Ci manca moltissimo Rino Gaetano. Siamo certi che se fosse ancora tra i viventi, avrebbe rapidamente aggiunto “Spending Review” nell’elenco del testo di “Nun ta regghe più”. Non si parla d’altro. Gli anni duemila erano iniziati con il grande tormentone “alle soglie del duemila”, sono proseguiti con alcune fobie di massa, e tra mucche pazze, polli fuori di testa, mozzarelle blu, maiali febbricitanti, siamo arrivati alla crisi economica. La grande, terribile, crisi economica, che da due anni è l’unico argomento che riempie giornali, televisioni, discussioni… Ora, sempre con riferimento alla crisi è il momento della “Spending Review”. Nun ta regghe più. Proviamo ad allontanarci un poco dalla stretta attinenza al vertice di ogni discussione, e parliamo del cambio delle abitudini italiane in epoca di ristrettezze economiche. Gli italiani, noti al mondo intero per mangiare in maniera magnifica, a volte non sana, ma magnifica, noti per avere un rapporto con il farmaco molto attento e scrupoloso, stanno cambiando, e neppure tanto lentamente. Le materie prime, per gli ex sontuosi pasti italiani, vengono oramai acquistate sempre più spesso ai discount, e quasi abitualmente gli importanti pranzi di un tempo, forse anche troppo importanti a livello calorico, vengono convertiti in fast food tristi e non certamente sani. Si mangiano cibi di qualità peggiore, in maniera rapida, e non si utilizzano le regole che vorrebbero il rispetto di un’equilibrio alimentare decoroso. I consumi diminuiscono in moltissime voci della spesa quotidiana italiana, rimangono stabili le sigarette, e aumentano i farmaci nei cassetti degli italiani. La spesa sanitaria diminuisce, ma aumenta la vendita dei prodotti. L’effetto crisi economica, non ci sta migliorando moltissimo: abbiamo diminuito il consumo di carne, facciamo colazione a casa e non al bar, spendiamo meno in scarpe ed in elettrodomestici, beviamo meno aperitivi, mangiamo meno pesce e meno ortaggi, aumenta l’uso degli antidepressivi e aumentano le brutte abitudini alimentari. La crisi, nelle mie speranze, poteva avere un effetto “ortodossia”, se mi si passa il termine, per gli italiani: riportare le buone abitudini, ridurre gli sprechi, tornare ad una sana frugalità in tutti i campi e creare una nuova generazione più sensibile, attenta e responsabile. Preferiamo gli antidepressivi. Questione di scelte.
“Noi l’Italia la vediamo realisticamente qual è: non un vivaio di poeti, di santi e di navigatori, ma una mantenuta costosa e scostumata: ma è la sola che riesce a riscaldare il nostro letto e a farci sentire uomini, anche se cornuti”. Indro Montanelli