«Dietro la spesa sanitaria, affidata alle regioni, c’è una struttura politica forte e interessi coalizzati delle industrie di farmaci e di beni e attrezzature». È quanto affermato ieri dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda (foto) in audizione sulla spending review davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. «È come se la crescita della spesa sanitaria fosse stata pagata dalla riduzione di quella per la scuola», ha detto il ministro, sottolineando da una parte che, dati alla mano, la spesa sanitaria è cresciuta dal 32 al 37% mentre quella scolastica è scesa dal 23 al 17% e contestualmente, dall’altra, che la sanità è un bene affidato ai governi regionali, mentre le scuola è un prodotto del governo centrale. Giarda ha ammesso che sull’aumento della quota di spesa sanitaria ci può essere anche un effetto anagrafico, considerato l’aumento della popolazione anziana, «ma questo – ha aggiunto – «spiega solo in parte il fenomeno» che invece trova ragioni sia nella forza della gestione regionale sia in quella delle imprese che operano nel settore. Giarda ha però spiegato di aver cercato una volontà politica senza trovarla. «Non mi risulta – ha aggiunto – che siano state prese decisioni formali di cambiare il mix della spesa dei servizi pubblici. Né governo né parlamento hanno espresso questa scelta strategica: sono andato a leggere alcuni del Dpef del passato senza trovarne traccia».
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