Con un’ordinanza il Tar della Lombardia ha deciso di rinviare alla Corte di Giustizia Europea la norma che vieta alle parafarmacie di vendere i farmaci di fascia C con prescrizione ma non a carico del Ssn. Per il Tar, infatti, le norme sarebbero in contrasto con la legislazione comunitaria.
Il Tar della Lombardia ha deciso di rimettere al giudizio della Corte di Giustizia Europea la norma italiana che vieta la vendita dei farmaci di fascia C soggetti a prescrizione, ma non a carico del Ssn, in quanto contraria al diritto dell’Unione Europea. Una decisione che segna un punto a favore delle parafarmacie nella loro battaglia con le farmacie per liberalizzare il mercato dei farmaci di fascia C. Il ricorso, proposto dalla titolare di una parafarmacia di Saronno (Va) contro la Asl di Varese, il ministero della Salute, l’Aifa, il comune di Saronno e la regione Lombardia, è l’ultima tappa di una lotta iniziata un anno fa circa dal Coordinamento nazionale delle Parafarmacie, l’associazione di settore che raggruppa gli oltre 3800 esercizi nati nel 2006.
“Un anno fa avevamo presentato il nostro quesito – spiega Giuseppe Scioscia, presidente del coordinamento – cioè se i farmaci di fascia potevano essere venduti nelle parafarmacie, alle asl e al ministero della Salute, che lo scorso 18 agosto rigettò la richiesta sulla base della normativa vigente in materia. Così a novembre abbiamo depositato il ricorso al Tar, che giovedì scorso ha depositato la sua risposta, in cui spiega che ritiene fondate le discriminazioni operate nei confronti dei farmacisti di parafarmacie, ed ha perciò rimesso la questione alla Corte di Giustizia europea”.
Nel suo provvedimento il Tar sostiene infatti che non vi sarebbero motivazioni per impedire la vendita di questi farmaci anche nelle parafarmacie. Anzi, la disciplina “italiana sembra in contrasto” con la normativa europea (art. 49 Tfue) “in quanto idonea a rendere di fatto impossibile lo stabilimento di un farmacista in Italia che voglia accedere al mercato dei farmaci di fascia C, oltre che rendere più difficile lo svolgimento di tale attività economica nel mercato nazionale”. Secondo il Tribunale amministrativo “non sembrano esserci motivi che possano giustificare una tale restrizione all’esercizio di una libertà economica, né vi è alcuna motivazione legata all’obiettivo di ripartire in modo equilibrato le farmacie nel territorio nazionale, né di aumentare la sicurezza e qualità dell’approvvigionamento della popolazione di medicinali, di un eccesso di consumo o di ammontare di risorse pubbliche assorbite”.
Soddisfatti i parafarmacisti. “Siamo contenti di questa decisione – conclude Scioscia – perché segna un altro punto importante. Vediamo ora come si pronuncerà la Corte europea. Noi comunque continueremo a lottare perché sia autorizzata la vendita dei farmaci di fascia C nelle parafarmacie. Il decreto liberalizzazioni ci ha accontentato in minima parte, assegnandoci la vendita dei farmaci veterinari con ricetta. La nostra preparazione e gli standard di qualità e sicurezza dei nostri esercizi sono gli stessi delle farmacie. Non vedo perché non ci debba essere riconosciuta questa possibilità. L’auspicio – conclude Scioscia – è che la normativa italiana in materia venga adeguatamente rivista in una prossima occasione legislativa, prima che la Corte di Giustizia intervenga a censurare l’evidente quanto ingiusta discriminazione a nostro danno”.