In Toscana si delinea all’orizzonte una svolta clamorosa: la Commissione sanità del Consiglio regionale, è pronta per varare una legge regionale per l’uso terapeutico della marijuana. Solo Pdl e Udc si sono opposti al testo presentato, che rappresenta la sintesi di due proposte legge. La Commissione ha fatto diverse consulenze prima di emanare il testo: tra gli altri ha ascoltato diversi pazienti, che hanno assicurato diversi aspetti positivi dell’uso della marijuana e, sopratutto, una mancanza di effetti collaterali. Purtroppo, solitamente, sono i barbiturici e gli oppiacei a dare sollievo in molte terapie, ma gli effetti indesiderati a volte sono davvero drammatici. La cannabis, con i suoi effetti e la sua possibile applicazione in campo medico, è oggetto di feroci diatribe oramai annose. In tutto il mondo. Semplificando un po’ la discussione, possiamo dire che a favore troviamo importanti istituti come l’Accademia Nazionale delle Scienze negli Usa, la British Medical Association ed il Comitato per la scienza e la tecnologia della Camera dei Lord nella sponda inglese dell’Atlantico. In Italia la questione è purtroppo, come troppo spesso accade, politica. Il principio attivo, in forma galenica è già contenuta in tabella II B delle sostanze stupefacenti e psicotrope. Sotto il nome di infiorescenza di Cannabis essicata è vendibile solo sotto prescrizione medica. Paolo Notaro, dell’associazione NoPain, che promuove nel nostro paese la cultura della terapia del dolore, ha dichiarato: “In alcune regioni è già previsto l’uso e il rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale. Si può dare per aerosol o diluita come tisana. Solo che è a carico del paziente, che deve spendere 400-500 euro al mese e quindi non tutti possono permettersela”. Notaro continua con un parere molto forte a proposito dell’iniziativa toscana: “Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di spostare l’attenzione sulla cannabis non dal punto di vista dell’uso delinquenziale, ma di quello terapeutico. Questo purtroppo è un argomento che si presta ai soliti schieramenti da guelfi e ghibellini. In realtà, con le droghe non c’entra nulla. La gente si informa, va su internet, e finisce magari per andare a comprare il farmaco derivato dai cannabinoidi di cui ha bisogno, in Svizzera. Sono farmaci, vanno usati sotto controllo di medici competenti e visto che in Italia a torto o a ragione c’è questa problematica sull’uso per altri fini, ben venga un controllo maggiore, a garanzia di tutti: dei professionisti che magari la prescrivono ma anche dei pazienti che sono controllati. Insomma lo stato dell’arte è che esistono già molecole sintetiche dei cannabinoidi. Perciò vorrei rassicurare che sono prodotti farmacologici e che vengono utilizzati a scopo terapeutico e non delinquenziale. La loro azione è abbastanza conosciuta e descritta”. La marijuana fa ancora paura nel nostro paese, ma è oramai un retaggio culturale; il problema è che i retaggi culturali sono quelli più difficili da cambiare. A volte ci vogliono parecchi lustri. Una speranza in questo senso la fornisce Luca Moroni, presidente della Federazione cure palliative: “La nostra esperienza come federazione cure palliative è che i cittadini sono molto molto ricettivi rispetto a questo tipo di stimolo, perché una volta informati le barriere di tipo culturale sono molto facilmente superabili. Lo sono meno nella nostra esperienza, da parte dei professionisti”.
3 risposte a “Marijuana, la Toscana dice si”
Epico..
Brigida Di Salvatore
gia’ la mia bella toscana