Il piano per un «welfare integrativo»
«Capiterà sempre più spesso che in alcune aree di intervento il pubblico sia costretto a ritirarsi e che questa ritirata coincida con la scomparsa del servizio. A quel punto interviene la cooperazione, non certo per fini politici ma per garantire innanzitutto la tenuta sociale». Paolo Cattabiani è il presidente di Legacoop Emilia Romagna e come ha anticipato all’ Unità sta studiando attivamente nuove forme di impegno delle cooperative. Due, in particolare, sono i progetti ai quali Legacoop sta dedicando grande attenzione: a) «una grande mutua dei cittadini» integrativa del Servizio sanitario nazionale e capace di offrire prodotti a prezzi calmierati; b) cooperative di utenti che rilevino il servizio nei paesi di montagna dove le Poste chiudono. Spiega Cattabiani: «Noi ci siamo sempre posti l’obiettivo di organizzare l’offerta, ora pensiamo che siamo giunto il tempo di occuparci anche della domanda sociale e la crisi dello Stato ci spinge a farlo con una certa velocità».
Cominciamo dalla mutua che è sicuramente il progetto che farà più discutere. Le riflessioni delle Coop sono nel solco di quello che viene chiamato il «secondo welfare», in sostanza di fronte alla crisi dello Stato sociale i corpi intermedi si organizzano e mettono in campo soluzioni capaci di surrogare/integrare l’intervento pubblico. Cattabiani pensa a una mutua alla quale possano aderire tutti i cittadini (e non solo i soci Coop) pagando l’iscrizione a un prezzo piuttosto favorevole e dunque alla portata di un pensionato e di un precario (si può ipotizzare qualche decina di euro). La mutua successivamente offre una serie di prodotti sanitari specialistici – e quindi non in concorrenza con il Ssn – a prezzi competitivi e potrà farlo grazie a economie di scala. Insomma, più cittadini aderiranno alla nuova mutua più i servizi potranno essere a buon mercato. Il potenziale in casa Coop c’è: anche solo sperimentalmente si può partire dallo zoccolo rappresentato dai 2,5 milioni di iscritti emiliano-romagnoli (in Italia complessivamente sono 7 milioni), ci si può appoggiare ai punti vendita della grande distribuzione di Coop Italia e infine si può fare affidamento sul know how messo a punto da Unisalute, una società dell’Unipol che già fornisce pacchetti di welfare aziendale sul mercato (un cliente è la multinazionale Luxottica). Aggiunge Cattabiani: «Nei discorsi che andiamo facendo c’è l’idea di partire dalla nostra filiera e dalla mia regione, poi se saremo bravi potremo espandere il tutto sul territorio nazionale». Tra i servizi che sicuramente saranno presi in esame spiccano le cure e la prevenzione odontoiatrica, ma non solo.
Le Coop in Emilia e Romagna hanno già sette piccole mutue che a breve dovrebbero esser razionalizzate per costituire il primo gradino della nuova iniziativa. Il progetto delle «grande mutua» ha un orizzonte temporale tra i 2 e i 4 anni ma i primi passi vanno fatti subito. L’intento è anche quello di offrire qualità, «non pensiamo certo di organizzare un ghetto sanitario, i prezzi saranno bassi per la forza dell’organizzazione industriale e non perché saranno mediocri». Accanto a prodotti più standardizzati ci saranno anche soluzioni più personalizzate e ovviamente l’utente pagherà in ragione dei servizi di cui usufruirà effettivamente. Dal punto di vista del conto economico Cattabiani pensa che una mutua possa chiudere in pareggio anche con soli 40 mila utenti, di conseguenza con i numeri che può garantire il sistema Coop non ci dovrebbero essere problemi di sorta. «D’altro canto chi meglio di noi, con la nostra cultura solidaristica e mutualistica, può caricarsi il compito di surrogare lo Stato in bolletta?».
Per quanto riguarda il servizio postale si pensa, invece, a creare nei paesi tagliati dalla riorganizzazione del servizio alcune cooperative di comunità, che evidentemente non sono orientate al profitto ma con una buona dose di lavoro volontario suppliscono alla ritirata dello Stato. In questo caso sarà necessario stipulare una convenzione con le Poste e poi la distribuzione verrebbe curata a livello locale. Le idee ci sono e non resta che metterle in pratica, sostiene Cattabiani.
semplicemente ridicoli,la coop può vantarsi di spirito caritatevole quanto vuole ma a fine anno fiscale deve fare profitto..10 euro a “mutuato”? certo se si iscrivono solo ventenni senza patologie può sperare di non andare in rosso..ma se già gli capita un 5% di diabetici è fuori budget.
lo scopo della caritatevole coop è quello di immettersi nel “mercato” sanitario..lo fa attraverso questo genere di campagne al limite della credibilità e lo fa foraggiando le campagne elettorali di personaggi politici che come arrivano a contare qualcosa sventolano idee liberalizzatrici in ambito farmaceutico… come se il problema dell’italia fosse il costo delle benzodiazepine(che tra l’altro fino a qualche mese fa avevano il prezzo bloccato per legge e quindi non scontabile da parte del farmacista).
Vi invito a leggere ed a Chiarficazione Dell”umanità Coop”
Quanto ha pubblicamente scritto Ivan Cavicchi
Al Presidente Monti. Non mi risulta che Cavi chi difenda
Farmacisti e Farmacie, ma quale esperto di mercato
è competente per comprendere la deriva in sanità
Del Governo dei Tecnici
Con stima
07 AGO – Alla manifestazione nazionale indetta il 27 ottobre dall’intersindacale medica io ci sarò. Secondo me a questo importante appuntamento, drammaticamente e incomprensibilmente unico nel panorama delle iniziative politiche e sindacali, non dovrebbero mancare tutti coloro che hanno a cuore l’art 32 della Costituzione e i valori della sanità pubblica.
Meno che mai dovrebbero mancare coloro che credono alla sacralità dei valori della vita, all’inviolabilità dei valori della persona, e quelli che teorizzano l’ umanizzazione, la centralità del malato. In piazza dovrebbero stare anche le grandi categorie come quella degli infermieri e delle altre figure sanitarie che, mentre nei palazzi continuano ad accordarsi su nuove e vecchie competenze professionali, incomprensibilmente tacciono sulla tragedia che incombe sul nostro sistema sanitario pubblico.
Credo che se il nemico fosse alle porte, come i cretesi famosi per la loro litigiosità, tutti gli operatori della sanità dovrebbero accantonare le ordinarie rivalità e fare sin-cretismo. Credo anche che i cittadini, le loro organizzazioni, le loro diverse rappresentanze, dai pensionati (i più veri rappresentanti della domanda) alle associazioni degli ammalati, dovrebbero anche loro e con sollecitudine scendere in piazza.
In teoria l’idea non sarebbe malvagia ma con un eventuale governo Bersani la mutua Legacoop si occuperebbe di ciò che lo Stato non riesce a fare o lo Stato si ritirerebbe dai settori che interessano Legacoop?
Visto il suo comportamento nel settore della distribuzione dei farmaci temo più probabile la seconda ipotesi.
Ho finito di leggere in questo momento l’intervista fatta al dott.Melillo sulla nuova ricetta.
Pensavo di piangere,ma mi sono messa a ridere,perchè dopo l’articolo di Cattabiani,letto questa mattina pensavo di averle
sentite davvero tutte.
Melillo si è superato,penso che più ridicoli di così è impossibile.
Legacoop vorrebbe creare ospedali con annesse farmacie e girare
non so su quante ruote per le strade italiane, Melillo che la chimica farmaceutica e la tecnologia farmaceutica non sa neanche cos’è, dice che i medici sono
più bravi di noi farmacisti a decidere se un eccipiente è migliore di un altro e quindi quale marca di generico scegliere.
Comincio a chiedermi se nella sonda che è atterrata su Marte non
ci siano anche dei clandestini italiani.
Se avete un Santo alla quale votarvi,è venuto il momento!!!!!!