Cardioaspirina. Le donne non la usano. Anche quando dovrebbero

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Solo il 40-50% delle donne usa il farmaco pur avendo una familiarità con le cardiopatie o una storia pregressa di malattie cardiovascolari. L’allarme da un’indagine statunitense che ha coinvolto 127 organizzazioni sanitarie. Quotidiano Sanità ha contattato Cathleen Rivera vje ha guidato la ricerca.

10 APR – Sebbene le malattie dell’apparato circolatorio siano la prima causa di morte per le donne, e nonostante le Linee Guida internazionali raccomandino l’uso della cardioaspirina per le persone a rischio, sono meno della metà le donne che dovrebbero assumerla e che lo fanno davvero. Il preoccupante risultato arriva da uno studio condotto da un team con scienziati della Scott and White Healthcare in Texas, della Navigant Healthcare Consultants di Chicago, e del Texas A&M Health Science Center ed è stato pubblicato sul Journal of Women’s Health.I dati arrivano da un questionario online sulla valutazione del rischio cardiovascolare:all’inchiesta, disponibile sui siti delle 127 organizzazioni sanitarie e centri di ricerca che hanno partecipato e aperta a chiunque volesse partecipare, hanno preso parte circa 200 mila donne statunitensi. Tra quelle cui era stato raccomandato l’uso di cardioaspirina all’interno del campione, però, solo una percentuale tra il 41 e il 48 per cento dichiarava di assumere effettivamente il farmaco giornaliero. Le percentuali più alte si avevano tra le donne con familiarità per le cardiopatie o che sapevano di avere il colesterolo alto. “Dai dati che emergono dal questionario è evidente che la maggior parte delle donne non segue le raccomandazioni e le disposizioni che si trovano nelle Linee Guida internazionali”, ha detto a Quotidiano Sanità la principale autrice dello studio, Cathleen M. Rivera della Scott and White Healthcare. “Purtroppo però ancora non sappiamo perché, e proprio per questo stiamo pensando di continuare a indagare l’argomento, in studi futuri”.
Il problema, secondo Rivera, è anche che le donne non sono bene informate. “La questione della prevenzione primaria tramite cardioaspirina, ovvero quella rivolta alle donne che non hanno una storia precedente di patologie cardiovascolari è ancora dibattuta”, ci ha spiegato la ricercatrice. “Invece, per la prevenzione secondaria l’assunzione di questo farmaco è ormai uno standard, per questo è così preoccupante che le donne non la assumano. Probabilmente, per risolvere questo problema bisognerebbe approntare una campagna educativa e informativa, bisogna aumentare la consapevolezza delle donne rispetto all’argomento e rispetto ai benefici che la cardioaspirina potrebbe portare”.

Laura Berardi 

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