In un comunicato stampa diffuso da Federconsumatori si legge che “una recente indagine sulla conoscenza dei farmaci equivalenti/generici ha mostrato con dati inconfutabili che il cittadino non è adeguatamente informato dal medico o dal farmacista della presenza di medicinali equivalenti che possono essere acquistati in sostituzione di un farmaco di marca a costi nettamente inferiori.
La carenza di informazione non ha permesso finora al cittadino di scegliere di acquistare a minor prezzo e a parità di qualità terapeutica. In questo ambito è in atto quella che si può considerare una vera e propria “coalizione della disinformazione”, che difende interessi corporativi, facendo pagare ai cittadini le terapie e, in aggiunta, anche i costi di marketing e pubblicità che non hanno nulla a che vedere con la salute.
Basti pensare che in Italia solo il 16-18% della popolazione ricorre ai farmaci equivalenti, mentre la media europea si attesta su una percentuale attorno al 40-50%.
Il maggior utilizzo di questi farmaci potrebbe permettere, al sistema sanitario italiano, di risparmiare ogni anno tra i 600 e i 700 milioni di Euro. Ben venga, quindi, la norma introdotta dal Governo, che impone non il nome del farmaco bensì il principio attivo che ha identico effetto terapeutico”.
Peccato che ieri abbiano detto ai tg che la norma introdotta dal governo è improvvisamente scomparsa… Chissà perchè! W L’ITALIA
La disinformazione regna sovrana. Per il SSN, e quindi lo Stato, non ci sarebbe nessun risparmio se tutti quanti prendessimo i generici in quanto la differenza tra farmaco griffato e non è a carico del cittadino. Chi risparmierebbe è il cittadino non il SSN! Non diamo informazioni errate!
il vantaggio per il SSN è che se aumenta l’uso dei generici più facilmente si innesca una guerra al ribasso tra i produttori.
Il valore medio dei farmaci di classe A pare sia intorno ai 2,50 euro a pezzo. Già così le farmacie faticano a starci dentro, chiedere loro di spendere tempo per arrivare ad un abbassamento di questa cifra mi pare da fuori di testa. Cambiamo la remunerazione e poi ne riparliamo. Per ora, a chi me lo chiede, io mi limito a rispondere che dovrebbero essere uguali e, sempre a chi me lo chiede, dico sinceramente cosa userei io.
Francamente l’indagine con i dati inconfutabili mi lascia dubbioso. Chi hanno intervistato? Le farmacie? I medici? I pazienti? In quali regioni? In città e/o in zone rurali? Con che criterio hanno stabilito che sono i primi a non informare piuttosto che i secondi a non capire bene? Come fanno a dire che c’è una coalizione della disinformazione?
Cosa fa piuttosto il SSN per diffondere i generici? Ha provato a chiederselo Federconsumatori?