Si riaccende, in Federfarma, lo scontro tra maggioranza e opposizione dopo il sì del Senato al decreto liberalizzazioni. Venerdì sera Federfarma Varese, riunita in consiglio, ha approvato una mozione di sfiducia nei confronti della presidenza Racca, da portare al voto dell’assemblea nazionale fissata per il 13 marzo. Ieri, invece, Federfarma Roma ha diffuso una nota nella quale si esprimono forti critiche alla linea politica del sindacato. “Non possiamo non evidenziare – si legge nel comunicato – che mentre tutte le altre categorie interessate dalle liberalizzazioni hanno fatto e continuano a fare il diavolo a quattro, Federfarma nazionale ha rinunciato a iniziative di protesta di forte impatto come l’annunciato sciopero, puntando esclusivamente a un intervento sul Parlamento e sul Governo”.
I risultati, prosegue la nota firmata dal presidente dei titolari romani, Franco Caprino, sono evidenti: “è come aver perso una guerra senza averla combattuta. Ci chiediamo a questo punto che senso ha continuare a seguire la politica del sindacato nazionale”.
Prima ancora era stato il presidente di Federfarma Umbria, Augusto Luciani, a ripercorrere in una lettera aperta le “mancanze” della categoria: “Non siamo riusciti a incidere in nessun modo – scrive Luciani – rispetto al progetto di ristrutturazione, o meglio destabilizzazione, che il governo andava configurando”. E se è vero che al Senato Federfarma è riuscita ad alzare il quorum di qualche centinaio di abitanti, è altrettanto vero che è stato del tutto mancato l’obiettivo che, nel manifesto dello scorso ottobre, veniva posto come corrispettivo di un abbassamento assai meno traumatico di quello stesso quorum: l’abolizione della presenza del farmacista negli esercizi di vicinato e il riassorbimento delle parafarmacie.