Vuoi sapere quanto vale la tua farmacia? Ecco tutti i parametri necessari: SCOPRILO

0
4889

Le semi liberalizzazioni e l’impatto sul valore di azienda del Dr. Marino Mascheroni.

Valutare una farmacia o un’azienda in genere è un procedimento lungo e complesso, coinvolge aspetti non solo ragionieristici, ma anche fiscali e giuridici, ambientali, di mercato e geografici; aspetto della massima importanza è la scelta dell’approccio valutativo il quale deve essere sempre correlato allo scopo che s’intende perseguire. Sarebbe infatti erroneo ritenere che i valori attribuiti ad un’azienda in funzionamento coincidano, ad esempio, con i valori attribuiti alla stessa azienda in sede di fusione, cessione, conferimento, trasformazione o liquidazione. Conseguenza diretta di questo indirizzo, ormai consolidato, è, quindi, che un patrimonio deve necessariamente ricevere l’attribuzione di un valore che sia diverso a seconda del fine proprio cui la valutazione è diretta.

Per ciò che concerne l’oggetto della valutazione in sè, ossia l’azienda, l’art. 2555 del Codice Civile, la definisce come quel “complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa”.
Da questa definizione si evince come il valore dell’azienda non possa essere considerato come la semplice somma del valore dei singoli beni che la compongono; essa va considerata, invece, come un complesso dinamico, in altre parole, come un insieme d’elementi organizzati; sarà l’imprenditore, con le sue capacità relazionali, metodologiche, previsionali e gestionali, che provvederà a coordinare ed omogeneizzare i singoli beni aziendali, indirizzando il tutto verso lo scopo primario, ossia la produzione di un reddito adeguato agli investimenti operati e al rischio assunto.Ora che il quadro giuridico attuale presenti margini di notevole incertezza, a causa dell’attivismo tanto del legislatore nazionale, quanto della giurisprudenza interna e comunitaria, che hanno contribuito a creare un sistema per nulla stabile, in continua evoluzione e ora direi in preoccupante evoluzione dopo la manovra liberalizzazioni porterebbe ad un certo andamento peggiorativo sia nella redditività già in atto quanto nel valore.

Più di recente si è affermato che “l’attività di vendita al dettaglio al pubblico di farmaci (indipendentemente dal fatto che il costo sia o meno a carico del Servizio pubblico sanitario) costituisce un’attività economica commerciale di carattere imprenditoriale. Ad essa devono pertanto applicarsi i principi di libertà d’iniziativa economica privata sancito dall’art. 41 della Costituzione ed il principio di libera concorrenza sancito dal Trattato C.E., restando la tutela del consumatore assorbita, alla stregua di un criterio di proporzionalità e di ragionevolezza, dalla presenza al banco di un farmacista” (TAR Lazio n. 7165/2008).

La farmacia è, infatti, soggetta ad una normativa limitativa che ne permette l’apertura ed il trasferimento tra privati solo subordinatamente al rilascio di un provvedimento di riconoscimento da parte dell’autorità sanitaria competente. La determinazione del valore di tale intangible asset prescindeva fin poco tempo fa in parte dagli usuali criteri comunemente impiegati nella valutazione del capitale economico delle società commerciali e trovava sua giustificazione anche in componenti ulteriori rispetto al puro criterio economico, quali soprattutto la ragionevole sicurezza del reddito ritraibile e la soddisfazione personale che il farmacista ritraeva nell’esercitare una attività economica che non può essere svolta senza specifiche competenze di natura professionale, all’acquisizione delle quali si è dedicato un lungo ciclo di studi e per le quali ci si sente realizzati.

Ciò premesso, si afferma comunemente che il volume d’affari realizzato da una farmacia negli ultimi tre anni costituiva il principale elemento di riferimento per identificare l’avviamento e quindi il valore di mercato dell’Azienda Farmacia.
Tale valore, sulla base di un certo coefficiente, tendenzialmente compreso tra 1,4 ed 1,8 , che in alcuni casi poteva assumere il valore di 2. È importante precisare sin d’ora che in tale momento che si deve rifuggire dalla meccanica applicazione di un coefficiente predeterminato. Ciascuna azienda, infatti, costituisce un unicum, non riconducibile ad un paradigma predeterminato e sul cui valore incidono innumerevoli fattori: in particolare.

Personali (capacità imprenditoriale ed esperienza professionale del titolare,qualità delle risorse umane, immagine e rapporti con la clientela, etc.), aziendali (ubicazione della sede, caratteristiche dimensionali, gamma merceologica trattata, qualità dei rapporti con i fornitori, etc.), di mercato i piu’ attuali per il momento attuale (trend della spesa sanitaria, politiche di contenimento del governo, scenari di innovazione di canale e di prodotto nell’industria farmaceutica, scenari di mutamento della normativa di settore, delegificazione e federalismo, etc.). Ed infatti “i multipli sono diventati stimatori ‘distorti’ del valor e non piu’ accettabili dall’investitore acquirente. . Essi stimano, non misurano, il valore dell’impresa; ne sono cioè stimatori approssimativi, con qualche inevitabile distorsione.

Ciò è tanto più vero in quanto, nella prassi passata di “moltiplicatori”, si prescindeva completamente dalla redditività dell’azienda, avendo invece riguardo esclusivamente al fatturato ora invece e’ opportuno stimare che tutti i moltiplicatori riferiti a variabili diverse dal risultato economico non godono delle due caratteristiche del multiplo ideale: la stabilità nel tempo e l’irrilevanza della crescita.

Dovrei valutare quindi un’azienda farmacia come si valuta una qualsiasi attivita’ commerciale.

Esempio Farmacia Rossi – Farmacia ben disposta e senza debiti.

Ricavi:

1.000.000
750.000 Acquisti di merci al netto dello sconto mutualistico (incidenza 4% sul fatturato)
————-
250.000 M.O.L
64.000 Personale (2)
22.000 Locazione
28.000 Spese per servizi e utenze
14.000 Oneri diversi (trattenute, imposte indirette)

————
122.000,00 Utile ante imposte
45.500,00 Irpef
4.800,00 Irap

—————–

71.700,00 pari al 7,17% dei ricavi. (Uso una azienda dalla elevata redditività)

La metodologia applicabile al tipo di azienda è quella della rendita x 18 anni. Si opera infatti in un mercato che , ad eccezione di alcuni prodotti parafarmaceutici e ad una apertura negli ultimi anni verso la grande distribuzione, è caratterizzato da contingentamento per quanto riguarda la possibilità di apertura di nuovi esercizi.
Valore economico dell’azienda = reddito medio normale atteso/tasso di capitalizzazione o attualizzazione .
Può essere utilmente ricostruito sommando ad un tasso di pura remunerazione finanziaria un tasso che tenga conto del mercato in cui opera l’azienda e che quindi remuneri il rendimento dell’investimento nell’azienda. (4,374)
In base quindi alle risultanze di cui sopra e applicando la formula come sotto individuata si ha un valore attribuibile pari a:

V = R*(1+i)n – 1/ i*(1*i)n =

(1+0,04374)18 -1
________________
0,04374*(1+0,04374)18

71700,00* 1,161

€. 924.930,00 valore lordo

0,09

Imposte di cessione

397.000,00

—————————–
Netto rimanente
527.930,00 pari al 53% del fatturato ( da qui si tolgano i debiti con banche, fornitori e si aggiunga l’ipotetico magazzino)

Prima della bufera valutando a 1,8 volte la cessione della farmacia poteva essere preventivata a 1.800.000,00 ( – 760.000, 00) di imposte 1.040.000 netti residui. E quella di cui parliamo e’ una farmacia con elevata redditività e senza grandi debiti, e l’acquirente sarebbe comunque disposto a pagare 924.000 euro con i tempi incerti, e le banche finanzierebbero?

Mala tempora currunt
Marino Mascheroni

 

1 COMMENT

  1. Bhe l’analisi e’ interessante non si dimentichi che poi come ha scritto il dottore ci sono debiti da pagare ecc e il farmacista va in pensione con 400 euro al mese.

  2. AVERCELA? L’ARTICOLO VA LETTO TUTTO ED E’ UNA COMPARAZIONE. MASCHERONI ESPLICITA CHE E’ UNA FARMACIA AD ALTO REDDITO COME CI SONO BAR AD ALTO REDDITO. MA SCRIVE ANCHE CHE BISOGNA TOGLIERE I DEBITI POI. IN CALABRIA L’ESPOSIZIONE CON LE BANCHE PER I RITARDI SU UNA FARMACIA COSI’ VA SUI 250.000 MILA EURO, I FORNITORI SONO ELEVATI, TFR E LE MUTUE DA INCASSARE MANCO 1/4 DI TUTTO, TOGLI 400.000 EURI DI DEBITI E SEI FORTUNATO SE TI RIMANE LA LIQUIDAZIONE DI UN OPERAIO E LA PENSIONE SOCIALE. MI SEMBRA CHE L’ARTICOLO DEBBA FAR RIFLETTERE A CHI VUOLE RADDOPPIARE LE FARMACIE PERCHE’ LA MAGGIOR PARTE DI ESSE FA META’ FATTURATO DI QUELLA DELL’ESEMPIO

  3. E’ un gran chiacchericcio, intando la farmacia muore, bisognerebbe che si facesse qualcosa di serio, perche’ se aspettiamo le nostre rappresentanze sindacali, sempre che esistano ancora, addio.
    L’articolo del Doct. Mascheroni e’ complicato ma evidenzia una cosa che abbiamo perso quasi tutto per l’insipienza di qualcuno e le parafarmacie che dovremmo coccolare (pensiero del dr. Mandelli) hanno già preparato i cannoni per spararci contro.
    I notabili della Farmacia a parte Novellino, Mascheroni, e (complimenti) questo sito sono scomparsi, bisognerebbe che ci si trovasse tutti insieme per fare un piano di azione, perche’ quando mancail pane (e inmolte farmacie la situazione e’ drammatica) allora le regole che abbiamo sempre rispettato, lepossiamo anche buttare al vento. Scioperi non fatti, e’ un continuo dire stiamo tranquilli (da federparafarma)e ogni giorno ci troviamo sempre peggio.
    E ci si muove insieme o faremo la fine dei piccoli negozi di paese che sono scomparsi dopo la GDO.
    Abbiamo bisogno di un supporto tecnico e di una strategia di azione.
    Svegliamociiii che e’ tardi.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here