Le cifre relative a ipotesi di lavoro sulla remunerazione della farmacia attribuite a Federfarma «non sono presenti in alcun documento ufficiale di Federfarma» e «non possono essere considerate, quindi, la proposta di Federfarma». È quanto scrive il sindacato in una nota di commento all’articolo pubblicato venerdì su Farmacista33. «Prima di diffondere qualsiasi informazione su una questione così complessa» prosegue la missiva «il sindacato ritiene necessario effettuare tutti gli opportuni approfondimenti e passaggi nei vari organismi statutari. Quello della remunerazione, infatti, è un argomento vitale per la farmacia, estremamente delicato perché richiede una soluzione equilibrata e in grado di contemperare esigenze diverse. Diffondere dati non ufficiali o estrapolati da un contesto tuttora in evoluzione rischia unicamente di creare confusione all’interno della categoria e di condizionare negativamente il confronto con la parte pubblica».
Preso atto delle precisazioni, resta comunque il fatto che nel sindacato la riflessione sulle soluzioni percorribili per una nuova remunerazione delle farmacie è cresciuta d’intensità proprio in vista di quel confronto con la parte pubblica la cui apertura è nel mandato conferito alla presidenza dal Consiglio delle Regioni. Ma dal presidente di Federfarma Lazio, Franco Caprino, arriva l’invito a evitare accelerazioni e salti nel buio. «Ultimamente abbiamo già preso parecchi schiaffi» spiega «un altro le farmacie non riuscirebbero a reggerlo: andare a proporre una riforma della remunerazione a un governo che già vuole tagliare di 8 miliardi la spesa Ssn, significherebbe mettergli l’accetta in mano per infierire ancora sulla farmaceutica».Presidente, che cosa la preoccupa delle ipotesi di riforma su cui si sta lavorando?
Temo che le piccole farmacie e le rurali sussidiate avrebbero seri problemi di sopravvivenza, inoltre c’è ancora da capire con il sistema misto (quota fissa più margine, ndr) come si calcoleranno trattenute, contributo Enpaf e via di seguito. E infine, che accadrà ai titolari di quelle Regioni dove si registrano ritardi nei rimborsi? Come la mettiamo con gli interessi?
Le farmacie però sono già in affanno, la spesa farmaceutica Ssn cala anche senza interventi dall’alto, una remunerazione slegata dal prezzo del farmaco eviterebbe una discesa inarrestabile dei compensi…
Infatti non ho detto di essere contro la riforma. Le mie obiezioni riguardano metodo e tempi. La proposta di Federfarma è stata messa a punto con la collaborazione di un solo commercialista: persona di grande capacità, ma preferirei invece che sul tema si cercassero le opinioni di più esperti, magari con un tavolo di lavoro. E poi, come ho detto, meglio evitare pericolose accelerazioni.
Capisco che questa possa essere la linea delle farmacie del Lazio, dove la spesa Ssn è tra le più alte del paese. Ma le farmacie di altre regioni premono per la riforma perché lì gli utili sulla ricetta sono in caduta libera…
Se nel Lazio le cose stanno meno peggio che altrove è perché abbiamo difeso il fatturato Ssn delle farmacie con le unghie e i denti. Per esempio, abbiamo una dpc ben remunerata perché forniamo alla Regione un servizio di gestione informatizzata delle consegne che viene portato in palmo di mano. Non ci chiedano di pagare per situazioni che non abbiamo generato noi.
Via Farmacista33