Nel decreto Balduzzi è prevista, secondo una direttiva CE, una semplificazione delle procedure di registrazione dei prodotti omeopatici. Mentre i farmaci tradizionali devono superare una lunga serie di test clinici, le sostanze omeopatiche continueranno a non essere sottoposte a sperimentazione. Per la loro autorizzazione al commercio sarà sufficiente una semplice immatricolazione. In un prodotto omeopatico però non esiste traccia della sostanza d’origine, in quanto ripetutamente diluita in acqua, fino a scomparire: secondo gli omeopati l’acqua, grazie alla sua fantomatica memoria, avrebbe la capacità di ricordare le molecole con cui è entrata in contatto, ma è un principio privo di fondamento. A parte l’effetto placebo, che vale per qualsiasi altro preparato, centinaia di esperimenti e studi non sono mai riusciti a dimostrare che l’omeopatia funzioni. Perfino lo statunitense “National Center for Complementary and Alternative Medicine”, dopo aver speso milioni di dollari in approfondimenti e ricerche, è arrivato alla conclusione che “esistono scarse evidenze che l’omeopatia abbia una qualche efficacia”. Se è vero, dunque, che i prodotti omeopatici non provocano effetti tossici, per lo stesso motivo per cui non hanno effetti terapeutici, un prodotto omeopatico può comunque essere pericoloso, soprattutto se assunto in sostituzione di farmaci tradizionali per patologie serie. A questo punto anche la distinzione tra medicina tradizionale e complementare è ingannevole, perché la medicina è una, ed è basata sull’evidenza. E’ fondamentale quindi che nella futura stesura del decreto Balduzzi, risulti obbligatorio che nelle confezioni delle sostanze omeopatiche siano riportate, in forma comprensibile per il consumatore: l’indicazione delle ripetute diluizioni, la distinzione tra omeopatia e medicina naturale, l’inesistenza di sperimentazione. In Italia 6 consumatori su 10, almeno una volta all’anno, si affidano ai rimedi omeopatici per curare piccoli disturbi; solo il 2,5% ne fa un uso regolare, oltre l’80% però non sa cosa sta acquistando o pensa che si tratti di fitoterapia.
Prof. Giovanni Panunzio