Carissimo Maurizio,
ho letto con attenzione la Tua ultima, così come quelle precedenti, alle quali non ho risposto, non per scortesia, ma solo per evitare quelle che ritengo inutili polemiche.
A fronte di queste Tue ultime valutazioni, ritengo però” importante comunicarTi il mio pensiero:
quando sono stato eletto nel Sunifar, a fronte di uno tsunami che nel frattempo, dopo anni di apparente tranquillità relativa, si era scatenato e che prevedeva di dover giocare non su un solo tavolo, ma su più tavoli contemporaneamente (reminerazione, convenzione, riordino, servizi ecc), promisi ai colleghi che mi sarei “battuto” in modo particolare per tre problematiche che all’ora erano state ritenute importanti: l’unità del Sunifar (uscivamo da una guerra intestina atroce e stupida), la tutela della ruralità (così come intesa dalla normativa vigente), ed un eventuale concorso per soli titoli, atteso dall’intero mondo rurale da quasi venti anni. Il notevole consenso avuto della categoria, evidentemente, sanciva l’importanza di questi argomenti.
Purtroppo a tutto questo si sono aggiunti altri tsunami, terremoti, maremoti e quant’altro, evidenziati ogni giorno dai vari TG, giornali, settimanali ecc.Avere a che fare con attacchi mediatici continui, crisi finanziarie MONDIALI, tentativi di finanziarie devastanti (ne abbiamo passate cinque), modifiche a Leggi (art.32) e finanche alla Costituzione, decreti di liberalizzazione TOTALE e chissà che cosa altro ancora, non è¨ certamente cosa facile.Il Sunifar (che oggi con grande orgoglio posso dire senza possibilità di smentita è un compatto monolite granitico) e questo Consiglio di Presidenza, si sono trovati nel mezzo di tutto questo. Questa, qualora non sia stata ben compresa, non è una battaglia, è una guerra: è la guerra per la vita, la nostra vita.
Come in ogni guerra, le varie battaglie si perdono e si vincono, è non credo abbia molto senso osannare alla santità subito quando si consegue un positivo risultato e viceversa preparare immediatamente le croci per una rapida crocifissione, quando le cose non vanno totalmente nel senso sperato.
Credo sia molto piÃ’ profiquo darsi da fare per unire, e non per dividere, impegnarsi, ognuno a casa propria, in ambito provinciale e regionale e cercare, ma tutti insieme, di addivenire a positivi risultati che possano essere “esportati” in ambito nazionale, piuttosto che andare a vedere quello che fanno “altri” e soprattutto se lo fanno secondo i propri desiderata, o peggio ancora cercare di fare i primi della classe.
Le cose viste da casa propria inducono a certe considerazioni che quasi mai sono le stesse che si vivono nella Capitale. Questa non è una disputa tra urbani e rurali, non c’è un risultato molto negativo, uno negativo, uno così¬ così ed uno positivo. E’ il complesso che deve essere attentamente valutato. Se è vero il detto:” quando il dito indica la luna, l’imbecille guarda il dito”, allora dobbiamo essere pronti, uniti, compatti a rimboccarci le maniche, a guardare la “luna” e cercare con il massimo dell’impegno di tutelare le nostre Farmacie.
Personalmente quindi sono convinto che se faremo meno polemiche e più fatti, se riusciremo ad essere uniti, se riusciremo a fare un po’ di “pulizia” nel nostro interno, se riusciremo a capire che non è possibile tutelare gli interessi personali, ma che occorre guardare al “bene comune”, se riusciremo a capire che quando si danno indicazioni di comportamento, queste vanno rispettate, e non bisogna guardare solo la propria convenienza, e ricorrere alla Federfarma solo quando si viene in qualche modo “toccati”, se riusciremo a capire che la forza di ogni categoria risiede nella “unità sindacale”, e non nella unità individuale, se riusciremo a capire che le critiche sono fondamentali per la dirigenza ma solo quando sono costruttive, se riusciremo a capire tutto questo (non vuole essere la parodia di una poesia di Kipling), allora forse saremo pronti a “batterci” contro un governo di “professori” che ci vuole morti.
Con la simpatia e la stima di sempre.
Alfredo Orlandi
Presidente Sunifar
Per chi non avesse letto la lettera di Maurizio Vecchia riportiamo il link