Un comunicato stampa di rara forza, molto duro, è stato divulgato dal Movimento Nazionale Liberi Farmacisti per prendere le distanze in maniera netta dalla Federazione dei Giovani Farmacisti. Una lite di condominio, dice qualcuno, ma le questioni sembrano fondamentali. Importanti. Il comunicato recita così:
“Da alcune settimane assistiamo a continue prese di posizione da parte della Federazione dei Giovani Farmacisti, organizzazione che è bene chiarire, non rappresenta tutti i giovani farmacisti italiani, ma solo una parte, quelli che in maggioranza hanno una farmacia alle spalle. Del resto, la vicinanza con l’organizzazione dei titolari di Farmacia (Federfarma) non è mai stata un mistero per gli addetti del settore. Tuttavia, il MNLF ritiene indispensabile, per onestà intellettuale, che tale fatto sia palese e pubblico al fine di dare a tutti gli strumenti necessari a valutare le posizioni espresse. Nelle scorse settimane, tale organizzazione, dopo il proposito del Governo di ritoccare l’articolo 11 circa la possibilità di associarsi per partecipare al concorso straordinario per l’apertura di nuove farmacie, aveva consigliato di cancellare del tutto la norma. Un errore gravissimo. Meglio avrebbe fatto tale organizzazione a proporre, così come ha fatto il MNLF direttamente al Ministro Balduzzi, di modificare il provvedimento prevedendo una quota stabilita di giovani al di sotto dei 40 anni nelle associazione che si andranno a costituire (per es. 25-50% dei componenti). In tale modo, sia i giovani che i meno giovani sarebbero stati tutelati e in caso di assegnazione della sede farmaceutica all’energia dell’età si sarebbe affiancata l’esperienza maturata. Da ultimo la stessa organizzazione paventa una recrudescenza di ricoveri ospedalieri determinata da una liberalizzazione del farmaco. Una tesi già ampiamente smentita dall’esperienza dei farmaci senza obbligo di ricetta ove nessun aumento di patologie derivate da uso scorretto del farmaco si è statisticamente verificato dopo il decreto Bersani. Farebbero bene, al contrario, i dirigenti Fenagifar a richiamare i titolari di farmacia ad una più stretta osservanza delle regole, perché è proprio in questa sede che si registrano il maggior numero comportamenti scorretti con la dispensazione continuata di farmaci che pur avendone l’obbligo vengono ceduti senza la dovuta ricetta medica”.
E’ evidente, che si stanno creando, anche tra i movimenti, alcune piccole fratture che potrebbero fare il gioco delle organizzazioni più forti e dei governi. Non sono auspicabili le divisioni tra farmacisti titolari e dipendenti, ma sono comprensibili; anche quelle tra farmacisti che lavorano in farmacia e quelli che lavorano in parafarmacia sono comprensibili, seppure detestabili. Ci auguriamo che non si creino altre divisioni, magari tra farmacisti giovani e farmacisti anziani, tra chi ha fondi e chi non li ha, e così via. Perchè, è bene ricordarlo, il comandamento numero uno per chi vuole sottomettere una moltitudine è: “Divide et impera”.
La nostra categoria è piena di associazioni di titolari o satelliti di titolari di farmacia (Federfarma, Fofi e Fenagifar) che si arrogano il diritto (non si sa bene in base a quale criterio) di parlare per tutti. C’è poi un nutrito gruppo di testate che fa loro da megafono a senso unico.