Dopo “Vamos a la Playa” dei Righeira, dopo la Lambada dei Kaoma, dopo Asereje delle Las Ketchup, il tormentone estivo che affligge l’hannus horribilis dell’economia italiana è: la Spending Review. Non è un ballo seppure a volte sembri proprio un balletto, non è una canzone seppure spesso sembri spensierata come solo i tormentoni musicali estivi sanno essere. Le ultime notizie dal fronte Spending Review non lasciano presagire nulla di buono: ora, dopo diverse variazioni sul tema, ci si concentra sugli sconti. Per il 2012 infatti è previsto un aumento dello sconto obbligatorio che le farmacie e le aziende farmaceutiche dovranno praticare nei confronti del Servizio Sanitario Nazionale. Lo sconto passa, per le farmacie, da 1,82% a 3,85% ed è variabile, a partire dall’entrata in vigore del decreto, per il 2012, 2013, e 2014. Per le aziende farmaceutiche, invece, lo sconto passa da 1,83% a 6,5%, per il solo anno 2012, a partire dall’entrata in vigore del decreto. Per gli anni successivi la revisione della spesa viene operata tramite una ridefinizione delle regole che prevedono un tetto di spesa sia per la farmaceutica convenzionata territoriale che per la farmaceutica ospedaliera. Per la farmaceutica territoriale viene individuato un nuovo tetto di spesa pari all’11,5% (rispetto al precedente 13,3%). Per la farmaceutica ospedaliera il nuovo tetto è del 3,2% (rispetto al precedente 2,4%). Come avevamo già evidenziato, la spesa che si è dimostrata efficiente e che si è tenuta al di sotto del tetto di spesa massimo, viene ridotta, quasi a dire: “avete dimostrato di poter spendere meno, da ora dovrete spendere di meno”. Per la voce di spesa che ha sforato il tetto di spesa, si alza il tetto, quasi a dire: “Non ce la fate a ridurre le spese? Nessun problema, alziamo il limite”. Benissimo, ne prendiamo atto. Sulla questione sconti viene da domandarsi: come mai le farmacie dovranno aumentare lo sconto obbligatorio con la variabilità, fino al 2014, mentre l’aumento dello sconto per le industrie farmaceutiche è legato soltanto all’anno 2012? La risposta potrebbe essere più semplice di quel che si pensa: le industrie farmaceutiche hanno Farmindustria che le tutela, le farmacie hanno Federfarma. Ancora una volta, sembra davvero che la categoria “farmacisti” sia quella designata a ricevere le bastonate. Intanto Federfarma prepara un Sit-in di protesta il 10 Luglio a Roma, in piazza di Monte Citorio. Bellissima piazza non c’è che dire, il palazzo progettato da Bernini e l’obelisco di Psammetico II, sono un buon motivo per non perdersi il Sit-in, ma da voci di corridoio, sulla cui affidabilità non possiamo mettere la mano sul fuoco, prevedono una piazza semi vuota. Da quel che ci risulta, la manifestazione non sarà assolutamente appoggiata dalla “base”. Dopo la manifestazione ci sarà una Assemblea aperta a tutti i titolari di farmacia, in luogo ancora da definire. Non vogliamo dare lezioni a nessuno, ne tanto meno consigli, ma una domanda ci viene proprio dal cuore: se, ed è un se che può fare la differenza, la protesta si dimostrasse un flop, potrebbe la dottoressa Racca approfittare della Assemblea per dare le dimissioni?
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Signor Giannecchini, mi sembra di capire che non è farmacista, certamente un famigliare, mamma o papà, ma dire che la Spending rewieu la paga solo Federfarma non solo è falso ma offensivo per tutti quelli che lavorano davvero e pagano le tasse e figli non famacisti disoccupati. I titolari sono al secondo posto per ricchezza dopo i notai dalle denunce dei redditi, mi sembrerebbe più dignitoso stare zitti e pagare che è poi quello che da voi vogliono gli italiani, vi siete arricchiti negli anni, continuerete a farlo perchè sempre per ovvie ragioni il ministro della salute di turno avrà obblighi verso di voi, ma per favore STATE ZITTI e non bacateci il cervello con sconsiderate e offensive rivendicazioni di cui non avete nessun diritto, i soldi per il vostro servizio di distribuzione farmaci sono dei cittadini italiani che non mi pare si possano permettere di pagarvi più simili percentuali, se non vi sta bene recederete, ci sono altri pronti a farlo per meno.
Gentile Di Pietrantonio,
Lei ha ragione quando intuisce che non sono un farmacista, ma ha torto quando suppone che io abbia dei parenti nel ramo. Tra i miei parenti, ne prossimi ne lontani, nessun titolare di farmacia, farmacista di farmacia, di parafarmacia, di supermarket, ne di contrabbando. Nemmeno un iscritto a qualche sindacato inerente al mondo della farmacia. Non penso di essere nemmeno uno che scrive articoli a favore di Federfarma o dei farmacisti titolari o di altre categorie specifiche; in questo giornale, mai mi è stato chiesto di scrivere qualcosa di diverso da quel che penso, finora. Spero si vada avanti così. Ora venendo incontro alle sue riflessioni, credo che se i farmacisti denunciano un reddito secondo solo ai notai è perché lo denunciano. E in un paese come il nostro, denunciare il reddito è già da persone per bene. Non credo che i farmacisti titolari siano tra le categorie con i più alti tassi di evasione, ma se lei ha dati contrari la prego di sottopormeli: ne scriverò volentieri. Nessuno mi ha mai riportato di essere uscito dalla farmacia senza scontrino. Detto questo: i farmacisti non sono santi, ma non lo sono nemmeno io e, mi perdoni se mi arrogo il diritto di supporre qualcosa sul suo conto, nemmeno lei, credo. Nell’articolo mi chiedevo dove fossero finite tutte quelle liberalizzazioni che dovevano riguardare notai, avvocati, tassisti… Sono rimasti solo i farmacisti, in Italia? Sono questi l’unico nostro problema? Solo i farmacisti titolari? Scrivevo a proposito del fatto che sono state obbligate due categorie a fare sconti obbligatori: farmacisti e industrie farmaceutiche, la prima per tre anni, la seconda per uno. Disparità di trattamento. Solitamente fa sorgere delle domande. Ma se il problema sono i titolari di farmacia, è quasi un bene, è semplice da risolvere. Io credevo che in Italia il problema fosse legato al fatto che ogni categoria, dal politico al pensionato, dal banchiere al vigile urbano, tutti, ma proprio tutti, hanno i propri privilegi e li difendono alla morte. Anche la vecchina, che fa tenerezza, subaffitta un garage ad un immigrato, il tutto al nero ovviamente, senza nemmeno assicurarsi che ci siano condizioni igieniche dignitose nello stabile che affitta. Non parliamo dei notai che sono senza controlli, dei tassisti che cedono le auto ad altri guidatori senza licenza (spesso immigrati) e che fanno la cresta sul loro lavoro, degli avvocati che hanno sistemi di categoria piuttosto curiosi, dei giudici che non hanno responsabilità penali sul loro lavoro… Non è un modo per fare di tutta un’erba un fascio, e giungere alla conclusione di assolvere tutti perché è colpa del “sistema” o di qualche altra invenzione molto comoda. Ci sono anche cose divertenti: perché i giornalisti non pagano al cinema? Non è questione di categorie, a mio avviso, non è il farmacista titolare, seppure lucri con un evidente vantaggio e alcune concessioni discutibili, ad incarnare il problema, non è questione di Noi (buoni) contro Loro (cattivi), no non è così semplice: è qualcosa di più radicato, una maniera di pensare che è errata. Profondamente, radicalmente sbagliata. Capita che si graffi la propria auto facendo un parcheggio, ma non ci va di pagare seicento euro per un graffio, che si fa? Si va dal carrozziere gli si spiega il problema, questi si mette in contatto con un altro che ha lo stesso problema e si inscena un bell’incidente fasullo. Et voilà! Tanto le assicurazioni non sono mica Onlus. Se si conosce l’Assessore a qualcosa, perché non sfruttare la sua posizione per migliorarci la vita? E’ qui il problema, non nelle categorie. Non credo che lanciarsi contro una categoria in particolare risolvi qualche problema. Almeno che lei non abbia altre ragioni per dare addosso ai farmacisti titolari; ad esempio se magari lei, una volta affossati i farmacisti titolari, ne traesse giovamento economico, allora tutto quello che ho scritto sopra diverrebbe inutile e staremmo parlando di altro: staremmo parlando di difendere il “fortino” o meglio di espanderlo. Ma a quel punto non è molto onorevole fare gli interessi del proprio fortino usando frasi “toccanti”, o creando moti di ribellione alle caste, sarebbe più onesto cercare di espandere i propri “territori” a muso franco, sguardo alto, con la spada della concorrenza ben scintillante pronta a tagliare le vecchie erbacce che attanagliano il “territorio” che ci interessa. Non è sicuramente questo il suo caso, lei probabilmente è solo disgustata da tanta disonestà, falsità e mancanza di etica che ha riscontrato ANCHE nel mondo della farmacia. Come darle torto?
Cordialità
Giacomo Giannecchini