Parafarmacie: è mattanza?

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Il Ministro Balduzzi ha portato al Consiglio dei Ministri di Venerdì 11 Maggio una bozza di decreto correttivo da apportare all’articolo 11 della legge 214/2012. Il correttivo di Balduzzi è strutturato per porre rimedio ad alcuni problemi: la soppressione del limite massimo di 40 anni di età per i farmacisti che vogliono concorrere in forma associata per l’assegnazione delle farmacie; la precisazione sulla strana definizione di “farmacia soprannumeraria” ai fini della partecipazione al concorso ordinario; il rinvio al 2015 sulla questione della direzione della farmacia in età pensionabile, con esclusione dei titolari di rurale sussidiata; ed infine è previsto, considerando l’abolizione della pianta organica, che le farmacie esistenti possono trasferirsi dove meglio credono, a patto di mantenere una distanza di 200 metri da altre farmacie. I primi a far polemica con questo correttivo sono i farmacisti dell’ANPI (Associazione Nazionale Parafarmacie Italiane), che sottolineano come il governo dimentichi che esiste un altro soggetto coinvolto nella distribuzione del farmaco: le parafarmacie appunto. ANPI, vede come una minaccia letale questa delocalizzazione libera delle farmacie. Non a torto. Sembra che dopo aver festeggiato l’arrivo delle liberalizzazioni, i titolari di parafarmacia dovranno ricredersi. ANPI ricorda, in un comunicato, come la delusione si sia fatta strada nelle parafarmacie già quando si è visto un delisting fasullo, ma adesso, con questo nuovo affronto che permetterà di aprire farmacie accanto alle parafarmacie, si è raggiunto il paradosso. Qualcuno già la chiama: “mattanza delle parafarmacie”.

3 COMMENTS

  1. Le parafarmacie sono un’anomalia italiana.gli sconti non dovrebbero esistere è vergognoso per dei professionisti sentirsi chiedere sconti solo x «principio».basta dare il giusto stipendio ai collaboratori e non schiavizzarli e ci sarebbero meno contrasti

  2. Il problema relativo ai collaboratori e questo vale per tutte le realtà aziendali è che un dipendente arriva a costare di tasse fino all’80% del netto che percepisce. Un farmacista collaboratore che percepisce 1000 euro ne costerà altri 800 in tasse e questo il reale problema occupazionale italiano.

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