Chi crede che la partita fascia C si sia conclusa con il decreto “salva Italia” dello scorso dicembre avrebbe dovuto partecipare al convegno, organizzato a Genova dalla Coop, in cui è stato presentato il rapporto “La distribuzione dei farmaci in Italia: difesa della salute o difesa delle rendite?”. Si sarebbe dovuto ricredere. C’erano Gianni Cozzi e Cinzia Panero, rispettivamente docente e ricercatrice della facoltà di Economia dell’università di Genova, che hanno realizzato il rapporto, c’era il Cergas Bocconi con Monita Otto, coordinatrice dell’Osservatorio farmaci, c’erano Nicola Salerno del Cerm di Roma e Riccardo Varaldo del Laboratorio management e sanità della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. E poi Giampiero Lugli, docente di marketing distributivo alla Facoltà di Economia dell’Università di Parma, che ha dichiarato: «Se per liberalizzazione intendiamo un provvedimento che stimola la concorrenza, quella che è stata fatta nel settore delle farmacie non è una liberalizzazione. La sola ricetta possibile per stimolare la concorrenza, se si vogliono mantenere prezzi imposti e pianta organica, è ridurre il vincolo assortimentale». Che significa esattamente? Fare uscire la fascia C dal canale farmacia.
Che poi per la Gdo è un po’ Mors tua vita mea, come ha ben fatto capire Vincenzo Santaniello della Coop: «Nel giro di un anno le farmacie, con l’aumento dei nuovi esercizi perderanno il 20 per cento dei loro fatturati e peggioreranno anche i costi della distribuzione intermedia. Tutti, anche i corner, perderanno con l’aumento del numero delle farmacie». E quindi è indispensabile – per loro – l’uscita della fascia C; se poi il sistema farmacia non sarà più sostenibile, perché la fascia C è ossigeno, è margine per i titolari di farmacia, non è certamente un problema delle Coop.
Sulla rivista esamineremo in dettaglio il rapporto, ma intanto vi riportiamo le conclusioni: «Per quanto riguarda la filiera del farmaco il decreto prevede misure strutturali drastiche, ma lascia immutate sia alcune procedure molto delicate – specie nella determinazione dei prezzi e dei margini per i farmaci a carico del Ssn – sia il divieto di vendere farmaci di classe C nelle parafarmacie e nei corner. Se applicato nella sua versione attuale consente, a nostro avviso, di incentivare la concorrenza tra le farmacie, ma impedisce una, seppure parziale, concorrenza multicanale, da cui, a nostro avviso, potrebbero derivare dinamicamente maggiori vantaggi per i consumatori». Riusciranno i titolari di farmacia a perdere a breve anche la battaglia sulla fascia C?
Via Punto Effe