Sono Lombardia e Toscana ad aprire le danze sul comma 17, quello che esclude dalla direzione della farmacia i farmacisti ultra65enni. Nelle due regioni, infatti, i titolari in età pensionabile hanno iniziato a ricevere dalle Asl i primi “avvisi”: il tono è formale, non vengono indicate scadenze perentorie, ma la richiesta è quella di adeguarsi velocemente a quanto previsto dal decreto liberalizzazioni e comunicare all’Azienda il nome del nuovo direttore. Per ora si ha notizia di missive in tre o quattro province, ma gli invii sono destinati ad allargarsi a macchia d’olio. A Mantova si registrano già parecchi recapiti, a Siena, Lucca e Arezzo starebbero ricevendo lettere anche i titolari con meno di 65 anni, a Lecco l’Asl avrebbe già anticipato una bozza a Federfarma e Ordine dei farmacisti, a Varese i primi avvisi dovrebbero partire a giorni e da colloqui informali con l’Azienda sanitaria risulterebbe che l’orientamento è quello di dare alle farmacie un paio di mesi per rispondere.
L’ingranaggio, in sostanza, si è messo in moto e altre regioni seguiranno a breve. Per fermarlo non c’è che l’incontro di giovedì prossimo tra i vertici di Federfarma e il ministro Balduzzi: l’orientamento del dicastero parrebbe quello di concedere una dilazione di alcuni mesi nell’applicazione del comma, il sindacato invece mirerebbe a una radicale riscrittura ma prendere tempo potrebbe anche essere un compromesso accettabile. Intanto si lavora anche ad altre ipotesi: ricorsi al Tar (qualche Federfarma provinciale si sta già preparando) o al Consiglio di Stato e via di seguito. Restano invece prive di fondamento le voci di un prossimo intervento dell’Enpaf per alzare l’età pensionabile a 68 anni. Il percorso è già disegnato, la riforma dovrebbe essere varata a giugno ma l’innalzamento potrà avvenire solo per gradi, cioè in non meno di cinque o sei anni. Anche perché, ricordano all’ente di previdenza, ogni delibera dovrebbe essere approvata dai Ministeri competenti, da sempre severi sulla stabilità delle casse.
Via Farmacista33