Le multinazionali americane preoccupate per la Spending Review italiana

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La revisione della spesa non preoccupa solo i farmacisti titolari italiani, considerati da molti come una casta chiusa, non solo i dipendenti preoccupati di perdere il posto di lavoro, ma anche le multinazionali americane che operano in Italia cominciano a tremare. Le parole di Pierluigi Antonelli, numero uno italiano della Msd, nonché presidente dell’IAPG, l’associazione che rappresenta le 16 multinazionali attualmente presenti in Italia, non lasciano dubbi: “Esprimo viva preoccupazione per il Decreto Legge sulla Spending Review: al nostro settore industriale, già fortemente colpito dalle precedenti misure di contenimento della spesa, viene richiesto un ulteriore contributo di 1,8 miliardi di Euro in poco più di due anni, su un totale di 4,7 miliardi di impatto sulla Sanità. Un contributo sproporzionato che rappresenta il 40% contro il 15% dell’effettivo peso sulla Sanità”. Non stiamo parlando di piccole realtà, le multinazionali americane associate nella IAPG rappresentano oltre 5 miliardi di euro e fanno registrare un volume di esportazioni pari ad 1,3 miliardi. Le preoccupazioni sono dunque legittime e le critiche ben strutturate: “Sono consapevole, come cittadino italiano e Presidente di un’Azienda che dà lavoro ad oltre 1.700 connazionali, che il Decreto Legge sulla Spending Review riflette la crisi economico-finanziaria del nostro Paese. Ma sono altrettanto convinto che le misure individuate penalizzeranno ancora una volta, in modo sproporzionato e non lineare, un settore strategico in grado di generare Valore per il Sistema-Paese e andranno ulteriormente a deteriorare il livello di attrattività dell’Italia nel contesto globale, con un prevedibile, forte impatto occupazionale. Le misure previste dal decreto colpiscono un settore già in forte sofferenza. In questi ultimi cinque anni le aziende farmaceutiche hanno contribuito alle esigenze di finanza pubblica con un’ingente porzione di risorse, oltre 11 miliardi di Euro. I livelli dei prezzi dei farmaci tra i più bassi in Europa, le varie tipologie di limitazioni all’accesso, la dilatazione smisurata dei tempi di approvazione dei nuovi farmaci, la scadenza dei brevetti, il ritardo nei pagamenti da parte delle Regioni sino ad oltre 700 giorni, sono solo alcuni dei fattori che compongono un quadro complesso che non favorisce la crescita e la competitività del settore”. Sono sempre le parole di Antonelli che nella sua analisi sottolinea la sproporzione che si nota nella farmaceutica, che assorbe il 40% dei tagli. Tagliare si, è doveroso. Come in botanica, qualche taglio ben studiato, ai rami giusti, migliora la produzione, ma molti hanno l’impressione che, questa serie di decreti, siano in realtà un omicidio su commissione più che un progetto per eliminare gli sprechi.

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