La Svizzera e l’industria del farmaco

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La chiusura della sede di Ginevra della Merck Serono da parte della casa madre tedesca Merck, con il conseguente taglio di molti posti di lavoro , è certamente una cattiva notizia. Un fatto sicuramente negativo, che però va inquadrato nel contesto nazionale e internazionale. Per cercare di capire cosa sta accadendo e, soprattutto, cosa potrà accadere nella prossima fase in un’industria così importante come la farmaceutica.

La preoccupazione di chi lavora nella Merck Serono è legittima ed ogni sforzo andrà fatto per mitigare questo colpo che è duro, per Ginevra ma anche, più in generale, per chi lavora in Svizzera nell’industria farmaceutica ed in attività a questa collegate. Di fronte ad un fatto del genere è chiaro che ora sorgono interrogativi anche sulle prospettive più nel complesso della farmaceutica in Svizzera. E qui bisogna distinguere, andando a vedere appunto quali sono le cause principali della ristrutturazione annunciata da Merck Serono.
Le cause sono da un lato legate alla situazione internazionale, dall’altro a problemi specifici del gruppo Merck. Nella gran parte dei Paesi sviluppati i costi sanitari sono attualmente sotto pressione e la tendenza è, dove più dove meno, alla riduzione di questi costi. I margini per molti gruppi della farmaceutica tendono ad essere minori rispetto al passato e l’aumento di vendite di farmaci nei Paesi emergenti non sempre riesce a compensare il calo sull’altro versante. Si può obiettare che i grandi gruppi farmaceutici realizzano ancora utili non secondari, come nel caso della stessa Merck. Ciò è vero, ma per capire la situazione occorre tener presente che questi gruppi, tra cui anche i giganti elvetici Novartis e Roche, guardano avanti e tentano di adeguare i costi (rilevanti sono anche quelli della ricerca) non solo a quello che c’è ora, ma anche e soprattutto a quello che probabilmente ci sarà nella prossima fase. Ciò detto, bisogna anche aggiungere che qualcosa probabilmente non ha funzionato bene nella gestione di Serono da parte di Merck. La sorpresa di Ernesto Bertarelli, che aveva ceduto Serono nel 2006, di fronte all’annuncio della chiusura della sede di Ginevra suona oggettivamente come una conferma di problemi prima non esistenti, o almeno non in questa misura, e poi nati o aumentati durante la gestione Merck. Il gruppo tedesco punta il dito contro i problemi legati al quadro internazionale. Ma si sa, ad esempio, anche dei nodi legati alla omologazione non ottenuta per un nuovo farmaco Merck Serono contro la sclerosi multipla. Eppure, la stessa Merck aveva riconosciuto il ruolo centrale della ricerca Serono, pagando anche non poco per l’acquisizione della società biotecnologica ginevrina. Capire cosa non ha funzionato nella gestione aziendale sarebbe interesse della stessa Merck e dei suoi azionisti, oltre che, naturalmente, dei dipendenti e dell’industria elvetica più in generale.
Ma da tutto ciò sarebbe sbagliato trarre la conseguenza che la Svizzera non sarà più una sede rilevante per la farmaceutica. Intanto, bisogna dare le dimensioni al pur doloroso e per alcuni aspetti sorprendente passo di Merck. Con il doveroso rispetto per chi perde il posto, nella valutazione complessiva bisogna ricordare che l’industria chimica e farmaceutica in Svizzera impiega direttamente molte decine di migliaia di addetti ed il numero può salire se si calcolano anche le attività collegate. Per quel che concerne la ricerca, la Svizzera resta uno dei Paesi più quotati e chimica, farmaceutica, biotecnologie sono tra i settori in cui più si manifesta questo piazzamento.
D’altro canto, non si può neppure chiudere le porte ai gruppi stranieri. Intanto perché è sbagliato in sé, in un’ottica di mercato. E poi, bisogna ricordare che molti gruppi svizzeri a loro volta effettuano importanti acquisizioni oltre frontiera. Tra questi, vi sono appunto anche i gruppi elvetici della farmaceutica. Al di là di problemi di breve o medio termine, l’apertura economica per la Svizzera ha dimostrato di essere pagante sia in termini di risultati aziendali sia di occupazione, nel lungo termine.
Certo, è vero che la forza del franco pone problemi a molte imprese attive in Svizzera. Ma questo è un sistema Paese che ha mostrato molte volte di saper superare questo ostacolo valutario. Certo, il quadro internazionale citato porta anche le imprese farmaceutiche a riorganizzazioni e ristrutturazioni. Di più, le imprese sono chiamate a innovare rapidamente prodotti e servizi, a cambiare se del caso mercati e alleanze. Una sfida consistente. Ma la presenza nel settore e la capacità di innovare per la Svizzera sono ancora notevoli.

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