Egregio Professore,
ho letto con attenzione il file pubblicato su questo sito riguardante la nuova distribuzione delle farmacie in Italia, alla luce del decreto liberalizzazioni.
Ho notato, ad esempio, che nel comune di Briga Alta, in provincia di Cuneo, verrà aperta, secondo la normativa richiamata, una nuona farmacia.
Tuttavia un dato ha colto la mia attenzione: il numero degli abitanti pari a 48!!!
In realtà di tali esempi potrei enumerarne diversi, in tutt’Italia.
Vorrei chiederle se, in queste situazioni, rimarrà il noto sussidio per farmacie rurali perchè altrimenti credo che nessun collega sarebbe disposto ad aprire una nuova farmacia, in tali contesti.
Con grato ossequio.
Antonia Natali
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Tutti i comuni italiani hanno il diritto di essere inseriti nel computo delle sedi vacanti allorquando si vogliano bandire concorsi per sedi farmaceutiche a livello regionale. Questo ovviamente determina diversi problemi : il più grave dei problemi è di creare in molti l’illusione che il numero di sedi sia talmente vasto da indurre tutti nella speranza di acquisirne facilmente una per se stessi. Ritengo, naturalmente è un mio criterio di valutazione personalissima, che, oggi , aprire una sede farmaceutica in un comune con meno di mille abitanti sia da considerarsi un rischio commerciale. Facciamo un pò di conti, anche se molto superficiali, solo per avere una idea di massima per l’orientamento: mediamente il numero di ricette SSN corrisponde all’80% della popolazione residente per cui in un comune con 1000 abitanti si avranno circa 800 ricette SSN al mese . Il valore medio attuale di una ricetta si aggira sui 20 euro. avremo quindi un valore lordo della distinta di circa 16 mila euro/mese, A questi è ragionevole aggiungere la quota delle vendite per contanti che, considerando le vendite SSN il 70% del fatturato potremmo valutarlo in circa 7 mila euro/mese. Avremo così un fatturato globale di circa 23 mila euro/mese. Tale importo al netto di ogni spesa e delle tasse potrebbe produrre un reddito di circa 1800 euro/mese. Non male in teoria se non si hanno altre spese procurate dal ricorso a finanziarie per l’avviamento dell’attività che comporterebbe una sofferenza almeno decennale.. Le sovvenzioni per le farmacie rurali sono di carattere regionale e non consentono, da sole, il mantenimento del servizio. Le quote più elevate si hanno in Abruzzo e in Molise e sono legate al fatturato prodotto dalla farmacia. Meglio non contarci quindi e accettare sedi laddove sia possibile espletare un servizio dignitoso alla popolazione contando sulle proprie forze. Consiglio quindi di non accettare sedi con scarsa popolazione anche in considerazione che i fatturati sono destinati a scendere ancora e la redditività della farmacia a dimininuire.