Sulla liberalizzazione degli orari la Sicilia si prepara a chiedere un parere all’Avvocatura generale dello Stato. La notizia arriva direttamente dalla Regione ed è anticipata in una circolare diramata nei giorni scorsi alle Asl e agli Ordini dei farmacisti dell’isola. L’obiettivo è quello di fugare ogni dubbio sull’applicazione della norma (il comma 8 dell’articolo 11, per essere precisi) e soprattutto capire come la liberalizzazione impatta sulla legge siciliana sugli orari, che di fatto non viene toccata. «Si ritiene» scrive non a caso l’assessorato alla Salute nella circolare «che il comma non faccia venir meno le vigenti disposizioni regionali in ordine, per esempio, ai turni stabiliti dalle autorità competenti, ai giorni festivi di chiusura, al riposo infrasettimanale e alle chiusure annuali per ferie». A una prima lettura, prosegue il documento, la norma nazionale «non può che sottintendere la permanenza dell’obbligatorietà degli orari già previsti, ferma restando la possibilità per le farmacie di aprire in orari aggiuntivi». L’esigenza di salvaguardare le disposizioni locali, tuttavia, suggerisce alla Regione l’ipotesi che per poter essere applicato dalle farmacie siciliane il comma 8 abbia bisogno di «un intervento regolatorio» dell’amministrazione stessa. In altri termini, «un’ulteriore regolamentazione di dettaglio» da parte del governo siciliano «al fine di garantire l’uniformità e l’omogeneità nell’espletamento del Servizio pubblico».
Sarà l’Avvocatura dello Stato a confermare o meno l’ipotesi. Nel frattempo, agli Ordini viene rivolto l’invito di dare indicazioni alle farmacie affinché si evitino «comportamenti disomogenei in contrasto con la natura pubblica del Servizio». Insomma, stare alla finestra fino a quando da Roma non arrivano indicazioni. Che, certamente, risulteranno utili non solo ai siciliani.
Via Farmacista33