PROGETTO MEF/ Manca l’arma del delitto e l’assassino non è il maggiordomo. Allora: che succede?

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Sulla questione del progetto Mef ci è tornata qualche giorno addietro la famiglia Di Pietro al completo. Dapprima Di Pietro senior, presentando una interpellanza parlamentare (alla camera), e in seconda battuta Di Pietro junior chiedendo ai parlamentari molisani di aderire alla stessa per poter portare il caso al Senato. Anche noi de L’Infiltrato ce ne siamo occupati, in solitudine, in tempi non sospetti e ci poniamo la seguente domanda: perché un progetto, sulla carta così innovativo, che aveva il compito di razionalizzare la spesa farmaceutica, non è stato realizzato?

In Molise il caso è arrivato all’attenzione dell’opinione pubblica quando quest’ultimo è stato affrontato da una nota trasmissione satirica nazionale. In quell’occasione abbiamo visto sfilare davanti ai nostri occhi encicliche di comunicasti stampi da parte di amministratori regionali che sottolineavano come la regione Molise fosse sulle pagine nazionali solamente attraverso gli scandali della classe politica. Ovviamente nessuno di questi oppositori-opportunisti ha preso in considerazione nel merito le problematiche del progetto Mef.

In quell’occasione finì sotto accusa la categoria dei farmacisti, Federfarma, e il loro presidente regionale, nonché vicepresidente nazionale,il dott. Luigi Sauro, accusati di esser gli “assassini” del progetto Mef e in gli esecutori del fallimento dello stesso. A questo punto qualche dubbio ci è sorto, abbiamo ripreso la documentazione ufficiale ed abbiamo appurato che le farmacie hanno degli obblighi convenzionali – obbligo che risale al 2004 – tra cui quello di trasferire i dati delle ricette al Mef (ministero economia e finanze), tramite la strumentazione informatica in possesso di ogni farmacista.

Cosa si trasferisce? Quali dati? Viene inviato il codice fiscale del paziente, la data di prescrizione e di spedizione del farmaco, il nome del medico prescrivente e i fustelli (in sostanza i codici a barre che si trovano sul retro delle confezioni dei medicinali) che il farmacista applica sulle ricette. Così recita l’art. 50 che regola le modalità di invio e di controllo delle stesse.

In questo modo dal 2003 avviene il trasferimento informatico dei dati sulla spesa farmaceutica al Mef o meglio alla Sogei (strutturata del Mef, che riceve i dati mensilmente, li elabora e ne ricava un quadro generale per capire quanto si è risparmiato. Fatto questo gli operatori della Sogei inviano i dati ottenuti all’Agenas (azienda di elaborazione statistiche) che stila delle classifiche di rendimento regione per regione.Ovviamente tale operazione è oggetto di un regolamento da rispettare, che detta tempi di trasferimento e modi, pena una multa a carico del farmacista. Di solito l’invio dei dati avviene tra il 7/8 di ogni mese ad una determinata ora comunicata di volta in volta. Se si ritarda di qualche minuto o l’invio non è conforme a quanto recita l’art. 50 si rischia una multa di due euro per ogni errore che si commette.

Ad esempio, se una farmacia non trasmette 100 ricette in modo conforme riceve 200 euro di multa. Se la farmacia trasmette 100 ricette in ritardo, fatto accaduto perché in Molise quasi tutte le farmacie sono sprovviste di adsl (60%), verrà recapitata una multa da 200 euro.

Veniamo ai giorni nostri. Tra ottobre e novembre prossimo dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, partire la ricetta elettronica con il conseguente stop alla classica ricetta cartacea. In cosa consiste la ricetta elettronica?

Nella sostanza il medico di base sarà obbligato a mandare i dati del paziente e quelli relativi al farmaco prescritto al Mef. L’utente per ritirare il farmaco dovrà farsi stampare dal medico curante un resoconto della prescrizione su di un normale foglio A4, munirsi di Codice Fiscale e presentarsi in farmacia. A questo punto il farmacista con le informazioni fornitegli dall’utente si collega al sito della Sogei ne verifica i dati sia di generalità che di prescrizione farmaceutica, prende le medicine stacca i fustelli (che dal 2013 diventeranno Data Matrix) e li allega al proprio registro di cassa, che al momento di controllo verrà confrontato con il registro a disposizione del Ministero.

Ma in Molise siamo pronti per una rivoluzione informatica “farmaceutica”?

La verità è che la regione Molise pianifica progetti stupendi su carta ma irrealizzabili nella pratica realtà, dove il 60% delle farmacie molisane non è in possesso di un collegamento veloce alla rete internet, navigano con collegamenti a 56K e le difficoltà per l’invio dati è un fatto oggettivo. Ed è per questa motivazione che Federfarma, dopo un’iniziale apertura al progetto Mef, ha detto no. Se l’utilizzatore finale non è in grado di svolgere al meglio il lavoro e se il rischio di beccare in una multa è elevato, perché attivarlo?.

Eppure il 9 ottobre del 2010 il presidente di Federfarma Molise, dott. Luigi Sauro, comunica a tutti i soggetti coinvolti nel progetto Mef l’adesione al progetto per tre mesi di 15 farmacie, come richiesto dall’assessore alla sanità Passarelli nel corso dell’incontro del 30 settembre 2010. Al termine di questo periodo di prova (novembre-dicembre 2010 , gennaio 2011) doveva svolgersi una valutazione tecnica, cosa mai avvenuta, finalizzata alla messa a punto del sistema.

“Ci hanno chiamato al tavolo quando si sono resi conto che non potevano chiudere il progetto e, il consiglio regionale di Federfarma non poteva rifiutare l’adesione al progetto perché in quel determinato periodo eravamo in una fase di espletamento di una nuova piattaforma sindacale: non percepivamo i conguagli economici relativi alle protesi, niente soldi per il trasferimento dati ecc. Quindi l’adesione al progetto, seppur in via sperimentale, era un’opportunità per tutto il settore farmaceutico. Però terminato quel periodo e accertato che non vi era stata nessuna miglioria informatica e le validatrici (fondamentalmente sono come le macchinette obliteratrici delle stazioni dei treni) erano e rimangono obsolete abbiamo deciso non di metterci di traverso ma di rimanere in una posizione di attesa.”

Così il dott. Luigi Sauro ai nostri microfoni.

Un’attesa lunga tre mesi, infatti il 3 marzo 2011 Federfarma Molise invia una lettera a Regione Molise, Molise Dati e Q.E.I. srl che contiene il seguente importante passaggio: “[…] non avendo ricevuto più alcuna comunicazione da Molise Dati e dalla Società Quattrostelle, avendo richiesto alla stessa società Molise Dati notizie circa la proprietà delle apparecchiature, e avendo infine esaminato i rapporti del tutto negativi, dei farmacisti sperimentatori della fattibilità dell’operazione chiede se l’operazione stessa debba essersi conclusa e se le apparecchiature giacenti in farmacia debbano essere ritirate oppure utilizzate per altri progetti e servizi che la farmacia in quanto tale può erogare […]”.

Da quel comunicato di oltre un mese fa niente si è mosso, anzi qualcosa è peggiorato come la posizione di Federfarma, accusata da più parti di esser il mandante dello spreco di 4 milioni e passa di euro, e dei 14 dipendenti della Q.E.I., senza stipendio ormai da molti mesi.

“Personalmente considero il progetto Mef inutile per due serie di motivi. Il primo perché da un punto di vista tecnico è irrealizzabile fino a quando la regione Molise non dota tutto il territorio regionale di collegamenti veloci alla rete. Il secondo perché crediamo, come Federfarma, che il Progetto Mef sia un lavoro extra per i farmacisti e farlo gratis non è il massimo. Abbiamo chiesto 1 euro a ricetta come rimborso per le eventuali multe non ci è stato risposto nulla (proposta fatta il 30 settembre 2010 presso l’assessorato regionale alla salute del Molise). Noi non abbiamo fatto spendere inutilmente oltre 4 milioni di euro alla regione Molise con i nostri no. Ma lei dopo aver verificato un andamento non buono del sistema avrebbe accettato? Non credo. E poi noi farmacisti abbiamo dato la disponibilità di sperimentare il progetto per tre mesi quando tutto era stato già deciso a tavolino da Regione Molise e Molise Dati” .

Così il dott. Sauro risponde alle nostre domande. E aggiunge: “Le dirò che con i nostri no, abbiamo fatto risparmiare 18 milioni di euro alla regione Molise (canoni di abbonamento da pagare alla Q.E.I. per il noleggio delle validatrici ). Mentre per quanto riguarda i 14 dipendenti della Q.E.I. le anticipo che circa 15 giorni addietro abbiamo presentato assieme un progetto presso l’assessorato al lavoro dove dovrebbero rientrare tutti e convogliarli in un unico sistema produttivo.”

In conclusione dobbiamo porci alcune riflessioni interrogative: perché la regione Molise nella persona del Presidente Iorio firma un protocollo d’intesa, Progetto Mef, con il viceministro Mario Baldassari senza prima convocare e chiedere un parere di fattibilità all’utilizzatore finale, ovvero i farmacisti?

Perché viste le enormi cifre di denaro in ballo non è stato aperto un bando di gara ad evidenza pubblica? Perché affidare alla Q.E.I., in via molto particolare, la gestione dei lavori? Perché l’ing. Stefano Rinaldi ha avuto questo rapporto di unicità con l’allora viceministro Baldassari? Perché la regione Molise nella persona del Presidente Iorio ha fornito tramite Molise Dati una seconda convenzione con la Q.E.I. pari a 2.100.000,00 euro più iva per la durata di nove anni al termine dei quali la regione stessa sarebbe diventata proprietaria di macchinette validatrici già obsolete oggi?

Molte di queste domande sono inserite nell’interpellanza parlamentare che Antonio Di Pietro ha presentato. Speriamo che oltre all’interpellanza arrivino anche le risposte.

Via Infiltrato.it

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