Seppure l’oramai famigerato decreto promulgato dal governo Monti sia oramai una questione data per effettiva, la Regione Puglia sembra voler opporre qualche resistenza. Nonostante la nuova legislazione preveda che le farmacie possano aprire al pubblico anche al di là degli orari obbligatori, il dirigente del Servizio Programmazione, Assistenza territoriale e Prevenzione è stato molto chiaro: “Non è consentito alle farmacie che non sono di turno, esercitare la facoltà di aprire in orari diversi da quelli obbligatori” . Il Codacons e Avvocati dei consumatori gridano all’eccesso di potere e si riservano il diritto di agire davanti al Tar. L’incidente potrebbe rappresentare un fatto molto importante, perché, da qui, il problema si estenderà in ogni regione italiana. Molti occhi sono puntati sulla questione pugliese perché, inevitabilmente, farà da riferimento per tutti. Nel decreto è prevista la possibilità di aprire la propria farmacia “al di là degli orari in cui l’apertura è obbligatoria”; la Regione Puglia, a chi le imputa un atto illegittimo, risponde: “La Regione stabilisce che si devono intendere per turni obbligatori quelli svolti di notte e nei giorni festivi”. La questione sembra si sviluppi sull’impervio terreno della lana caprina, ma in realtà il problema è sostanziale. L’attenzione per il dettaglio nell’interpretazione della norma diventa essa stessa il senso più profondo della legge. Questo incaglio, fa nascere anche un dubbio più generale: le nuove norme sopravviveranno alle vecchie? Ci domandiamo se le vecchie norme non costituiranno una palude con molte sabbie mobili, in cui la tanto sbandierata liberalizzazione della farmacia italiana annegherà in poco tempo.