Sono 230 i farmaci di fascia C che il cittadino troverà prestissimo anche nei corner dei supermercati e nelle parafarmacie. Fofi ha definito questa operazione di delisting, fatta dal Ministero della Salute, come “equilibrata”. Ad esclusiva vendita nelle farmacie, con obbligo di ricetta dunque, rimangono circa 3250 farmaci come già inteso nel decreto Salva Italia, più altri 1719 che non hanno le caratteristiche per essere commercializzati senza la prescrizione medica. Andrea Mandelli presidente Fofi, evidentemente soddisfatto, ha dichiarato: ”Bisogna dare atto al ministero della Salute e all’Aifa di aver operato la scelta dei farmaci che perderanno l’obbligo della prescrizione medica con molto equilibrio, tenendo presenti le effettive necessita’ del cittadino in termini di automedicazione, evitando fughe in avanti che pure qualcuno auspicava. Come avevamo detto a suo tempo, questo delisting comporta un’ulteriore riduzione del fatturato delle farmacie convenzionate, visto che questi medicinali saranno ora distribuiti anche negli esercizi di vicinato e nei corner della distribuzione, circostanza che smentisce ancora una volta chi aveva detto che i provvedimenti governativi non toccavano le farmacie di comunità”.
La Coop, invece, titolare di oltre cento corner di farmacia, ha una visione della questione diametralmente opposta: “Un decreto anti-liberalizzazione che mantiene lo status quo ad appannaggio delle farmacie ed è persino peggiorativo rispetto alla situazione precedente. Per i consumatori nessuna diminuzione di prezzo dei farmaci per non aver messo in campo i veri canali alternativi che sarebbero stati la distribuzione moderna e le parafarmacie. Si è gettata alle ortiche una liberalizzazione che solo nel settore dei farmaci di fascia C avrebbe potuto generare una riduzione dei prezzi per un valore di 250 milioni complessivi a beneficio dei consumatori. Non 230, ma al netto solo 136 farmaci vendibili: a conti fatti appena il 6% delle vendite della fascia C”. Dello stesso parere anche il segretario generale di Adiconsum Pietro Giordano che definisce in maniera molto netta il delisting: “Un clamoroso autogol quello segnato dal governo Monti. La mancanza di canali alternativi di fatto ripropone il monopolio delle farmacie, e quindi nessuna concreta possibilità di riduzione dei costi dei farmaci”. Mandelli, in rappresentanza di Fofi, dunque di tutti i laureati in farmacia, ha chiarito alcuni punti, anche a livello pragmatico e professionale, con molta precisione: “Come professionisti, peraltro dobbiamo sottolineare come l’aumento dei medicinali la cui dispensazione e’ affidata alle indicazioni del farmacista renda ancora piu’ importante la sua opera di consiglio del cittadino e renda ancora piu’ evidente la necessita’ di non abbassare la guardia sulla farmacovigilanza. Servirebbe anche, proprio per l’aumento delle opzioni disponibili nell’automedicazione, un piu’ stretto contatto tra tutti gli attori dell’assistenza sul territorio, e un interscambio adeguato di informazioni, ma questo sara’ possibile solo con una riforma organica del servizio farmaceutico e con una rapida implementazione del modello della farmacia dei servizi. Due elementi dei quali pero’ ancora non c’e’ traccia. Allo stesso modo, non si vede l’intenzione di mettere mano a un provvedimento ormai indifferibile per l’equilibrio del servizio: il rinnovo della Convenzione con una nuova formula di remunerazione che permetta la dispensazione in farmacia anche dei medicinali innovativi, cosi’ da rimettere il farmacista al centro del sistema del farmaco italiano”. Tra una botta al cerchio ed una alla botte, la riforma va avanti. Sarà vera gloria?