AssoGenerici dopo essere stata sulla ribalta per lo scontro con i medici italiani, torna agli onori delle cronache per un esame della situazione attuale del mercato del farmaco, esposta dal presidente di AssoGenerici Giorgio Foresti. Il presidente non usa frasi ad effetto, ma la sua analisi è lucida e ferma: “La situazione attuale è tale da non permettere più la difesa a oltranza di assetti superati, il vittimismo da cui spesso è accompagnata, e il ricorso a soluzioni di corto respiro: anche per quanto riguarda il comparto del farmaco”. Quella di Foresti sembra una presa di coscienza più che una dichiarazione ai media. Lo sguardo al futuro è spesso mancato in questi due anni tanto tribolati. L’aspetto che il presidente di AssoGenerici definisce “vittimismo”, nelle nostre cronache, già tempo addietro, lo avevamo considerato come un atteggiamento da luddisti. Il luddismo è stato un movimento di ribellione all’introduzione delle macchine nel processo produttivo e prende il nome da Ludd, che per protesta spezzò un telaio. Rompere i telai, andare contro al futuro, remare in direzione contraria rispetto allo sviluppo, questo intendiamo quando definiamo come luddista la posizione presa da molti rispetto alla riforma del settore sanità. “Ciò che occorre oggi non è un tavolo, ma due. Il primo con Ministero della Salute, Regioni e comparto del farmaco, dall’industria del brand alle farmacie, nel quale si indichi il livello di spesa che il Servizio sanitario nazionale può mantenere per il prossimo quinquennio e il comparto risponda con una sua proposta. L’altro in cui i ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico dicano chiaramente se ritengono strategico per l’Italia il mantenimento di questo settore e, se sì, che cosa intendono fare per svilupparlo. Quello che non è più sostenibile è mischiare le carte: far ricadere sul Servizio sanitario le politiche di sostegno, peraltro sempre precarie”. Tra tanta confusione che si è generata negli ultimi mesi in tutto il settore Sanità, leggere le parole di Foresti riporta un po’ di ordine, di razionalità, si sia o no d’accordo con il presidente di Assogenerici: “Non è più possibile considerare l’assistenza farmaceutica come un Lea complessivo. Si definisca quali farmaci devono essere rimborsati e quali vanno affidati alla spesa privata. In alcuni paesi europei, per esempio, si sta pensando di non rimborsare più quei farmaci di prezzo inferiore a un certo importo, non perché siano meno importanti ma perché il loro impatto sul Servizio sanitario è enorme mentre per il singolo oggi esistono le condizioni per poter affrontare anche una terapia cronica, come quella contro l’ipercolesterolemia, a un prezzo inferiore a quello del caffè mattutino. Sottraendo questi medicinali alla logica del rimborso, la concorrenza tra brand e generici potrebbe svilupparsi appieno, e il cittadino potrà scegliere liberamente in base a possibilità e preferenze. Certo, peraltro, di acquistare in ogni caso medicinali, sicuri, efficaci e di qualità. È evidente che per le fasce di popolazione economicamente svantaggiate si possono prevedere esenzioni ma si tenga presente che con l’aumento dei ticket si rischia di far spendere al cittadino più di quanto farebbe semplicemente acquistando il medicinale direttamente. Se già oggi un numero sempre maggiore di italiani acquista di tasca propria anche i farmaci rimborsati una ragione c’è. Solo così si potranno liberare risorse per i medicinali innovativi, cui oggi gli italiani accedono in ritardo e con una serie di limitazioni”. E’ un analisi di ampio respiro quella di Foresti, che guarda avanti e non si limita ad analizzare il terreno appena aldilà del proprio
naso. Perla rara in questo periodo dove ognuno cerca di ottenere qualcosa in più, di contenere, di assicurare alla propria categoria un servizio, un’esclusiva o un Euro in più. Ho criticato duramente Foresti per la sua bega con i medici generici in cui, utilizzando toni da lite condominiale, si distingueva per ferocia e cieco spirito di categoria; ora ne sottolineo la lucidità d’analisi, in mezzo ad un bailamme generale degno di un mercato rionale. Si dia a Foresti quel che è di Foresti.
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