Esiste una recente graduatoria con 572 idonei, Ma la Regione intende scegliere con nuovo concorso.
In arrivo 188 nuove farmacie sul territorio pugliese. È l’effetto delle norme sulle liberalizzazioni volute dal governo Monti (legge 27 del 2012). È una buona notizia, significa più offerta e più posti di lavoro. C’è pure un’altra notizia, più controversa: le nuove sedi non saranno assegnate ai farmacisti che si sono collocati nella fresca graduatoria dell’ultimo concorso, bensì a professionisti che saranno prescelti in base ad una nuova selezione (senza esami e per soli titoli). È la conseguenza di una modifica delle norme. Circostanza che provocherà tensioni e prevedibili ricorsi giudiziari: da un lato i farmacisti vincitori di concorso, dall’altra i neo-laureati e gli esclusi dalla originaria selezione.
L’ORIGINE DELLA STORIA – Il concorso di cui parliamo (100 quiz in 90 minuti) fu bandito nel 2009. Alla prova (ottobre 2010) parteciparono oltre quattromila aspiranti. Lo superarono in 572, tutti utilmente collocati nella graduatoria unica regionale, pubblicata sul Bollettino ufficiale a luglio del 2011 e valida quattro anni (fino al 2015). Il concorso fu espletato sulla base delle norme allora vigenti. Le disposizioni, tra l’altro, prevedevano l’apertura di una farmacia ogni 4.000 abitanti (nei Comuni oltre i 12.500 residenti) e una ogni 5.000 (nei paesi più piccoli). Dopo le prove, la Regione esegue una ricognizione e rileva la presenza di 17 sedi vacanti: vengono tutte assegnate ai primi farmacisti collocati in graduatoria.IL DECRETO MONTI – marzo del 2012 irrompe sulla scena il decreto liberalizzazioni. Prevede un unico parametro – senza distinzioni tra i Comuni – e lo abbassa: una farmacia ogni 3.300 abitanti (misura peraltro più bassa dei 3.800 previsto da una legge pugliese bocciata dalla Corte costituzionale). L’effetto è immediato. Con i nuovi criteri, in Puglia occorrono altre 188 farmacie, da aprirsi in 125 Comuni. Si noti, per inciso, che a Bari ne arriverà solo una: questo per via del vecchio parametro che favoriva la presenza delle farmacie nei Comuni più grandi.
LE ASPETTATIVE – A questo punto, gli oltre 550 farmacisti rimasti in graduatoria si aspettano che l’assegnazione delle sedi avvenga con lo scorrimento dell’elenco degli idonei. Invece no. La Regione è di avviso diverso: fa sapere che si prepara ad emanare un nuovo bando per individuare gli assegnatari delle 188 nuove farmacie. La selezione avverrà «per titoli», e non con l’esame come era stato fatto in precedenza.
LE PROTESTE – La decisione provoca la sollevazione dei farmacisti vincitori di concorso. Si sono costituiti in comitato e parlano di «situazione veramente paradossale» che tradisce «le aspettative legittime» di professionisti inseriti «in una graduatoria valida 4 anni». Inoltre lamentano anche la lesione «dei principi di meritocrazia, efficienza, economicità» che presiedono al buon funzionamento della pubblica amministrazione. «Ignorare una graduatoria in corso di validità per istituirne una nuova – dicono – è un atto di profonda ingiustizia». Della vicenda si sta interessando anche il mondo istituzionale e politico. Il consigliere regionale Pino Romano, responsabile Sanità per il Pd, segue da vicino la questione e si prepara a qualche iniziativa per sciogliere un nodo che pare abbastanza intricato.
LA REGIONE -L’assessorato alla Sanità difende le proprie scelte. «Non possiamo assegnare le nuove sedi ai professionisti in graduatoria – spiega il dirigente Fulvio Longo – perché è stata modificata la normativa di riferimento. La legge chiede di attribuire le nuove farmacie a professionisti che non siano già titolari di sede. Abbiamo constatato che la parte alta della graduatoria è occupata da farmacisti titolari, che gestiscono una sede rurale o lontana dalla propria città d’origine e per questo si sono candidati per conquistare un’altra posizione». Non si può escludere loro e assegnare le sedi ai farmacisti non titolari? «No – risponde Longo – perché la legge è stata profondamente innovata. Per dire: prevede che il concorso si svolga per titoli (mentre il primo era per esame) e che vi possano partecipare più professionisti associati (cumulando i titoli) per la medesima sede. Come si capisce, le regole del gioco sono cambiate, non è possibile salvare la vecchia graduatoria. Fermo restando, che gli idonei potranno far valere i loro titoli e certo non partono svantaggiati».
L’ESITO INCERTO – Longo fa capire di essere dispiaciuto: «Ci sono molte buone ragioni che militano a favore degli idonei e tante altre a favore dei neo-laureati. Noi non possiamo far altro che applicare le norme». La legge assegna alla Regione 60 giorni per emanare il bando, a partire dal 23 aprile. Longo lo farà molto presto, ma non prima di aver contattato l’avvocatura regionale in vista della prevedibile opposizione degli idonei.