Conasfa, la federazione dei farmacisti non titolari, si è pubblicamente dichiarata estremamente preouccupata per le misure contenute nel decreto “Salva Italia” a proposito della copertura finanziaria per i prossimi 50 anni in materia di previdenza. Pochi giorni fa L’Enpaf ha esposto, in un convegno, le manovre necessarie che si dovranno assumere per garantire la copertura finanziaria nel prossimo mezzo secolo. Non sembra tirare un buon vento. Il sistema sta per diventare molto complicato e rigido: tutti gli Enti di Previdenza, dovranno garantire la copertura finanziaria per i 50 anni successivi, e questa copertura non può far parte del patrimonio dell’Ente. Verifiche e proiezioni ogni due anni, ogni sforamento implica un commissariamento… e tante altre novità che inquietano molto. Il convengo è da intendersi come pura propedeutica, ma la paura inizia a dilagare. Secondo Conasfa, il Cda di Enpaf proporrà il pensionamento a 68 anni a partire dal 2014. Le modalità ancora non si conoscono. Heriberto Arrigoni, presidente Conasfa ha riportato: “Il Presidente e il Direttore dell’Enpaf hanno garantito che l’Ente, nel panorama nazionale, è tra quelli con maggiori garanzie di stabilità ma, viste le richieste legislative, deve attuare questi aggiustamenti che risulterebbero il ‘male minore’ rispetto al dover ritoccare le quote di tutti gli iscritti”. Tra tecnicismi e politica fatta passare per tecnica, durante il convegno Conasfa ha chiesto spiegazioni e proposto alternative, ma l’Ente Previdenziale si proclama “prigioniero” delle nuove disposizioni di legge. Ribadita la sua completa avversità ad un’innalzamento dell’età pensionabile, Conasfa ha richiesto il massimo sforzo all’ente per dare la massima visibilità a questi cambiamenti, in modo da informare in maniera perfetta tutti gli interessati. Arrigoni spiega: “La contrarietà del Conasfa nasce non solo dal fatto che quanto previsto acuisce ulteriormente la già difficile situazione dei farmacisti collaboratori dipendenti, ma soprattutto dal fatto che in questo momento può apparire come l’ennesimo provvedimento atto a vanificare lo spirito liberalizzatore del Cresci Italia. Se, infatti, con tale decreto il Governo ha inteso garantire delle possibilità di carriera ai farmacisti collaboratori prevedendo l’obbligo, per i titolari di farmacia, di nominare un direttore, al raggiungimento dell’età pensionabile, un innalzamento di questa ha il sapore di una beffa”. E’ indubbio che questa iniziativa sembri aggravare le condizioni dei farmacisti non titolari, che finora pensavano di essere la parte da risarcire.