Gasparri: “Governo Monti ostile ai farmacisti”

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A Cosmofarma è intervenuto, in un convegno anche il presidente dei senatori del PDL Maurizio Gasparri, ed ha dato la sua opinione sulle liberalizzazioni del mondo della farmacia portate avanti dal governo Monti. L’ex Ministro delle Comunicazioni, come di consueto, ha fatto un interventoi molto “tranchant”: “Ho notato ostilità da parte del presidente del Consiglio, Mario Monti, verso alcuni settori, come quello dei farmacisti, dei tassisti o il tema della balneazione, di cui ha una visione astratta e ideologica. Tutti vogliono la crescita del Paese, la libertà economica e di iniziativa  ma non ci si arriva abolendo le categorie”. Se non bastasse, il senatore del PDL, rincara la dose: “il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha cercato fino all’ultimo di servire non so quali interessi… C’è stato quasi il tentativo di impedire un confronto con i farmacisti, colpiti da pregiudizi ideologici non supportati da alcuna ragione economica. Verso di loro c’è stata una sorta di accanimento”.  L’atteggiamento bellicoso di Gasparri, non è certo una novità, ma sposa perfettamente il pensiero di molti che ancora non si sono rassegnati alle liberalizzazioni a cui è stata costretta la categoria dei farmacisti italiani. In ultimo il senatore del PDL, è tornato a fare il suo mestiere di politico rivendicando un atteggiamento protettivo tenuto, a suo dire, dal suo partito verso il sistema italiano della farmaciai: “Finchè abbiamo potuto abbiamo difeso la categoria dei farmacisti dagli attacchi subiti. Nessuna altra questione, sotto il Governo Monti, è stata dibattuta come quella delle farmacie”. Francamente, se la memoria non m’abbandona, mentre scrivevo in diretta sulla votazione che ha di fatto dato il via alla liberalizzazione, ricordo interventi ostici nei confronti del decreto solo da parte della Lega Nord. Non che questo sia un titolo di merito o di demerito, semplice puntualizzazione.

3 COMMENTS

  1. Giacomo Giannecchini ha scritto:
    “… Francamente, se la memoria non m’abbandona, mentre scrivevo in diretta sulla votazione che ha di fatto dato il via alla liberalizzazione, ricordo interventi ostici nei confronti del decreto solo da parte della Lega Nord. Non che questo sia un titolo di merito o di demerito, semplice puntualizzazione.”

    Lo ricordo anch’io e successivamente mi è venuto un sospetto che non ho avuto la possibilità di fugare.

    Non è che la Farmacia Italiana, per come tradizionalmente la conosciamo, sia stata sacrificata sull’altare dell’indifferenza politica da parte del PDL durante quella votazione poiché subito dopo ci sarebbe stata la votazione sulle frequenze digitali televisive e si volevano evitare emendamenti penalizzanti al “beauty contest”?

  2. Dottor Siniscalchi, la sua è un’ottima domanda. Non so risponderle, ma vorrei tuttavia porle una questione. Io su questa strana situazione politica italiana, nei mesi, mi sono fatto un’opinione un po’ più globale: credo che il PDL stia usando il governo Monti, per fare il lavoro sporco, e questo non è nemmeno tanto un mistero. La Lega fa da unica opposizione, ed il PD, come di consueto, un po’ sonecchia ed un po’ tirato da correnti giustizialiste e populiste da una parte e dai movimenti dall’altra, cerca di muoversi il meno possibile e di fare solo la presenza in parlamento, intervenendo il meno possibile. Chi governerà dopo Monti, potrà permettersi lussi inimmaginabili solo pochi mesi fa. Ricorda la situazione dei laburisti inglesi che si sono fatti forti di politiche molto popolari grazie alle dure stangate tatcheriane degli anni precedenti. Francamente, se un governo politico avesse fatto un sedicesimo di quello che ha fatto questo governo “tecnico”, ci sarebbero state milioni di statuette rotte in faccia ai governanti. Invece, l’appoggio, non ufficiale, ma concreto, di tutti i grandi partiti politici al governo in carica, rende la situazione fondamentalmente stabile. Si grida un po’ qua e un po’ là ma alla fine, sostanzialmente, con questo grande mostro (per buona parte creato mediaticamente), della crisi economica, si passa sopra a tutto. L’appoggio di fatto, a mio avviso, vi è anche dalle parti sociali, che fanno il loro ruolo, o meglio il ruolo che hanno da noi, ma alla fine cedono volentieri. Il pericolo, secondo me, risiede nel fatto che questa è una tigre molto pericolosa da cavalcare, si gioca con la vita dei cittadini, e se scappa la deriva violenta poi controllare la situazione potrebbe diventare difficile. La considerazione ed il quesito che vorrei porre alla sua attenzione, e se vorranno anche degli altri gentili lettori, sono questi: mi pare evidente che nessuno voglia andare al voto prima che Monti finisca la sua opera, fatta di lacrime e sangue, di ristrutturazione del modello italiano; in un contesto simile, dove non esiste opposizione, e dove i partiti ufficialmente non inclusi nel governo non vogliono andare al voto, possiamo ancora considerarci in una democrazia?

  3. Egregio Giacomo Giannecchini, la sua analisi è corretta ma, mi permetta, solo se si valuta quel che accade in superficie.
    Con un’osservazione più attenta e meticolosa io vedo che il vecchio consociativismo tra partiti, bollato come inciucio da coloro che venivano estromessi dagli accordi per minor peso politico, non è mai sparito ma, piuttosto, si è rafforzato ultimamente approfittando della grave situazione economica in cui versa (in parte) l’Europa e l’Italia (tutta) in particolare.
    Mario Monti, oltre a essere il Presidente del Consiglio dell’Italia è anche un membro della Commissione Trilaterale, anzi, ne è il Presidente Europeo.
    Si chiama Trilaterale perché è formata da tre organi di controllo interdipendenti: uno per l’Europa, guidato dal nostro premier, uno per il Nord America, comandato da Joseph S.Nye, e uno per l’area asiatica capeggiata da Yataro Kobayashi.
    Le foto dei tre compaiono in home page sul sito dell’organizzazione: http://www.trilateral.org/
    Ora, lungi da me l’idea di far qui della fantapolitica, non posso evitare di far notare che la Commissione Trilaterale sia una creatura di David Rockefeller, il grande banchiere statunitense che nel 1973 la fondò.
    Per deformazione professionale son sempre tentato di dare una spiegazione meccanicistica agli avvenimenti, siano essi reazioni chimiche o relazioni umane e, pertanto, penso che nulla avvenga per caso ma che, anzi, spesso traggano spunto da situazioni volutamente provocate da chi ha interessi affinché si manifestino.
    E la crisi economica attualmente in atto è tra questi.
    D’altronde la maggior parte delle ricchezze accumulate dai più conosciuti plutocrati della terra non è accaduta durante le carestie e le guerre?
    Il catalizzatore di questa “reazione a catena” di eventi è stata la classe politica corrotta e avida che permea le nostre istituzioni.
    L’uomo, si sa, tende, per la consumata legge della natura, al massimo profitto col minimo dispendio di energie. Quale opportunità migliore, quindi, di far leva sulla sua avidità per trarne vantaggio e mettere in ginocchio le economie più deboli mediante l’innesco di un processo di decrescita con rendimenti monetari di scala in diminuzione.
    La crisi Americana appena passata indusse la Federal Reserve a profondere, a spese dei contribuenti, un enorme flusso di danaro per fronteggiare il distruttivo uragano economico dei mutui facili e i fallimenti delle varie banche e finanziarie.
    Ciò ha arricchito solo le multinazionali, che nel liberismo del mercato americano ci sguazzano.
    Prima, grazie al locale sistema creditizio, hanno “drogato” il mercato; poi, approfittando della crisi economica, hanno ottenuto denaro per sanare la situazione debitoria e deflazionato il costo del lavoro per accrescere i loro utili.
    In riferimento all’accenno che lei ha fatto su Margaret Thatcher, la “Lady di ferro” inglese sposò appieno le teorie liberiste di Friedrich von Hayek in cui dichiarò più volte di avere il suo punto di riferimento filosofico.
    Il resto è storia.
    Ampliò la tassazione indiretta con l’aumento dell’IVA e aumentarono i fallimenti delle aziende nel manifatturiero per la diminuzione della competitività della produzione.
    La disoccupazione finì per raddoppiare in meno di un anno. Gli scontri sindacali col governo divennero una prassi così come gli scioperi e le proteste dei lavoratori, sedate brutalmente dalla polizia. Gli estremisti irlandesi dell’IRA ripresero l’attività terroristica, di cui ella stessa fu bersaglio. Ridusse l’intervento statale, soprattutto tramite un gran numero di privatizzazioni.
    Ci fu bisogno di una guerra (il conflitto alle Isole Falkland) per favorire un’ondata di patriottismo in Gran Bretagna.
    Oggi, in Italia, Monti ha la pretesa di scimmiottare quanto fece la Thatcher?
    Poveri noi!
    E si, perché le multinazionali che si arricchiranno non sono della nostra nazione ma estere!
    Ribadisco il concetto sintetizzato nell’affermazione fatta nel mio post precedente: i partiti che appoggiano Monti accettano la momentanea loro sostituzione nelle decisioni delle politiche governative senza rinunciare ai loro privilegi e alle opportunità per il braccio economico che li sostiene (Coop per la sinistra e Mediaset per la destra). In cambio dell’appoggio politico il governo tecnico fa “il lavoro sporco” sollevando (in parte) dalle responsabilità i partiti con la scusante della crisi europea ma, contestualmente, consentendo alle lobby finanziarie e bancarie di albergare nei meandri dell’economia nazionale succhiandone risorse.
    Nel nostro caso più specifico, il governo Monti ha consentito ai maggiori gruppi distributivi europei di appropriarsi del network della distribuzione del farmaco che poggia su un mercato da trenta miliardi di euro.
    Un’ultima considerazione: è vero che i partiti non vogliano andare al voto; ma i cittadini si!
    L’astensionismo e il voto espresso dall’anti-politica nelle trascorse votazioni amministrative sono un segnale forte in tal senso.

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