Disease-mongering? No, eccesso di zelo.

0
466

Siamo sempre più “cool” nel linguaggio: il problema su cui molti s’interrogano è l’eventuale utilizzo di disease-mongering dell’industria farmaceutica. Che cosa è? E’ un’operazione di marketing volta ad introdurre un farmaco sul mercato, esasperando una patologia al fine di indurre il consumatore ad acquistare il farmaco in questione. In sostanza, è un’arma del marketing che crea il bisogno di un farmaco, “giocando” con le paure e bombardando l’opinione pubblica con allarmi, esagerazioni… mercificazione della malattia.  La dottoressa Gigliola Brocchieri, Presidente della Consulta Federfarma di Roma e provincia, ha dichiarato a tal proposito: “Non credo assolutamente che l’industria farmaceutica si possa permettere di fare campagne finalizzate a pubblicizzare un farmaco e ad esasperare una forma di malattia per poter immettere questo farmaco sul mercato. E questo per un motivo semplicissimo: la scoperta di un farmaco è frutto di una ricerca lunga che costa all’industria tantissimo, per cui non conviene mercificarlo, ma distribuirlo in maniera corretta. E poi ci sono delle agenzie serissime, come l’agenzia del farmaco e l’agenzia europea, dove tra l’altro c’è un direttore italiano. Il mondo del farmaco è serio”. Spesso ci capita di vedere che i parametri delle patologie vengono modificati, con una modalità che fa incrementare gli affari alle case farmaceutiche. Ed una pratica curiosa, quella di abbassare le soglie di una patologia, fa nascere molti sospetti. In poco tempo, con uno sforzo quasi nullo, modificando semplicemente quel piccolo numero che indica la soglia della patologia, si incrementano gli acquirenti di un determinato farmaco, anche di milioni di unità. La dottoressa Brocchieri non è da annoverarsi tra i diffedenti: “Si tratta casomai di un eccesso di zelo nei confronti del paziente, non un voler per forza curarlo con determinati farmaci”. Anche dietro la decisione di abbassare un parametro non ha dubbi: “C’è una ricerca, degli studi. Non credo che si possano abbassare le soglie, se non per curare prima e curare meglio”. Speriamo abbia ragione.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here