia fare tutto. L’umiltà. Ogni azione è oggi mossa dal miraggio del profitto. Tutti lo ricercano, anche noi non ne siamo immuni, ma alcuni il limite lo vogliono oltrepassare. Altri lo hanno varcato da tempo.
Grandi gruppi commerciali non si accontentano più di quello che hanno e fagocitano uno dopo l’altro i vecchi mestieri e le botteghe di paese. In tal modo preziose identità svaniscono, persi per sempre.
Mi si conceda una brevissima divagazione. I fornai si riducono sempre più, nemmeno il pane quotidiano è più fatto con mani sapienti. Quelle stesse mani che prima della cottura lo incidono, memoria e preludio di gesti superiori. L’illusorietà che precede il regno degli orrori. Così si cerca di sradicare anche la natura della farmacia. Aprire maggiormente il mercato della farmacia è giusto. Onesto è constatare che servono nuove aperture di sedi farmaceutiche. Doveroso è offrire alla maggior parte possibile dei farmacisti l’opportunità di condurre una propria farmacia di proprietà, Concessione dello Stato.
Accontentare tutti non è possibile e mai lo sarà. Se vi sono pedaggi da pagare in questo cammino che si paghino, a favore però di altri farmacisti come noi, a favore dei nostri assistiti, mai però a favore di grandi gruppi commerciali. Non si chieda alla farmacia in questo momento di saldare un conto che la destabilizzerebbe. Mai metterla in competizione con chi la concorrenza la intende come sforzo di muscoli e non di spirito. Se è vero che certi cambiamenti della società non possono essere fermati dagli uomini, doveroso è però accompagnarli e guidarli. Si moduli un rapporto sedi ed abitanti che permetta autonomia al professionista, così da concedergli quella tranquillità di spirito che è imprescindibile per chi esercita un lavoro così delicato. Innumerevoli sono gli esempi nel mondo che ci permetterebbero, in questo momento, di non commettere errori. Consideriamoli assieme. Solo così sarà assicurata quella tutela richiesta dai malati che devono ricevere sempre e solo farmaci di qualità purissima ed ineccepibile. Ricordiamoci sempre che non è il prodotto in sé che è medicinale, ma lo è quando viene somministrato in una certa dose. Se a una minoranza poco amante della disciplina e del decoro della farmacia, un tale stato di possibile anarchia potrebbe far comodo, la parte sana dei farmacisti e la società, ne sarebbe oltremodo preoccupata.
Noi non abbiamo le ricette assolute per migliorare il mondo della farmacia. Che i legislatori suggeriscano le loro proposte, ma ascoltino umilmente anche le nostre. Desideriamo assicurare decoro ed autonomia professionale ad una delle ultime arti che operano quotidianamente nel sociale. Il Governo tenga a cuore il lavoro del farmacista ed alcune sue peculiarità che seppure possano sembrare anacronistiche, regolano una professione il cui principio fondamentale è la tutela della salute, perseguita ininterrottamente fin da prima che esistesse la nostra amatissima Repubblica. A Pompei fra i ruderi, trovammo l’insegna della farmacia; ai tempi farmacia e medicina erano riunite assieme, erano arte sanitaria. La legge ha poi distaccato le due arti; così sono rimaste, preservatele. Ancora adesso il paziente (per noi non ancora divenuto consumatore) ritira mirabili rimedi prescrittigli dal medico, recandosi in farmacia. Qui si sofferma e chiede a noi l’ultima considerazione. Questo avviene ininterrottamente da sempre.
Se è vero che la vita si può vivere soltanto guardando avanti è anche vero che la si può comprendere soltanto volgendosi indietro.
Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Reggio Emilia,
Dr. Enrico Bertazzoni