Un tempo, quando eravamo giovani, si diceva: “la matematica non è un’opinione”. Bei tempi. Ora non si riesce più a metterci d’accordo nemmeno sui numeri, ed è questione realmente grave se si presta ad essa attenzione. L’interpretazione dei dati è diventata una scienza a sè, ma l’oggettività fredda dei numeri, il giudizio supremo e amorale delle schiette cifre, che fine ha fatto? Gli organizzatori di Cosmofarma sono entusiasti per un nuovo successo raccolto con la sedicesima edizione: 22 mila visitatori (+4,6 rispetto alla scorsa edizione). Io in questi giorni, avevo scritto che Cosmofarma era stato un flop, ma chiedo immediatamente e umilmente perdono agli organizzatori. Purtroppo, la mia opinione si era formata dando ascolto a chi ha partecipato a Cosmofarma come espositore e come visitatore: avevo raccolto soltanto lamentele. Addirittura ci sono stati stands in cui i top managers si sono dileguati già la Domenica mattina. Sono questi i dati che mi hanno portato a scrivere che Cosmofarma 2012 è stato un flop, ma poi leggo che ci sono stati 22 mila visitatori e rimango basito; e chiedo perdono. E’ strano che tra tutte le aziende, da me disturbate per avere un bilancio dell’importante evento fieristico, nessuna abbia parlato di successo. Gli espositori, infatti, mi hanno riferito che l’80 per cento degli appuntamenti che hanno avuto nei tre giorni di lavoro, erano stati presi fuori da Cosmofarma, e lo stand è stato solamente lo sfondo nel quale si sono incontrati con il cliente, ma potevano benissimo farlo in un bar. Sarebbe costato meno. Inoltre, mi sottolineavano, sempre i miei informatori tra gli espositori, come fosse folgorante la parte dedicata alla cosmesi, davvero bella e piena di spettacolo, animazioni, con truccatori, belle ragazze… ma fuori da quella, v’era il buio. Le mie fonti, mi hanno suggerito e confidato che per fare i conti come si deve, loro che passano le giornate agli stands, hanno l’abitudine di sottrarre dalle 22 mila presenze, ad esempio, i ragazzi dell’Università, che vanno benissimo sia inteso, ma il successo di Cosmofarma si basa sulle presenze o sul movimento affaristico e sull’autorevolezza degli eventi? Questo mi domando. Questa fiera è’ un happening dove più persone arrivano e più riuscita è la festa, o stiamo parlando di professionisti che si incontrano per consultarsi, creare affari, chiudere contratti, acquistare, vendere, creare partnership, informarsi? Io credevo che in una manifestazione fieristica fossero i venditori a decretare, a posteriori, fatti i dovuti bilanci, il successo o meno dell’evento; non l’uomo sulla porta che tiene il conto delle persone che entrano ed escono. L’idea sbagliata, evidentemente era la mia. Comunque, tanto per intenderci, gli spazi espositivi, senza i costi di allestimento, sono costati, alle aziende che abbiamo contattato, 16.000 euro. Cadauno. Altrimenti qualcuno potrebbe domandarsi, ma perchè devono dare giudizi sull’evento gli espositori? Se ogni azienda paga 16.000 euro per lo spazio espositivo, potranno esprimere la loro opinione? In realtà Cosmofarma 2012 è stato un flop, un grande buco nero. Pochi affari, poco interesse, grandi spese per esserci, nessun beneficio per esserci stati. Gli organizzatori, Federfarma e l’Ente fiera, sicuramente hanno conseguito successo: l’happening ha funzionato. Ma anche i visitatori sono rimasti abbastanza perplessi, noi di Quellichelafarmacia ne abbiamo portati circa 300 nella nostra zona all’interno del padiglione. Alcuni, non interessati alla zona cosmesi, si sono trovati un po’ a disagio anche perchè molte importanti aziende quest’anno non c’erano, e potete star certi che se le cose non cambieranno, il prossimo anno ce ne saranno ancora meno. “Entrando nei padiglioni, c’era un “aria” da film sugli zombies”, questo mi hanno detto in molti. Si respirava un’atmosfera da “fine della festa”, fin dall’apertura. Federfarma, l’Ente fiera e gli organizzatori sono lieti e tessono le proprie lodi su tutte le testate giornalistiche, e in effetti hanno delle ragioni: loro hanno guadagnato molto. Cosmofarma è l’ennesima riprova, che in questo ambiente, molti enti e molte persone, sono abituate a ragionare non pensando al futuro: si entusiasmano per le 22 mila persone (che poi sarebbe da vedere se il dato è davvero corretto, perchè anche su questi numeri molti sospettano una gonfiatura), gridano al successo, seppure le aziende scompaiono, quelle che rimangono spendono cifre esorbitanti per esserci e chiudono in passivo, e gran parte dei presenti si domandano, siano essi visitatori o venditori: “cosa ci sono venuto a fare?”
L’evento di Roma si è dimostrato un ennesimo tassello che si sta staccando dalla farmacia italiana. Gli organizzatori, per dirla alla romana, “se la cantano e se la sonano”, ma i conti li lascino fare a chi poi, alla fine, come sempre, paga.
sono stato presente venerdì sabato domenica. E’ stato un vero flop