Il Consiglio regionale lombardo ha approvato la legge che prevede nuovi criteri di compartecipazione alla spesa socio-sanitaria legati al nucleo familiare. Nuove regole anche per le nomine delle Asp. Il Pd: “Vanificate le garanzie dei Lea”
16 FEB – Compartecipazione dei cittadini secondo il reddito per i servizi sociosanitari di cui beneficiano, come le Rsa, e nuove regole per la scelta dei vertici delle Asp, cioè le aziende di servizi alla persona. Sono queste alcune delle novità contenute nel progetto di legge appena votato dal Consiglio Regionale della Lombardia sul Fattore Famiglia, un indicatore cioè delle politiche sociali, che non solo tiene conto delle situazioni reddituali e patrimoniali, ma contempla anche numero di figli e carichi di cura, come la presenza nel nucleo familiare di anziani non autosufficienti o disabili.Il testo, che modifica anche il calcolo dell’Isee, ha suscitato le critiche veementi delle opposizioni, che non lo hanno votato, nonché di Cgil e Anci. Per quanto riguarda i servizi socio-sanitari, la modifica arriva con un emendamento che prevede che “nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza, la determinazione degli oneri per le prestazioni sociosanitarie, erogate dalle unità d’offerta sociosanitarie a carico del fondo sanitario, è stabilita per tipologia di unità d’offerta sulla base dello standard regionale di accreditamento, delle condizioni di salute della persona assistita e dei criteri di cui all’art. 8 comma 2”.
Ma secondo il gruppo consiliare del Pd, proprio il riferimento a questo comma dell’art. 8 vanifica di fatto il rispetto dei lea. Nel comma della nuova legge regionale in questione si stabilisce infatti che la quota di compartecipazione al costo delle prestazioni sociali e sociosanitarie sia stabilita in base ai criteri di valutazione del reddito e del patrimonio del nucleo familiare, del patrimonio mobiliare e immobiliare, oltre al carico familiare e il livello di assistenza richiesto. Il che significherebbe che, per la parte di prestazioni sanitarie erogate dall’area socio-assistenziale, dunque coperte dall’assessorato alla Famiglia, scatta la compartecipazione del cittadino in base al reddito, e non più solo in base alla gravità della sua situazione, come era previsto fino a oggi.