Dissimulare l’antipatia che nutro nei confronti del segr. del PD Bersani è esercizio inutile e innaturale. Prenderò, quindi, spunto dalle ultime esternazioni del “nostro” per ricordare a me stesso quanto la mia professione avrebbe fatto volentieri a meno delle sue attenzioni e per ricordare a tutti quelli a cui toccherà in sorte di sorbirsi i miei vaneggiamenti, quanto sia grande il fastidio che mi procura ascoltare le sue dichiarazioni.
Il giorno 26 marzo 2012, Bersani ricorda al Governo quanto sia importante “ascoltare“, prima di prendere decisioni.
Credo che l’abbia detto solo perchè costretto dalle circostanze che vedono la norma in questione (riforma del lavoro – art.18), interessare larga parte dell’elettorato di centrosinistra. Considerato il fatto che la sua leadership risulta sempre più sbiadita, non ha potuto fare a meno di prendere una posizione.
E’ la prima volta che sono d’accordo con Bersani, perchè credo sia doveroso, in nome dell’equità, della giustizia, del diritto alla partecipazione ed alla concertazione, “ascoltare” prima di decidere.
Tutti questi sacrosanti principi, però, quando il collo offerto alla mannaia è stato il nostro, non li ho sentiti enunciare da nessuno dei rappresentanti del PD, tantomeno dal segretario Bersani, il quale peraltro, nella qualità di ministro del Governo Prodi non solo non ha “ascoltato” , abdicando al profondo senso di giustizia ed equità di cui si sente oggi pervaso, ma ha fatto di più e di meglio: non ci ha neanche ricevuti.
E’ per questo motivo che, quando sento questa roba in televisione, mi viene da vomitare.
Stefano Italiano – Farmacista
2 risposte a “Dei pesi e delle misure”
Come fate a mettervi sullo stesso piano di un operaio che guadagna 1200 euro al mese e col nuovo aticolo 18 rischia il posto se il titolare della sua azienda si sveglia una mattina e decide di licenziarlo? Non sono di sinistra, non mi piace Bersani, sono favorevole alle modifiche del sistema lavoro, soprattutto mi piacerebbe vederle applicate anche agli statali, ma da persona equilibrata mi chiedo e richiedo: come è possibile che una classe di persone vissute nell’agio procuratogli da una ingiusta posizione di rendita, e non derivante dal semplice merito, possa veramente pensare di essere sullo stesso piano di un operaio? Credo che siate persone prive di coscienza. E in quanto farmacista, dissento da questo articolo che giudico veramente vergognoso.
Mi spiace che non abbia compreso lo spirito di quanto ho scritto.
Non ho in alcun modo paragonato la posizione di un titolare di farmacia a quella di un operaio.
Ho,anzi, precisato che mi sembra sacrosanto discutere con le parti interessate, provvedimenti così importanti, prima di prendere decisioni sottolineando, mio malgrado,di trovarmi per la prima volta d’accordo con Bersani.
Ho solo sottolineato l’incoerenza delle posizioni prese dal segr. PD e l’antipatia, spero che me lo consenta posto il regime democratico ancora in vigore, che nutro nei confronti del personaggio.
Rispetto le sue opinioni ma non vedo come si possano relazionare alle due righe da me pubblicate e, quindi, rispedisco al mittente il dissenso poichè non ho scritto nulla di cui vergognarmi.