Ricatti, tirannie e giochi di ruolo

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“Se la situazione non cambierà ci saranno altre giornate di protesta da parte delle farmacie, fino alla disdetta della convenzione con il sistema sanitario nazionale. La conseguenza é che la gente potrà rimanere senza i farmaci necessari”. Parole che spezzano i timpani, che bruciano le retine. Annarosa Racca, presidente nazionale di Federfarma, durante l’assemblea non ha voluto lasciare dubbi. Il polso sembra fermo, la situazione in continua evoluzione. C’è chi parla di ricatto, a torto o a ragione, c’è chi parla di punti di rottura. MNLF parla addirittura di “terrorismo mediatico”. I detrattori della Racca sostengono che la presidente di Federfarma utilizzi i ventimila potenziali licenziamenti come un piede di porco per sfondare la porta del dialogo con le istituzioni, cercando di rinforzare la posizione dei farmacisti titolari e puntellando così la propria posizione da presidente di Federfarma. Racca probabilmente si è trovata a dover scegliere forzatamente la strada “dura”,  per molte ragioni:  in passato, scegliendo la linea poco vigorosa e un po’ melliflua ha ricevuto molte critiche dalla propria base, feroci critiche; inoltre, la presidente di Federfarma ha visto tutte le proposte da lei avanzate miseramente respinte dalle istituzioni. Unica strada percorribile o errore che deriva da errori precedenti? La presidenza della Racca, per chi ne segue con costanza le dichiarazioni e le azioni, sembra dividersi in due tronconi: il primo, molto fiacco e sottomesso, che si è contraddistinto in maniera particolare per aver  fondamentalmente retto il moccolo al decreto liberalizzazioni (ovviamente secondo i critici dell’operato del sindacato), il secondo troncone invece, cominciato immediatamente dopo l’entrata in vigore del decreto, si caratterizza per un nuovo piglio da sindacalista un po’ estremista. Quando poco, quando troppo. Sono i critici ad essere incontentabili o è davvero avvenuto qualcosa durante l’approvazione del decreto che ha trasformato completamente il punto di vista di Federfarma? Sembra che i rapporti tra Federfarma e il Ministero, ed in generale con le istituzioni, si siano improvvisamente inaspriti. Possibile? La pressione su Federfarma da fine anno 2011 ad oggi è sempre stata molto forte, e la “Spending Review”, con gli ultimi tagli, con l’abbassamento del tetto di spesa farmaceutica e con l’aumento dello sconto obbligatorio, sembrano davvero le famose goccie che fanno traboccare il vaso. Sta di fatto che questa non è una semplice trattativa tra Governo e Federfarma, di mezzo c’è tutto il ramo sanità e il piglio della dottoressa Racca da fastidio a molti, ad esempio Fabio Romiti presidente di MNLF conclude il suo comunicato stampa con una frase molto chiara: “I dipendenti delle farmacie non sono “ostaggio” di nessuno, nemmeno dei titolari di farmacia”. In realtà, crediamo che Federfarma stia facendo il suo lavoro da sindacato, ed è un sindacato molto potente da circa 26 milioni di Euro all’anno. Un potere economico del genere stabilisce delle proporzioni, nel settore farmacia, assolutamente a favore di chi ne ha il controllo, ed ecco che Federfarma, a volte, si trova nella posizione di rilasciare dichiarazioni “forti”, che a volte vengono giudicate come veri “ricatti”. Una Fofi debole e una Federfarma troppo forte? I titolari di farmacia tiranneggiano tutto il settore?

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