Per consolarci di essere arrivati secondi ai campionati europei di calcio, ci piace ricordare che l’Italia è la prima nazione d’Europa nel consumo di antinfiammatori. Magra consolazione, ma ognuno ha quel che si merita. Nel 2011 la spesa complessiva inerente agli antifiammatori si aggira intorno ai 181 milioni di Euro, senza dimenticare che bisogna aggiungere a questa già mostruosa cifra le vendite di medicinali gastroprotettori, che spesso affiancano gli antinfiammatori in diverse terapie. Seppure siamo i terzi in Europa per prevalenza di dolore cronico non oncologico, dietro Norvegia e Polonia, siamo assolutamente primi nella classifica di prescrizione di Fans. La questione del dolore e dell’appropiatezza terapeutica è fonte di eterne discussioni che, passando dai doveri dei medici a quelli dei farmacisti, dalle norme sui farmaci alle statistiche dei consumi di fans, ci lasciano un quadro della situazione mai del tutto chiarito. Le parole del Presidente di Fofi, Andrea Mandelli, ci sembrano appropriate in questo caso: “Il farmacista ha il dovere professionale di dedicare al dolore la massima attenzione anche in fatto di aggiornamento, sia per consigliare al meglio il cittadino che presenti un problema affrontabile con gli strumenti dell’automedicazione, sia quando si tratta di cogliere i segni di un problema più grave e, quindi, indirizzare tempestivamente al medico la persona che ha davanti. Soltanto con queste sinergie sul territorio sarà possibile sviluppare tutte le potenzialità della legge 38”. Il dolore per patologie algiche è trattato spesso con sufficienza, ma sia i medici sia i farmacisti devono molto a queste patologie non gravi, che rappresentanto una grossa fetta del mercato. Putroppo nel nostro paese, siamo primi per gli antifiammatori, ma ultimi, o comunque tra gli ultimi, per l’utilizzo di oppioidi per la cura del dolore. Il grave è che questo ritardo imperdonabile, giocato sulla pelle di malati gravi, è dovuto solo a lungaggini burocratiche e politiche. Non dimentichiamolo mai.