Tumore al seno, ecco il farmaco postino

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Risultati ottimi dal nuovo farmaco trastuzumab emtansine.

Sono positivi i risultati dello studio di fase III EMILIA sul farmaco trastuzumab emtansine (T-DMI), composto dall’anticorpo trastuzumab e dall’agente chemioterapico DM1, uniti attraverso un linker stabile. Trastuzumab emtansine è stato studiato per colpire in maniera mirata e inibire la segnalazione mediata da HER2 e per somministrare la chemioterapia direttamente all’interno delle cellule cancerogene HER2-positive.La casa farmaceutica Roche ha annunciato che lo studio di Fase III EMILIA su trastuzumab emtansine (T-DM1) ha raggiunto l’endpoint co-primario, con un miglioramento significativo del periodo di sopravvivenza senza peggioramento della malattia (progression free survival, PFS) nelle pazienti affette da tumore al seno metastatico HER2-positivo. Lo studio ha mostrato che il rischio di peggioramento della malattia, o di morte, si è ridotto del 35% in coloro che hanno ricevuto trastuzumab emtansine, rispetto a chi è stato trattato con chemioterapia a base di lapatinib in aggiunta a capecitabina (HR=0.65, valore di p <.0001). Lo studio EMILIA è il primo studio clinico randomizzato di Fase III su trastuzumab emtansine in pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2-positivo, precedentemente trattate con trastuzumab e chemioterapia a base di taxani.
Si è osservata anche una tendenza a vivere più a lungo nelle pazienti che hanno ricevuto trastuzumab emtansine (sopravvivenza globale, overall survival o OS, l’altro endpoint co-primario dello studio), rispetto a quelle che hanno ricevuto lapatinib in aggiunta a capecitabina, ma questi dati non sono ancora maturi. Il profilo di sicurezza di trastuzumab emtansine è risultato coerente con quello osservato in precedenti studi e il numero di pazienti trattate con trastuzumab emtansine che ha sperimentato effetti indesiderati di Grado 3, o superiore (severo), è risultato minore rispetto a quello delle pazienti che hanno ricevuto lapatinib in aggiunta a capecitabina (40.8 % rispetto a 57%).
In base ai risultati dello studio EMILIA, Roche ha in programma di presentare quest’anno la domanda di autorizzazione per trastuzumab emtansine per il trattamento del tumore al seno metastatico HER2-positivo, all’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e alla Food and Drug Administration (FDA) statunitense.
Il prof. Luca Gianni, direttore del reparto di Oncologia Medica 1 della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, commenta: “Il farmaco T-DM1 è il coronamento di un progetto nato all’inizio degli anni ’80, quando è stato possibile cominciare a produrre gli anticorpi monoclonali diretti contro delle caratteristiche specifiche della cellula tumorale. La comunità scientifica ha sempre sognato di poter aggiungere agli anticorpi i farmaci citossici per poter colpire in modo mirato le sole cellule tumorali, attenuando gli effetti collaterali della chemioterapia. Il T-DM1 è un grande successo dopo 20 anni di ricerca. È un farmaco che coniuga l’anticorpo trastuzumab, divenuto ormai un elemento standard nella terapia del tumore al seno HER2-positivo, a una molecola tossica, il DM1. Al congresso ASCO 2012 saranno presentati i risultati dello studio EMILIA, che confronta l’utilizzo di T-DM1 con una terapia standard. I risultati dimostrano che T-DM1 non solo determina un vantaggio in termini di risposte terapeutiche e di durata delle stesse, ma anche in termini di sopravvivenza globale delle pazienti. Gli studi effettuati su T-DM1 hanno dimostrato che la strategia di indirizzare la tossicità della chemioterapia alle sole cellule tumorali è possibile ed è molto attiva la ricerca per costruire farmaci simili mirati ad altri bersagli molecolari, oltre al recettore HER2”.
Un altro farmaco mirato a colpire il recettore HER2 è l’anticorpo monoclonale pertuzumab, che in combinazione con trastuzumab e chemioterapia ha dimostrato, nel recente studio CLEOPATRA, di migliorare l’efficacia del trattamento per il tumore al seno in fase avanzata. Come agisce questo farmaco e quali potrebbero essere i suoi benefici per le pazienti?
Lo studio CLEOPATRA è stato condotto nel carcinoma metastatico HER2-positivo in 1° linea di trattamento ed ha confermato i risultati ottenuti da pertuzumab in studi precedenti sia nella malattia metastatica sia in stadi della malattia più precoci, come nello studio NEOSPHERE. Pertuzumab è un anticorpo monoclonale diretto contro una porzione del recettore HER2 diversa da quella che costituisce il bersaglio di trastuzumab. Per questo motivo è possibile combinare i due anticorpi monoclonali senza che interferiscano l’uno con l’altro, ma anzi con effetti terapeutici superiori rispetto all’utilizzo dei due farmaci separatamente. Un vantaggio che prospetta la possibilità di utilizzare i soli anticorpi monoclonali senza chemioterapia perlomeno in alcuni casi, come lasciano pensare i risultati dello studio NEOSPHERE.

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