Intervento di Fabio Romiti – MNLF

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L’articolo 11 del decreto “Cresci Italia”, così come approvato dal Senato dopo il maxiemendamento, sarà ricordato come lo “spartiacque”nell’assetto legislativo del sistema farmaceutico italiano. Questo non tanto per i contenuti, ma perché rappresenta un cambiamento reale dell’assetto di potere all’interno della categoria.

La percezione nella pubblica opinione di una forza professionale capace d’imporre le scelte politiche a Governo e Parlamento, uscita a gennaio dopo la “notte dei lunghi coltelli”, in occasione del primo decreto “Salva Italia”, ha dato l’avvio a tutta una serie di reazioni a catena, i cui frutti vengono oggi raccolti.
Per le farmacie l’articolo 11 è figlio legittimo di quella notte in cui un po’ di arroganza unita a scarsa lungimiranza strategica l’hanno fatta da padrone.

Molti, troppi, avevano creduto, senza comprendere il momento politico ed economico, che si potesse continuare nelle vecchie logiche dilatorie, ove l’intreccio d’interessi con i referenti politici di sempre avrebbe respinto ancora una volta l’attacco.
Così non è stato.
Il Governo non si poteva permettere un ulteriore fallimento, ne andava della sua credibilità e non solo sul fronte delle farmacie. Tra Alfano e Gasparri il primo ha un peso politico assai maggiore del secondo.
Molti titolari oggi dovrebbero porsi proprio questa domanda: cosa sarebbe avvenuto se avessero accettato che i farmaci di fascia C fossero stati liberalizzati? Quali le conseguenze reali per la loro attività? Quali quelle in termini di fatturato? Credo che si debba partire proprio da qui per operare una seria riflessione sull’articolo 11 del
decreto “Cresci Italia”.
Un testo che, a nostro avviso, presenta luci ed ombre ed ha alla base un errore di fondo “grossolano”. Lo spostamento del centro decisionale sulla localizzazione delle nuove farmacie è positivo, ma servono ulteriori chiarimenti, positiva la liberalizzazione della ricetta veterinaria e delle preparazioni galeniche sui medicinali senza obbligo di ricetta, questo sì è riconoscimento vero della professionalità dei farmacisti che operano nelle parafarmacie. Come positiva è la cancellazione del limite dei 12.500 abitanti presente nel primo decreto. Il MNLF questi emendamenti li ha materialmente concepiti e per essi si è battuto.
Il resto è stato un esercizio di “mediazione” tra i desideri delle diverse componenti con alcune discrepanze che minacciano l’applicazione dell’intero articolo e lo espongono a numerosi ricorsi per legittimità costituzionale. Primo fra tutti il comma dove, pur con il nobile fine di dare ai giovani sotto i quaranta anni la possibilità di associarsi per partecipare al concorso, ci si pone in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione e con una Direttiva CE fatta propria dal Governo italiano sulla parità (art. 2 della direttiva 2000/78/CE) che recita testualmente: per “principio di parità s’intende l’assenza di qualsiasi discriminazione diretta o indiretta a causa della religione, delle convinzioni personali, degli handicap, dell’eta’ o dell’orientamento sessuale”. Meglio sarebbe stato dare a tutti questa possibilità senza legarla saldamente ad un’età precisa o magari prevedendo una percentuale associativa riservata ai colleghi sotto i quaranta anni (es. 4 componenti, 2 sotto i quaranta anni, 2 sopra).
Confusione estrema, come se due parti del testo fossero state oggetto di un copia-incolla senza rilettura, la norma relativa al pseudo – pensionamento del titolare di farmacia. Anche questo sarà un fronte che darà diversi problemi. La soluzione voleva essere una sorta di compromesso, ma certe volte è meglio andare direttamente all’obbiettivo o non provarci per niente.

Ma l’errore più grossolano che è stato commesso è quello relativo alla valutazione dei titoli. Come nel 1968 e nel 1991 anche nel 2012 si è compiuto lo stesso errore: soddisfare gli interessi di alcuni favorendoli palesemente nelle graduatorie per l’assegnazione delle nuove sedi. Poca meritocrazia, molta spartizione.

Molti farmacisti titolari di farmacia rurale sussidiata, i titolari di farmacia sopranumeraria e qualche titolare di parafarmacia potranno vincere una sede farmaceutica. Zero possibilità o quasi per i farmacisti collaboratori che anche se con venti o più anni di esperienza non avranno alcuna possibilità matematica di vincere una sede.

Non era “equità” la parola chiave usata dallo stesso Premier? Insomma un testo che si presta nella sua attuazione ad incontrare diverse difficoltà e il cui “decreto aggiuntivo” promesso sembra avere un percorso tutto in salita e di difficile realizzazione. Per questi motivi sarà interessante seguire con attenzione quante farmacie saranno aperte da qui ad un anno.
La divisione interna alla categoria si è approfondita e sino a quando non si cambierà mentalità cessando di utilizzare il potere politico per soddisfare o difendere i propri “appetiti” sarà difficile trovare soluzioni condivise. Oggi anche gli appelli di chi si propone come “guida” istituzionale appaiono difficilmente credibili dopo che per mesi gli stessi soggetti sono apparsi tutto tranne che “giudici imparziali”.
Continuiamo a credere che un sistema duale di distribuzione del farmaco sia ancora la soluzione ideale. Un sistema fondato su due pilastri, il primo quello della farmacia convenzionata con il S.S.N. come sino ad oggi l’abbiamo conosciuto e l’altro basato sulla farmacia non convenzionata. Un progetto che il MNLF presentò oltre dieci anni or sono ed in grado di dare a tutti i laureati in farmacia un’opportunità.
Altrimenti c’è il sistema tedesco, ma sempre di libero esercizio professionale si tratta.

Fabio Romiti
V. Presidente MNLF

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