SI E’ ACCESO IL DIBATTITO NEI COMMENTI TRA IL PROF. ETTORE JORIO E FABIO ROMITI
L’intervento del Prof. Ettore Jorio (Io, il Pci, Bersani e la moglie farmacista. Perchè le proposte Pd sulle farmacie sono sbagliate), già protagonista nelle ultime settimane di numerosi ed “appassionati” interventi a difesa dell’attuale sistema di distribuzione al dettaglio dei farmaci, stimola molteplici riflessioni.
Innanzitutto, dobbiamo ringraziare il professore per la chiarezza dimostrata, anche lui come Bersani ha una moglie farmacista, con la “piccola” differenza che la consorte del professore è titolare di farmacia. Ci era sfuggito questo legame.
Tuttavia, pur condividendo il fatto che i ragionamenti sono più importanti degli interessi paventati, ci lascia il dubbio malizioso che quello dell’esimio professore qualche influenza con “l’intensità” della difesa ad oltranza mostrata l’abbia.
Poi, sottolineare che una abbia vinto il concorso e l’altra no, appare sinceramente una caduta repentina di stile, alla luce del fatto che il numero di concorsi effettuati negli ultimi venti anni in Italia è assai basso. Naturalmente concorsi per sedi vere non per quelli “fantasma”. Nel merito, ancora una volta si ricorre alla “foglia di fico” della Coop, argomento già utilizzato con scarso successo proprio in occasione de primo decreto Bersani, quando una “tormenta” di effetti negativi avrebbe accompagnato la liberalizzazione dei farmaci d’automedicazione.
Impoverimento e addirittura chiusura delle farmacie più piccole, aumento delle reazioni avverse con potenziali decessi, aumento del consumo dei farmaci.
Mentre nulla di tutto ciò è accaduto, non sembra cambiato proprio niente nel “carnet” della difesa dei privilegi. Stessi argomenti, stessa chiusura.
I corner della grande distribuzione rappresentano meno del 15% del totale degli esercizi oggi aperti, mentre le restanti “parafarmacie”, la stragrande maggioranza sono state aperte da ex dipendenti di farmacia.
Allora di cosa si sta parlando? Qual è l’aiuto alle Coop?
E’ proprio la natura concessoria della distribuzione del farmaco, così come realizzata dall’attuale legislazione che si contrappone con il dettato Costituzionale. Se può essere accettato, ma non condiviso, che lo Stato scelga un numero prestabilito di soggetti che assolve il compito di distribuire i farmaci dispensati dal Ssn, appare quantomeno curioso che lo stesso Stato si arroghi il diritto di scegliere lo stesso numero limitato di farmacie per distribuire farmaci che sono pagati direttamente dai cittadini (fascia C), impedendo ad altri con lo stesso requisito professionale di fare la stessa cosa.
Qualche contraddizione con la libertà d’intraprendere?
La scusa addotta dal professore a questa “piccola”, quasi insignificante, ferita al dettato costituzionale è che numerose farmacie, le più piccole, chiuderebbero. Volendo facilmente evitare di confutare tale tesi con il fatto che rimostranze del genere non vengono avanzate da artigiani, commercianti, liberi professionisti abituati a confrontarsi in mercati non protetti, sarebbe interessante sapere da dove si trae questa conclusione, stante il fatto che le dimensioni del mercato dei farmaci di fascia C non giustificano tale negativa previsione.
Certo la Costituzione deve essere il faro guida nell’azione legislativa, ma non sempre è stato così, quando si decidevano sanatorie per le gestioni provvisorie o altro quella luce non doveva essere proprio abbagliante.
Per quanto riguarda l’ereditarietà caro professore lei deve decidersi: o la farmacia è una concessione dello Stato e quindi lo stesso può avocare a sé l’atto concessorio o è una proprietà privata e non lo può fare. Lei però sa che nell’uno o nell’atro caso vi sono delle conseguenze, nel primo lo scadere della concessione nel secondo una cosa molto semplice: la liberalizzazione totale della distribuzione del farmaco.
Forse le cose sono molto meno complicate di come vengono descritte e in questo Paese si sta facendo largo, anche se a fatica, l’idea che la parola equità ha un preciso significato che difficilmente riesce a coniugarsi con monopoli ed esclusive. E’ bene prenderne atto.
Fabio Romiti
Vice presidente
Movimento Nazionale Liberi Farmacisti
Gentile dott. Romiti,
ho letto la Sua replica al mio articolo nel quale criticavo gli emendamenti del PD al decreto legge n° 1/2012.
E’ mia premura risponderLe. Lo faccio con il garbo che merita l’argomento.
Avrei, infatti, potuto dirLe e confutarLe tante cose. Ad esempio: l’inappropriatezza dei vocaboli usati senza la dovuta conoscenza del loro significato caratteristico; l’aggressione impropria attraverso i Suoi inopportuni virgolettati. Avrei potuto chiederLe chi rappresenta, quali le metodologie utilizzate per assumere la Sua carica e quali le Sue aspettative personali; ancora, quale Costituzione Lei abbia avuto modo di leggere. Avrei potuto dirLe che la Sua rappresentanza, piuttosto che libera, sembra direttamente connessa agli interessi tipici della GDO, che ha i mezzi per trovare, ovunque e comunque, liberi replicanti a tutela del proprio esclusivo interesse capitalistico. Avrei potuto parlarLe di quanto è stata grave la responsabilità di creare il miraggio delle parafarmacie, che, per sopravvivere, sono costrette a dare corso a battaglie ideologiche spesso contrapposte ai più generali principi costituzionali di tutela della salute dei cittadini, con grave danno per i capitali investiti (spesso presi in prestitto).
Evito di fare tutto questo.
Nel merito, ho solo la premura di precisarLe che quanto Lei mi oppone in relazione alla concessione pubblica è del tutto errato. Essa, infatti, rappresenta l’istituto attraverso il quale lo Stato trasferisce il diritto di esercizio ai concessionari di una attività che ritiene tanto prioritaria da trattenere nelle sue competenza esclusiva. Lo fa solo allorquando non ritiene di esercitarlo per suo conto, attraverso, per esempio, le farmacie comunali). La tutela della salute, riconosciuta quale diritto fondamentale dall’art. 32 della Carta, pretende, per l’appunto, un siffatto genere di protezione.
Per quanto riguarda il resto delle Sue affermazioni – che per molti versi condivido (soprattutto, l’auspicio di concorsi più frequenti) – mi appaiono la traduzione della istanza più fumosa, che non porterà a nulla se non a dividere gli interessati tra indiani d’America e lunghi coltelli (a proposito, io ho sempre tifato per i primi!). Proprio per questo motivo credo molto nella concorsualità selettiva, per titoli ed esami (veri).
Concludo salutandoLa cordialmente e sollecitandoLe di dare molto più peso ad una sana e robusta Costituzione della Repubblica e non limitarsi ad una sana e robusta costituzione fisica (ovviamente da non trascurare).
Ettore Jorio
Tanto per capirci… la tutela della salute è ad opera del farmacista, professionista della salute, non di mura chiamate farmacia e sappiamo bene quanto spesso i farmacisti dispensano farmaci senza aver visionato la prescrizione medica! Se ci fossero controlli seri e più denunce da parte dei cittadini ne vedremmo delle belle, peccato che in molti ignorano le regole della dispensazione dei farmaci.
Dalla Costituzione Italiana:
Art. 1
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 41.
L’iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
Fortuna che io vivo in un paese libero e democratico dove chiunque può liberamente esercitare la propria professione qualsiasi essa sia… ops mi sono sbagliata… stavo sognando ad occhi aperti!
Saluti
Rosalia Cannarsa
Gentile Prof Ettore Jorio
Lei conosce meglio di me come la scienza giuridica si sia da tempo divisa tra atto autorizzatorio e atto concessorio e come quest’ultimo sia stato più volte posto sotto accusa, in primis dall’Europa, perchè spesso utilizzato per tutelare rendite di posizione in capo allo Stato o al privato.
Lei sa meglio di me che la tutela della salute pubblica passa innanzitutto attraverso la selezione dei soggetti che a seguito di un percorso di studi rispondono ai requisiti richiesti dallo Stato.
Lei conosce meglio di me l’articolo 41 e l’articolo 3 della Costituzione Italiana.
Quello che evidentemente io contesto è proprio la Sua interpretazione di tutela della salute che secondo la Sua interpretazione per la vendita dei farmaci non a carico del S.S.N. deve necessariamente passare per le farmacie. Io credo che questa non sia l’interpretazione corretta. Mi perdoni se io sono per un intervento pubblico che stabilisce solo le regole del gioco e non il “recinto” del gioco.
Mannaggia ho ancora una volta usato le “virgolette”, ma che ci vuol fare, io sono stato abituato ad essere esplicito e trovo grandi difficoltà a dire e non dire, lanciare sospetti e non lanciarli. Non sono bravo con i “sembra”, “appare che”.
Incoscienza o coraggio non lo so caro professore, ma se a qualcuno voglio dire che sta tirando le fila alla GDO o è un suo galoppino, lo dico senza preoccuparmi se poi quello mi querelerà.
Caro professore Lei della storia del MNLF non sa un bel niente ed è meglio che si applichi di più, apprenderebbe di congressi, liste, votazioni e di oltre 12.000 colleghi regolarmente iscritti.
Lasci perdere gli indiani con i soldatini ci si gioca da bambini, da grandi si ragiona sui mutamenti della società, sulle istanze di chi non ci sta più ad essere emrginato, di chi è stufo di stare davanti ad un ascensore che non sale più.
Si faccia raccontare da sua moglie quanti titolari di farmaci impongono ai propri dipendenti (laureati in farmacia) di dare via farmaci (anche pericolosi) senza la ricetta medica, si faccia raccontare da sua moglie quanti titolari di farmacia usano prestanome per la proprietà della quarta o quinta farmacia, si faccia raccontare da sua moglie o vada direttamente a vedere l’intervista del precedente presidente Federfarma a Report in cui ammette di pagare regolarmente personaggi politici per tutelare gli interessi della categoria.
Se li faccia raccontare e poi rifletta professore. Senza presunzione ,con maggiore umiltà professore, rifletta.
Caro Romiti
io sono madre di una farmacista come te. Mi dici cosa state facendo con questo movimento se non mettervi su un palcoscenico per ottenere qualcosa di personale. Chiedete sedi e concorsi subito. Ma sedi che siano convenienti e non del tipo quella che mia figlia ha dovuto lasciare perchè si guadagnava meno di uno stipendio operaio, dopo avere investito 230mila euro. Poi …… i bravi vinceranno, se gli esami saranno fatto più seri e non con i quiz.
Gentile Carla Marsella,
sono più di venti anni che ci battiamo per la libertà d’esercizio della professione, stia tranquilla niente tornaconto personale, solo ideali. E’ peggio vero, lo so!
Gentile Romiti
potrei essere Sua madre e glielo dico con tutta franchezza: Lei mi pare più un politico che un farmacista in attesa di lavoro. Ma cosa vuol dire liberalizzare la professione? Un bravo farmacista scientifico dovrebbe soggacere ad uno che ha preso appena la laurea e magari essere da costui strozzata perchè ricco di investimenti e più valido commercialmente? Se questa è liberalizzazione preferisco rimanere così com’è oggi! Come me tanti cittadini. Il problema è quello della selettività dei migliori con i concorsi. I bravi vincono routinariamente e così il cittadino ha certezza di avere di fronte farmacisti preparati scientificamente e non commercianti agguerriti. Ma lo capite che la liberalizzazione selvaggia vi ucciderà? Vi farà fare una guerra tra poveri a vantaggio dei ricchi. La GDO vi farà fare la fine dei topi così come ha fatto con i bravi alimentaristi e macellai di ieri costretti a chiudere e a morire di fame, nonché ad escludere che i loro figli facessero il loro mestiere. Mia figlia sta facendo concorsi, con due lauree e un servizio da rurale di 14 anni spera di vincere: ci riuscirà!
Comunque, in bocca al lupo
Non voglio entrare nel merito tecnico-giuridico della questione, già oggetto di approfondita ed autorevole analisi da parte del Prof. Jorio. Non voglio alimentare polemiche sterili dichiarando sin d’ora la mia stima nei confronti dei colleghi che operano al di fuori della Farmacia e riconoscendo al dott. Romiti piena legittimità di rappresentanza. Sono costretto, però, a ricordargli che la stragrande maggioranza dei titolari di farmacia, esercita la professione con passione, rigore e competenza e che la delegittimazione della professione di farmacista, da parte di un rappresentante della stessa categoria, risulta quantomeno bizzarra.
Desidero, invece, farmi e fare ai colleghi (tutti) qualche domanda:
1)Per quale motivo il decreto Bersani ha previsto che le parafarmacie, nate per consentire la dispensazione di farmaci, fossero assimilate dal punto di vista giuridico ad una qualsiasi attività commerciale e quindi la cui proprietà non fosse necessariamente in capo ad un laureato,abilitato ed iscritto all’Ordine professionale?
2)Quale collega si sente realmente rappresentato dalla sigla sindacale Anpi alla cui guida non si trova un farmacista?
3)E’ gratificante per un collega esercitare la professione in maniera limitata e talvolta alle dipendenze di un soggetto a cui non è richiesta per legge neanche la scuola dell’obbligo?
4)E’ giusta, etica e democratica la circostanza che vede lo Stato, inadempiente,attraverso le Regioni, nei confronti delle farmacie del Sud, le quali riescono a garantire l’assistenza in regime di SSN solo grazie alle risorse derivate dall’esclusiva della fascia C?
5)E’ giusto, etico e democratico che un collega vincitore di concorso dopo anni ed anni di studio e sacrifici si veda espropriato?
6)Certamente ci sono casi di inadeguatezza e malaffare ( in ogni categoria ce ne sono) , come sottolineano il dott. Romiti e la collega Rosalia, ma quanti casi in più ci sarebbero in strutture infinitamente meno controllate e la cui proprietà potrebbe anche essere di capitali di dubbia provenienza?
7)Postulando che il luogo dove svolgere la professione non conta, dovremmo prendere in considerazione anche la possibilità che in un furgone ben attrezzato, presente un farmacista, si possa inaugurare la farmacia ambulante da mercato o da stadio?
8)Credete che una volta liberalizzata la ricetta, con la GDO e le grandi catene operative, rimarrà una sola parafarmacia privata aperta?
9)Ritenete che sia giusto, etico e democratico applicare le regole del mercato ad un settore delicato come quello del farmaco?
10)Non ritenete che sia più giusto,etico e democratico fissare un prezzo unico,il più basso possibile, su tutto il territorio nazionale al fine di non discriminare nessuno?
11)Chi ha interesse che la Farmacia venga distrutta?
Poichè credo che la figura sociale e professionale del farmacista latino, sia un’eccellenza del Servizio Sanitario Nazionale, risulta, per me, inspiegabile che, in nome e per conto di colleghi, si conduca una battaglia per la distruzione delle prerogative della professione, piuttosto che per il riequilibrio delle oppurtunità all’accesso della stessa.
dott.Stefano Italiano (segr. Federfarma BN)
Romiti sei un grandissimo.
Non ho alcuna voglia di intervenire per l’ennesima volta nelle solite stucchevoli polemiche…….solo ho voglia di fare alcune considerazioni:
1)può dare fastidio ma il nostro asfittico mondo si è dato una sveglia solo dopo il 2006..prima c’erano allegri simpaticoni che andavano ai convegni intercategoria a dire che non c’erano margini per indire nuovi concorsi (voglio vedere chi lo possa negare)
2)quanto al soggiacere a personaggi nemmeno laureati…su questa l’unica cosa che vi posso dire è di farvi un giro nella ridente provincia italiana…disfunzioni fisiologiche…certamente….ma i moralisti dovrebbero essere perfetti..altrimenti prestano il fianco a facili ironie…..
3)mi sembra che numerosi titolari abiano preso la parte “interessante” della bersani e cerchino viceversa di affosare la parte che non piace…..che ne dite? perchè non torniamo ad una farmacia per un titolare (cosa mai esistita tra l’altro…ma siccome viviamo nel mondo delle favole….)
4)vista la fregola che si ha di parlare di profesisonalità , merito ecc.eccc.ecc. chi di voi mi spiega perchè dal fantommatico maxiconcorsone si sta afcendo di tutto per togliere anche l'”incognita”esami e procedere all’assegnazione per soli titoli?
può piacere o meno ma se oggi ne parliamo e solo perchè qualcuno a sinistra si è preso la briga di smuovere un pò le acque, mentre il partito del fare (aahahhaahhahahahaahahhaahah) e le associazioni di categoria ISTITUZIONALI SI GRATTAVANO L’OMBELICO!!!
PS: in ultimo davvero basta con sta storia delle coop cerchiamo di essere seri e di portare la discussione su binari consoni. QUESTA storia Assomiglia sempre più a quella dei comunisti e di pisapia a milano…..tutti i partiti per definizioni sono portatori di interessi di classi sociali o di gruppi specifici. Che i ds/pd siano foraggiati dAlle coop è vero..dunque? ne hanno goduto anche altri, anzi SOPRATTUTTO FUORI DALLA GDO, che, inoltre è ben lontana dall’interessarsi di fascia c affini e chi è dentro lo sa benissimo.
Grande Romiti, massima stima.
pss: riguardo all’inutilità della riforma …vi segnalo che lavorano attualmente in corner-para…circa 5000-6000 camici bianchi…il 10% del totale…….fate voi..
Il moralismo non c’entra nulla. Montanelli avrebbe detto che questa è una buffonata tutta italiana.
Sono assolutamente favorevole ad una sola farmacia per titolare e al concorso per titoli ed esami.
Il fatto che all’interno della categoria ci siano dei palloni gonfiati non basta a distruggere una professione.
Quando sarò costretto a fare il commesso mi darò ad altro.
Stefano Italiano
per qualcuno,anzi per molti, l’opzione non è neppure posta……LEI tra lo stare a spasso con l’enpaf pendente e lavorare cosa avrebbe scelto…..la professione è già distrutta ma non da Bersani o da Alfano.Finché non si risolveranno i gravissimi problemi della nostra categoria ai quali, a parole, tutti vogliono dare un termine, ma nessuno, e dicesi NESSUNO,decide di risolvere sul serio non si potrà sperare mai che essi questa specie di “guerra social”…troppo scontento troppe assurdità……nessun moralismo , non servirebbe a nulla, tanta realtà…pane nero degli opliti.
Abbiamo gia’ visto come sono intervenuti ”i soliti noti” a rendere inoffensivo il concorsone per cautelare i fatturati.
Perfettamente coerente con l’azione di Lobby di una categoria dominata dalle linee guida conservatrici dei titolari di grandi farmacie…quelli che formano le dinastie conosciute in tutti i luoghi d’Italia dove predominano. Ora si vuole impedire con scuse che non hanno alcun fondamento l’introduzione della fascia ”C” nelle parafarmacie….incostituzionalita’, difesa della salute pubblica, distruzione della capillarita’ e del sistema farmaceutico: tutte balle!
Senza la lenzuolata bersaniana e le parafarmacie, noi farmacisti non titolari, staremmo ancora chiedendoci quanti anni mancano al prossimo concorso, stando a casa senza lavoro. La legge del 2006 in realta’ rappresenta una ”pietra miliare” della storia della farmacia che e’ andata anche oltre le proprie aspettative. Se oggi siamo qui a discutere animatamente sul futuro possiamo farlo grazie a quella legge. Prima era il ”nulla” delle opinioni e delle verita’ che si aveva paura anche di pensare. Testate come quella su cui scriviamo sarebbero state impensabili nel medioevo ante Bersani. Ancora non si vuol capire( ma non mi meraviglia) che la parafarmacia oltre che un’opportuita’ per gli esclusi della pianta organica e’ una idea. Prima che una attivita’ commerciale e’ un percorso intrapreso con coraggio. Di fronte a certe scelte di vita, la difesa dello ”status” e della redditivita’ delle dinastie di baroni, quelli delle farmacie ”di vecchio diritto”, risultano davvero stridenti, come….dare una testata in faccia a madre Teresa di Calcutta”. O stridente come un pasciuto professore, seduto sul divano al calduccio della propria posizione accademica, mentre guarda la TV e tifa per gli indiani anziche’ ”i lunghi coltelli”( mentre dentro di se si ingegna per conservare lo status quo dei bianchi). Gia’ me lo immagino magari commentare ad alta voce:- dai dai saltate le postazioni dei soldati e buttatevi nel corpo a corpo…forza Sioux!
Ma la realta’ ha dimostrato che gli indiani persero: la terra, l’identita’ e l’onore perche’ anche quelli che facevano il tifo per loro in realta’ non fecero niente per impedire il massacro, in nome di un interesse superiore che coincideva sempre con quello del piu’ forte e piu’ interessato economicamente.
A tal proposito da bambini quando si giocava a soldati ed indiani era usanza ad un certo punto scambiarsi i ruoli… quando poi si diventa grandi certi ruoli si preferisce tenerseli stretti e lasciare agli altri quelli meno ”remunerativi”.
E’ stato scritto : -… per sopravvivere,(le parafarmacie) sono costrette a dare corso a battaglie ideologiche spesso contrapposte ai più generali principi costituzionali di tutela della salute dei cittadini, con grave danno per i capitali investiti (spesso presi in prestito)…-
Quindi le battaglie dei farmacisti per esercitare liberamente introducendo la fascia ”C” nelle proprie attivita’ sono solo ideologiche…anzi incostituzionali! (Soprattutto poi se fanno danno ai capitali investiti).
Le nostre battaglie sono di merito, cioe’ del diritto a vendere farmaci che non sono soggetti ad una ”convenzione statale”, oltre che difendere un pricipio, che e’ quello della libera professione anteposta ai profitti di pochi.
Forse gli indiani d’America furono decimati perche’ risultavano ”incostituzionali” secondo i canoni espansionistici dei bianchi, ma quella era solo la scusa di facciata per appropriarsi anche del loro territorio.